Se perdiamo il pin è possibile richiederne uno nuovo. Ma se viene sottratta l’immagine esatta di una nostra impronta digitale?
Quante volte ci siamo dimenticati il PIN del nostro bancomat? E quante volte abbiamo smarrito le chiavi di casa? Ebbene, la biometria promette di superare questi problemi.
I sistemi biometrici consentono infatti, senza dover ricordare qualcosa (ad esempio un PIN) o possedere uno specifico oggetto (ad esempio una chiave), di poter essere correttamente riconosciuti sulla base di caratteristiche personali che possono essere sia fisiologiche che comportamentali. Tra le altre, le principali caratteristiche di tipo fisiologico che sono state considerate nei sistemi biometrici sono le impronte digitali, l’immagine del volto, l’iride, la retina, l’impronta della mano ed il DNA. La voce e la firma manoscritta sono invece esempi di caratteristiche di tipo comportamentali.
Una molteplicità di caratteristiche quindi, ognuna delle quali con vantaggi e svantaggi in termini ad esempio di prestazioni, difficoltà di acquisizione, complessità di elaborazione, accettazione da parte dell’utente.
L’opportunità che la biometria ci offre è quindi quella di liberarci dalla necessità di portare qualcosa con noi o di doverci ricordare necessariamente qualcosa perché saremo noi stessi, o una parte di noi, la nostra chiave e l’informazione necessaria. Le applicazioni sono infinite e stanno già entrando nella vita quotidiana: smartphone che si attivano mostrando il nostro volto e autovetture che si aprono avvicinando la nostra mano, ma anche sistemi di sicurezza basati sull’analisi del volto o dell’iride in alcuni aeroporti internazionali.
Eppure la biometria non è mai una soluzione semplice ai problemi. Se perdendo un PIN è possibile richiederne uno nuovo alla banca cosa accadrà se “perdiamo”, ovvero se ci venisse sottratta l’immagine esatta di una nostra impronta digitale? Il ladro potrebbe utilizzarla mentre a noi nessuno potrebbe mai darcene una nuova. E allora?
Allora la biometria va utilizzata con accortezza, tenendo conto che per garantirci un maggiore livello di sicurezza non stiamo mettendo in gioco dati a noi solo “collegati”, come una chiave la cui serratura può essere sostituita o una password che potrà essere cambiata quando necessario, ma stiamo mettendo in gioco le nostre caratteristiche più personali e noi stessi.
Giuseppe Pirlo
*Giuseppe Pirlo è professore ordinario – Università di Bari Aldo Moro e referente per Agenda Digitale e Smart City