DI Ilenia di Summa
Fanno bene, su questo non vi sono dubbi, visto che anche la scienza ne conferma gli effetti benefici. Parliamo degli abbracci, gesti semplici e spontanei, il cui potere agisce su più fronti: un abbraccio è in grado di rafforzare il sistema immunitario, riducendo il rischio di infezioni; di allentare stati d’ansia e di paura; di ridurre lo stress, grazie all’aumento dei livelli di ossitocina, alla quale si associano sensazioni di benessere; regola, infine, la pressione sanguigna e rallenta i battiti del cuore.
Ad affermare l’importanza dell’abbraccio ci sono diversi studi, fra cui quello condotto dalla School of Medicine UCLA, una tra le più accreditate scuole di medicina della California, che riscontra nell’abbraccio gratificanti stimoli emotivi; a conclusioni analoghe sono giunti i ricercatori dell’Università di Amsterdam, i quali individuano nella “hug therapy” un’arma efficace contro ansia e stress, in grado di migliorare lo stato di salute mentale.
Un gruppo di ricercatori della Carnegie Mellon University ha effettuato una sperimentazione su un campione di 400 adulti, i quali sono stati invitati ad abbracciarsi giornalmente per due settimane. Pur essendo esposti a un virus respiratorio, le persone che ricevevano più abbracci hanno evidenziato un minore rischio di infezione.
Alla luce di tutto ciò, non sorprende che sia stata istituita la “Giornata Mondiale dell’abbraccio”, che si celebra il 21 gennaio, quasi come risposta positiva al cosiddetto “Blue Monday” il giorno più triste, individuato nel terzo lunedì del primo mese dell’anno. Si deve al reverendo Kevin Zaborny, del Michigan, l’intuizione di alleviare lo stato di tristezza che spesso assale dopo le festività natalizie, in un contesto di giornate fredde e instabili, con l’invito a offrire un reciproco conforto grazie al gesto di abbracciarsi. Era il 1986 e da allora la National Hugging Day ha varcato i confini americani e si è diffusa in tutto il mondo.
In occasione della “Giornata Mondiale dell’abbraccio 2024”, Emi Bondi, presidente della Società Italiana di Psichiatria e direttore del dipartimento di salute mentale dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, in un’intervista rilasciata a “Caffè &Psichiatria” ha affermato: “L’abbraccio sottintende due cose: la prima è il contatto fisico, l’altro aspetto è quello dell’accoglimento dell’altro. Abbracciarsi significa avere la sicurezza che qualcuno si prende cura di te. Si abbraccia per consolare e per calmare, per esprimere la gioia di vedersi e quando ci si congeda da una persona l’abbraccio significa, come lo è anche quello della mamma, vai e cammina nel mondo, sapendo che ci sono. Questo è rassicurante”.
“Non si deve trascurare la fisicità dei rapporti, – continua Bondi, – un abbraccio vale quanto le parole. Fa parte del linguaggio del corpo ed è altrettanto importante di quello verbale”.
E allora, fatto salvo il rispetto per gli spazi personali altrui, cingere le braccia attorno a familiari e amici è un gesto semplice, che apporta numerosi vantaggi sul piano fisico e su quello psichico, in quanto esprime affetto e non costa alcunché, nemmeno la fatica di trovare le parole giuste.