Quando coraggio e utopia innescano il cambiamento e si trasformano in “Restanza”
di Adelina Scorda
La vita e l’amore l’hanno portato lì ad un passo dai confini calabresi, nelle città di Acri e San Giorno Albanese dove si divide fra affetti e lavoro. Ruggero eclettico amante della musica, da anni nel campo dell’organizzazione di eventi musicali, dopo dieci anni di assenza ritorna a casa, nella sua città, Bovalino e lo fa con un progetto dal respiro internazionale “Restanza”, l’International Music Fest. Un progetto pensato per ridare senso ai luoghi e al proprio tempo, perché Restanza nasce proprio da quella volontà di salvarsi dall’abbandono e dall’abitudine. Da qui la scelta per nulla scontata di tenere la manifestazione d’inverno (da maggio a ottobre) e di cadenzare gli appuntamenti durante la settimana, per dare senso a quel tempo che a volte scorre senza avere un senso, senza poterne godere veramente e a quei luoghi che devono incitare a volersi bene e valorizzare le poche risorse di cui si dispone.
Uno sforzo non indifferente per Ruggero e i dieci ragazzi che con pochi mezzi ma tantissima passione ed entusiasmo, da ottobre a maggio avrebbero organizzato dieci appuntamenti musicali con band provenienti da tutta Europa e artisti locali. Ma Restanza doveva essere qualcosa di diverso, non una semplice rassegna musicale, ma ascolto, contagio e stima del tempo e dei luoghi. Un contagio lo definì Ruggero, una sorta di malattia benevola che deve colpire insieme artisti e pubblico, un inno alla bellezza e all’amore, ma il destino un po’ beffardo ha sferrato un colpo basso, proprio quello che non ti aspetti bloccando non solo la tua vita, il tuo lavoro, ma frenando anche la musica, la gioia e le idee di rivoluzione. Un duro colpo, soprattutto per una rassegna autofinanziata che contava solo su sponsor privati, autotassazione dei soci, ticket del pubblico patrocinio dell’amministrazione comunale. Cosa accadrà nelle prossime settimane? Nessuno può saperlo forse solo immaginarlo ma dalle parole di Ruggero Brizzi si capisce come questi mesi di isolamento e di chiusura rappresentano solo una prova di resistenza perche Restanza è coraggio e utopia, è ricerca e cambiamento.
Chi sei e cosa facevi prima della quarantena? Ti piaceva quello che facevi?
Sono un 35enne nomade della Calabria, nativo bovalinese, trasferito nel cosentino da una decina d’anni, con difficoltà identitarie territoriali: ho un locale a San Giorgio Albanese, piccola comunità arbёreshё di Calabria, vivo nel comune di Acri e con alcuni amici abbiamo creato, da Ottobre 2019, una rassegna musicale internazionale a Bovalino, in provincia di Reggio Calabria, dal nome “Restanza”.
Mi “stavo innamorando di tutto”, per citare De Andrè, poi è arrivata la pandemia.
Come stai vivendo la quarantena? Che impatto ha sulla tua vita professionale, pubblica e privata? Come ti sei organizzato? Cosa ci stai rimettendo? Come si è modificata la tua vita?
Ci sono aspetti romantici ed economici che si prendono a schiaffi. Vivere la propria casa, i propri affetti, poter apprezzare il tempo coltivando le proprie passioni per un titolare di partita Iva è una assurda e imprevedibile novità. L’altra, scrupolosa, faccia della medaglia è l’essere costretti a ripensare a tutto, a ritornare all’umiltà del quotidiano e a capire l’importanza e il valore del risparmio. Un locale che perde festività pasquali e festa patronale (che nel comune dove lavoro dura 4 settimane e vede l’arrivo di migliaia di pellegrini) si è, sostanzialmente, giocato buona parte degli introiti annuali, ma a cosa servirebbero se dovessimo mettere a repentaglio la nostra salute?
Per quanto concerne la nostra “Restanza”, invece, ci siamo trovati tra i primissimi in Calabria a dover annullare un appuntamento con 9 musicisti tedeschi (Frollein Smilla) che si trovavano già a Bovalino il 27 febbraio. Dopo lo scoppio della pandemia, le altre 4 date che sarebbero dovute arrivare fino a Maggio sono state tutte annullate e anche i progetti in cantiere (chiusura a Giugno con un’importante band indie italiana e la creazione di un rock contest estivo) sono tutti fermi e in stand-by, in attesa di poter tornare alla normalità.
Cosa stai pensando di fare? Stai già facendo? Stai già progettando qualcosa Cosa? Modificherai il tuo modo di lavorare, di vivere, di guardare al mondo? Cosa cambierà, secondo te, nel tuo mondo professionale?
È difficile riuscire a pensare come sarà il mondo dei bar, dei locali e dei concerti, domani. Saremo gli ultimi a riaprire e, molto probabilmente, dovremo farlo con misure quasi incompatibili alle nostre abitudini pre-covid. È strano immaginarsi a bere una birra con una mascherina, a battere le mani con i guanti ad un concerto, a mantenere le distanze quando la gioia di rivedere un amico deve trattenersi. Noi calabresi però, senza scadere in banali fierezze, un grande pregio ce lo dobbiamo riconoscere: sappiamo adattarci a qualsiasi situazione.
Cosa cambierà, più in generale, in Italia e nel mondo?
Mi auguro si capisca che il mondo non ci appartiene, anche se sono certo che sarà difficilissimo ritrovare delle sane sensibilità nei confronti dell’altro. Ci saranno più egoismi e “per strada tante facce non avranno un bel colore; chi non terrorizza si ammalerà di terrore”. Spero di sbagliarmi ma, certamente, nulla sarà come prima.