di Antonio V. Gelormini
L’intervista al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in occasione del 1 Maggio al tempo del Coronavirus
Presidente Emiliano, che senso il 1 Maggio in un periodo come questo, quando il lavoro è diventato ancor più evanescente, con prospettive da Apocalisse e strumenti di lotta spesso inadeguati?
Il primo maggio, festa dei lavoratori, ogni anno porta con sé momenti di riflessione sulla condizione del lavoro in Italia. Diritti, precarietà, investimenti, politica industriale, sarebbero tanti gli spunti di riflessione e ciascuno meriterebbe un approfondimento a parte.
Voglio però cominciare con una piccola precisazione, per me non di poco conto: davanti ad una consuetudine sbagliata, che negli ultimi anni ha connotato questa data come “festa del lavoro”, penso che sarebbe auspicabile ritornare a definire il Primo Maggio come fu in origine, ossia la Festa dei lavoratori.
L’importanza del segno e un tentativo di far percepire una presenza?
Non è una questione semantica, ma è questione di visione politica: mettere al centro non tanto il lavoro, che di per sé è un concetto piuttosto astratto, ma i lavoratori, la gente in carne ed ossa che campa la vita davanti a escandescenze di fabbrica, che è costretta a impieghi saltuari o sottopagati, che è appesa ad un contratto a progetto, che il lavoro lo ha perso, che studia o fa ricerca, che si prodiga nei servizi e nelle cure.
La vita viva, insomma.
Il Paese è provato, anche se sta dando prova di tenuta. Cosa ci aspetta dopo il 1 Maggio?
In un contesto drammatico amplificato da questa crisi sanitaria, bisognerà ricostruire il Paese a partire dal lavoro: rimettere al centro il lavoro e le persone che lavorano, garantendo diritti, combattendo la precarietà, innescando nuovi investimenti e costruendo una politica industriale che includa il diritto alla salute e la salvaguardia dell’ambiente. Noi stiamo facendo la nostra parte.
Da più parti si ripete che ne usciremo profondamente cambiati. Lo pensa anche lei?
Il lavoro cambia, lo sappiamo. La produzione, il welfare, i servizi sono attraversati da profonde innovazioni, ma la dignità e la libertà delle persone – assicurate da una buona occupazione – restano i capisaldi insostituibili della nostra civiltà. L’orizzonte, allora, deve essere per noi tutti un lavoro di qualità, tecnologicamente evoluto, capace di offrire ricadute di benessere nella vita delle persone.
Il 1 maggio 2020 sarà orfano del Concertone, ma i lavoratori dello spettacolo non hanno voluto far mancare la loro voce, e in Puglia – coordinandosi con Regione ed Assessorati – hanno dato vita a #1MAGGIODI SPETTACOLO: dal palcoscenico ripreso al palcoscenico partecipato?
Tra i lavoratori e le lavoratrici che in questo tempo di emergenza stanno affrontando mille difficoltà, quelli dello spettacolo – più di altri – vivono del rapporto con le persone, con il pubblico e soffrono in modo particolare questa condizione di distanziamento sociale.
A loro dobbiamo momenti stupendi, di commozione, ispirazione ed empatia collettiva. Ci donano riflessioni, allegria, commozione. Noi oggi con loro desideriamo restituire quella energia creativa al grande pubblico, in una forma nuova. Ripartendo proprio dal loro lavoro.
Saranno davvero in molti gli ospiti #iorestoacasa a ricordare l’importanza di questa giornata, ma anche a far sentire loro la vicinanza a chi si trova ad affrontare la grave crisi del settore, con danni economici dovuti a teatri chiusi; tournée, festival, laboratori sospesi; slittamento dell’attività produttiva: in un comparto che – come alcuni altri – rischia il collasso.
Festa dei lavoratori, quindi, ma la realtà – non solo percepita – resta piena di problemi e l’orizzonte, da lei citato, sempre più nebuloso
Non dimentichiamolo, senza lavoro rimane incompiuto il diritto stesso di cittadinanza. Tutti dobbiamo sentire il compito di fare di più. Abbiamo messo in campo tante risorse regionali e altre ne avremo a disposizione, nazionali e comunitarie, per avviare una nuova stagione di crescita.
Questo periodo drammatico che stiamo vivendo, a causa del Covid-19 e che gradualmente ci lasceremo alle spalle, sarà per noi una nuova occasione e una nuova sfida. Occasione di riflessione e impegno per costruire il domani. Ce la faremo, ma per farcela ci sarà più che mai bisogno dell’unità d’intenti. L’abbraccio metaforico, così, produrrà effetti virtuosi già prima dell’auspicato ritorno alla sua pratica quotidiana,