Insegnante precaria in quarantena al nord. “Ho mentito a mia nonna per proteggerla”

4 Aprile 2020
Foto Carmela Moretti

Carmela Moretti è un’insegnante precaria. Lavora da tre anni nella provincia di Verbania, con contratti annuali. Attualmente insegna italiano, storia e geografia nella scuola secondaria di primo grado di Stresa e vive la sua quarantena al Nord, lontano dalla sua famiglia

Chi sei e cosa facevi prima della quarantena? Ti piaceva quello che facevi?

Innanzitutto, sono una pugliese che ha deciso di vivere la quarantena al nord, in provincia di Verbania, dove lavoro da tre anni. Anche solo l’eventualità di poter rappresentare un rischio per la mia famiglia e i miei concittadini è bastata a trattenermi. Mi dispiace soltanto di aver dovuto raccontare una piccola bugia a mia nonna, mi ha chiesto perché non tornassi a casa per le festività di Pasqua e ho dovuto dirle che i treni da Milano per Bari non “camminano”. Poverina, ci sarà rimasta malissimo!

Per il mio lavoro di insegnante, vivo ogni giorno strettamente a contatto con adolescenti di età compresa tra 11 e 14 anni. Quello che faccio mi piace molto, gli adolescenti sono un universo meraviglioso da molti punti di vista, sociale, emotivo, culturale. Io sono una delle loro insegnanti ma, in realtà, sono io che imparo qualcosa ogni giorno e non è retorica: i ragazzi sono capaci di darti mille lezioni di vita, con un gesto, con una parola, con una lacrima. Per esempio, una volta verso la fine dell’anno era arrivato in classe un ragazzo macedone, non parlava italiano. Così, piombato lì in quel microcosmo da un momento all’altro. Io ero preoccupata e cercavo tutte le strategie per facilitare l’integrazione di quel nuovo alunno in un gruppo-classe ormai consolidato, andavo a spulciare nella mente tutte le mie strabilianti nozioni di didattica per stranieri. Invece, soltanto cinquanta minuti dopo, durante la ricreazione, erano tutti nel cortile che si rincorrevano, sorridevano, giocavano a nascondino, si capivano attraverso il gioco. Ecco, le cose sono complicate soltanto per noi adulti.

Come stai vivendo la quarantena? Che impatto ha sulla tua vita professionale, pubblica e privata? Come ti sei organizzato? Cosa ci stai rimettendo? Come si è modificata la tua vita?

Il mio lavoro non ha subito interruzioni nemmeno per un giorno, abbiamo soltanto cambiato modalità. Ora non vado a scuola, non entro in classe, non sento il suono della campanella, non faccio lezione passeggiando tra i banchi. Abbiamo avviato forme di didattica a distanza, quindi siamo in contatto costante con i nostri studenti attraverso piattaforme che ci consentono scambio di materiale e video-lezioni. In realtà, la tecnologia mi appassiona e, infatti, utilizzavo classi virtuali anche prima della quarantena, eppure devo dire che ora ne ho compreso appieno i limiti.

Purtroppo, didattica e virtuale non possono andare a braccetto, si perde l’aspetto più affascinante di questo lavoro: il contatto umano. In una classe, insegnanti e alunni diventano ogni giorno persone e cittadini migliori, perché si guardano negli occhi e imparano valori come l’ascolto, la pazienza, il rispetto reciproco. Dietro uno schermo è tutto diverso, non c’è empatia.  Come se non bastasse, c’è una “strage di pc” in questo periodo, che strano che non abbiano trasmesso la notizia ai tg! I dispositivi tecnologici di molti alunni non funzionano più… così, da un giorno all’altro. Che monelli!

Ciononostante, continuiamo a portare avanti con passione il percorso già cominciato.

Cosa stai pensando di fare? Stai già facendo? Stai già progettando qualcosa? Cosa? Modificherai il tuo modo di lavorare, di vivere, di guardare al mondo? Cosa cambierà, secondo te, nel tuo mondo professionale?

Credo che questo periodo, in cui le nostre vite sono state messe in stand-by forzatamente, possa e debba diventare un’occasione per ripensare al futuro, per riprendere progetti abbandonati, per chiedersi chi voler essere veramente. Personalmente, ho ripreso a scrivere di più (scrivere è la mia passione) e a occuparmi di un progetto culturale in cui credo molto e dal quale è nato un sito, Santippe.it. Probabilmente, nella mia vita cambierà anche il peso che darò agli affetti: non poter raggiungere le persone che si amano di più ci fa capire meglio la loro importanza. Nel mondo dell’insegnamento, invece, credo che cambierà il peso dato agli strumenti tecnologici. Sebbene non possano assolutamente sostituire una didattica tradizionale basata sul contatto e sul confronto, è fuori discussione che ormai le scuole debbano “svecchiarsi” per andare sempre più incontro alle esigenze delle nuove generazioni. Quindi, pc, lim in tutte le classi, piattaforme virtuali probabilmente dovranno diventare sempre più la normalità.

Cosa cambierà, più in generale, in Italia e nel mondo?

Credo che cambierà proprio il modo di pensare al lavoro. Lo smart working non sarà più una “straordinarietà”, ma si farà sempre più spazio nell’organizzazione del lavoro. A livello umano, invece, non so cosa accadrà. Sono scettica, non credo che una pandemia possa cambiare l’universo di valori in cui una società ha sempre creduto. Quello è un affare privato, di coscienza personale. E la vita ci pone ogni giorno di fronte a circostanze per cui capire la necessità di ridimensionare egoismo, cinismo, consumismo sfrenato, ricerca del lusso. Chi doveva capire, avrebbe già potuto farlo.

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