DI Ilenia di Summa
L’agenzia spaziale americana, ha comunicato, in data 23 marzo 2022, di aver certificato l’esistenza dell’esopianeta numero 5000 presente nell’Universo.
Si tratta di Ross 508 b, un pianeta grande circa quattro volte la Terra. Prende il nome dalla stella nana rossa Ross 508, più piccola rispetto al Sole, intorno alla quale l’esopianeta orbita in poco più di 10 giorni. La scoperta del nuovo esopianeta assume un’importanza ancora più marcata se si pensa che l’identificazione dei primi pianeti esterni al Sistema Solare risale agli anni ’90, quando furono scoperti 3 pianeti attorno a una stella di neutroni, da quel momento, in circa 30 anni, ne sono stati archiviati ben 5mila e, secondo Jessie Christiansen, scienziata responsabile per l’archivio e la ricerca degli esopianeti con la Nasa per il Science Institute del Caltech in Pasadena, California- “Non è solo un numero, ognuno di questi è un nuovo mondo, un nuovo pianeta. Sono entusiasta di ognuno di essi perché non ne sappiamo nulla”.
In questo sorprendente numero di esopianeti sono presenti corpi celesti con caratteristiche molto differenti tra loro, per dimensioni, forma e composizione. Gli scienziati ne hanno individuati di rocciosi e piuttosto piccoli, come la Terra (4%); di rocciosi e molto grandi, le cosiddette “ super Terre” (30%); di gassosi e giganteschi, come Giove (30%); di piccolissimi, come Nettuno (35%). Inoltre, ci sono anche esopianeti che orbitano attorno a due stelle, oppure ai resti collassati di stelle morte.
La domanda che gente comune e scienziati si pongono è sempre la stessa: “Siamo soli nell’Universo o ci sono altre forme di vita?” Alexander Wolszczan, astronomo polacco e scopritore dei primi esopianeti, ha dichiarato: “A mio parere, è inevitabile che troveremo prima o poi vita da qualche parte, più probabilmente di tipo primitivo. La stretta connessione tra la chimica della vita sulla Terra e quella che si trova in tutto l’universo, così come il rilevamento diffuso di molecole organiche, suggerisce che è solo questione di tempo”.
Grazie ai più recenti telescopi spaziali, si apre una nuova era nella scoperta degli esopianeti: Tess, della Nasa, Hubble di Nasa e Esa (Agenzia Spaziale Europea), Cheops dell’Esa saranno presto affiancati da dispositivi ancora più potenti, frutto della collaborazione internazionale delle Agenzie Spaziali. Nel 2027 è prevista la messa in orbita del telescopio Nancy Grace Roman della Nasa, che sostituirà Hubble, mentre nel 2029 dovrebbe partire l’ambiziosa missione Ariel dell’Esa, il cui obiettivo è studiare l’atmosfera dei mondi alieni.
“Gli esopianeti – spiega Rita Sambruna, Deputy Director della Divisione di Astrofisica del Goddard Space Flight Center– sono un territorio caldo di ricerca in astrofisica. E il Sacro Graal di questa mappatura è trovare un pianeta simile alla Terra e potenzialmente abitabile da vita umana come la nostra, a base di carbone e acqua”.