DI Ilenia di Summa
La natura lo ha dotato di pinne coloratissime, di una livrea bianca striata di rosso e di piccole escrescenze, vagamente somiglianti a due corni, sopra gli occhi: parliamo del pesce scorpione, una creatura marina appartenente alla specie Pterois (il suo nome scientifico è, infatti, Pterois miles), diffuso nel Mar Rosso, nell’Oceano Indiano e al largo delle coste del Sud Africa e dell’Indonesia, ma che da qualche anno non disdegna le acque del Mediterraneo, sempre più calde.
Nei giorni scorsi, ci sono stati due avvistamenti in Calabria: il primo, concluso con la cattura del pesce scorpione da parte di alcuni pescatori professionisti, ha avuto luogo a Le Castella, in provincia di Crotone; il secondo, avvistato e fotografato da un subacqueo, si trovava a 12 metri di profondità, nei pressi di Marina di Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria. E non è la prima volta che il pesce scorpione, arrivato dai mari tropicali attraverso il canale di Suez, fa la sua comparsa nel Mediterraneo. Il primo avvistamento, infatti, risale al 2016 in Sicilia, all’interno della Riserva Naturale Orientata Oasi Faunistica di Vendicari; il secondo, si è verificato circa due anni fa, in Puglia.
La specie, che ha già colonizzato i settori più orientali del Mediterraneo e si sta espandendo verso ovest, favorita dal costante aumento delle temperature, è considerata fra le più invasive e pericolose al mondo, in quanto determina gravi danni alla biodiversità delle nostre coste. Il pesce scorpione, denominato anche lionfish, è un predatore molto vorace, capace di causare la scomparsa dei pesci più piccoli per chilometri di costa, e quindi, di compromettere l’ecosistema. Altra peculiarità della specie è quella di riprodursi velocemente durante l’intero arco dell’anno, deponendo milioni di uova gelatinose, che grazie alle correnti marine, possono coprire grandi distanze per circa un mese prima di schiudersi. Il pesce scorpione è inoltre dotato di lunghi aculei sulle pinne dorsali, produce un veleno mortale per le altre creature marine e, talvolta, anche per l’uomo, al quale la tossina può provocare febbre, convulsioni, difficoltà respiratorie, disturbi gastrointestinali e la necrosi della parte colpita.
Queste caratteristiche fisiche lo mettono al riparo da eventuali predatori.
Sebbene sia commestibile e le sue carni siano pregiate, occorre prestare la massina attenzione alle pinne, in quanto il veleno presente negli aculei rimane attivo dalle 24 alle 48 ore dopo la morte del pesce. A causa della sua pericolosità, il pesce scorpione, insieme al pesce palla maculato e ai pesci coniglio, è stato inserito nella campagna “Attenti a quei 4!”, patrocinata dai Ministeri dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, della Salute e dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto, con la collaborazione di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), del CNR e dei ricercatori del progetto AlienFish. Appare prioritario, infatti, monitorare la diffusione di specie aliene nei nostri mari, al fine di salvaguardare gli equilibri degli ecosistemi e, non ultimo, il lavoro dei nostri pescatori.