di Franco Caprio
C’era una volta l’Homo sapiens, che condivideva con altri ominidi la nostra Terra. Poi è successo qualcosa, che lo ha reso unico superstite del suo genere. (https://youtu.be/SL7L2tPflcA)
Le ragioni dell’intelletto (che spesso l’uomo dimostra di non saper utilizzare a dovere), lo hanno spinto non solo a migrare, in caso di ostilità dell’habitat; ma anche ad adeguare il mondo circostante alle proprie esigenze, modificandolo.
Da allora i cambiamenti dello Homo sapiens sull’ambiente diventano sua esclusiva prerogativa. Una attitudine che nell’ultimo secolo, di una storia millenaria, diventa vizio incontenibile e causa di inquinamento drastico di terre, acque e aria.
Nel mondo animale non mancano esempi di modificazioni utili per la sopravvivenza, frutto di istinto e intelligenza: le torri delle termiti, i nidi delle vespe, gli alveari delle api e i nidi degli uccelli; non dimenticando i polpi, che sono in grado di fuggire dall’interno di un barattolo svitandone il coperchio. (https://youtu.be/51tfD1Px7iQ)
L’uomo, però, non si è limitato ad edificare la sua abitazione, ma ha anche realizzato abiti consoni e confortevoli, ha creato utensili ed armi (per difendersi o cacciare), ha dominato il fuoco, ha modificato la sua alimentazione scoprendo la cottura, la conservazione del cibo e infine la sua rielaborazione. Ha superato il problema dell’offerta quotidiana di cibo, dedicandosi all’agricoltura e all’allevamento.
La socialità potrebbe essere un’altra arma evolutiva vincente per il sapiens; ma anche in questo caso, la differenza dal resto degli esseri viventi, non l’ha fatta neanche la sua attitudine a creare una struttura sociale, visto che nel regno animale abbiamo esemplari tipologie di organizzazione sociale e di comportamento solidale; come avviene nei branchi di animali, con la loro gerarchia o nel regime matriarcale delle api.
Gli elementi che invece hanno fatto la differenza sono vari; ma alcuni più determinanti di altri.
L’uomo ha cercato soluzioni ai problemi che incontrava durante la sua esistenza, cosa che accade anche per altri rappresentanti del regno animale (abbiamo citato sopra l’esempio del polpo). Ma l’homo sapiens si è posto obiettivi sempre più complessi, si é interrogato sulla propria natura, si è rappresentato, ha narrato la sua storia, ha compreso l’utilità di trasferire le proprie esperienze dal singolo individuo alla prole, nonché dalla comunità alle generazioni future, creando quella che potremmo definire una ontogenesi e filogenesi culturale.
Quindi è la cultura l’elemento essenziale che ha distinto l’uomo.
La cultura in tutti i suoi aspetti: religioso, scientifico, tecnico, storico, artistico, politico ed etico. Però anche questo non sarebbe bastato, se non fosse intervenuta la promiscuità culturale e razziale, data da scambi commerciali e conquiste militari. Infatti alcune tribù amazzoniche, rimaste isolate nel tempo, sono rimaste allo stadio primitivo sino a qualche anno fa. (https://youtu.be/BdpvlT8Rco0)
A mio parere, però, la vera crescita della stirpe umana risiede in un’altra qualità: la disobbedienza.
Se l’uomo per indole avesse accettato passivamente le regole imposte da religione, potere politico e depositari della conoscenza artistica e scientifica, senza mai un atto di rivoluzionaria ribellione, proponendo nuove gerarchie, nuovi modelli culturali etici ed estetici, si sarebbe mantenuto un immutabile, granitico status quo, che non avrebbe consentito alcun progresso. Non è invece immaginabile che un’ape operaia possa organizzare una rivolta per detronizzare la regina.
È quindi l’attitudine dell’uomo, e in particolare dei giovani, alla disobbedienza che ha consentito di sperimentare nuovi percorsi, spesso sbagliati; ma che, nel reiterato tentativo di affermare sogni e convinzioni, hanno portato l’homo sapiens lì dove ora si trova, ovvero alla sottospecie dell’homo tecnologicus. Ed è grazie a coraggiosi, innovativi, intraprendenti e indisciplinati personaggi come Socrate, Gesù, Dante Alighieri, Cristoforo Colombo, Galileo Galilei, Caravaggio, W. A. Mozart, Jane Austen, V. Van Gogh, Gandhi, Picasso, Che Guevara, Rosa Parks, The Beatles, Steve Jobs (tanto per citarne alcuni) che il cammino del genere umano si è fatto più veloce.
Non dimentichiamo, però, che il non rispetto delle norme, statisticamente, porta più facilmente all’estinzione dell’individuo, che non al miglioramento della specie. Pensiamo, tanto per fare qualche banale esempio, alla guida senza casco in moto e senza cintura in auto, ai rapporti sessuali occasionali senza profilattico, all’abuso di alcol e droghe. E proprio alcol e droghe, se da un canto sono stati ritenuti coadiuvanti di tanta creatività artistica, dall’altro hanno portato alla precoce estinzione del singolo, privando l’intera umanità di grandi talenti, vedi “Club dei 27”
(https://www.rollingstone.it/classifiche/liste/la-storia-del-club-27/372668/).
Perciò, concludiamo ricordando che, in tempo di quarantena da Coronavirus, disobbedire alle restrizioni per limitarne la diffusione, non è un atto di intelligenza e libertà creativa, ma uno stupido e pericoloso atto di egoismo.