Emilio Lupis, il “giornalista maratoneta” che aiuta i bambini disabili

24 Marzo 2020
Emilio Lupis

Avrebbe dovuto partecipare alla Maratona di Milano per sostenere il suo progetto benefico

di Gianluca Albanese

LOCRI (RC) La sua storia è di quelle che fanno ancora ben sperare e regalano gioie che la quarantena per il corona virus ha solo sospeso. Emilio Lupis ha 35 anni. Fisico e attitudini da rugbista, è il compagno ideale per una serata al pub dopo una partita giocata sudando la maglietta. Di mestiere fa il giornalista e ha alleggerito la stazza dedicandosi con costanza e impegno alla corsa podistica da un paio d’anni. Da qui l’idea: preparare la sua prima maratona abbinando al momento sportivo un’iniziativa benefica, ovvero una raccolta fondi per acquistare delle giostre per bambini diversamente abili integrate nei parchi di tre delle più popolose cittadine della provincia di Reggio Calabria (Locri, Siderno e Cittanova) intendendo con l’espressione “integrate” inserite in mezzo alle giostre dei bimbi normodotati, in modo da giocare come tutti gli altri, senza sentirsi emarginato o, peggio, ghettizzato.

Detto, fatto. A settembre 2019 Emilio stringe accordi con la locale amministrazione comunale e l’Unione Italiana per la Lotta alla Distrofia Muscolare. Apre una pagina Facebook che assume il nome dell’iniziativa “Migliu Marathon 2020”, giocando col suo nome in dialetto calabrese più che con la distanza del miglio e apre, contestualmente, una raccolta fondi per acquistare le giostre. L’obiettivo è arrivare a 4.200 euro: uno per ogni cento metri percorsi in quella che diventa la sua meta: la maratona di Milano, la prima della sua vita nella città in cui ha vissuto da studente gli anni più spensierati della sua vita. Accanto alla raccolta fondi sul web, Emilio distribuisce 25 salvadanai metallici nei principali punti di ritrovo della zona. Nel frattempo si allena come un atleta vero e c’è tutto uno staff che collabora con lui: preparatore atletico, nutrizionista, fisioterapista ecc. Occhiali rettangolari a dare un po’ di regolarità alla fisionomia da eterno ragazzo, complici i riccioli sulla fronte, e andatura regolare sulle strade principali e secondarie della Locride, Emilio corre con regolarità. Non ha il passo di Francesco Panetta (atleta degli anni ’80 originario della vicina Siderno e campione mondiale dei 3000 siepi – argento nei 10.000 – a Roma 1987) ma tira come un treno. E dai oggi, dai domani, mentre affina la preparazione in vista della maratona all’ombra della Madunina, riceve una bella notizia. La sua idea viene recepita nell’ambito del progetto d’inclusione “Giocando s’impara” curato dall’Uildm nazionale che assicura il proprio contributo, moltiplicando i giochi e i presidi che si potranno acquistare. Manca solo la cerimonia d’inaugurazione e soprattutto la Maratona, con la quale consacrare la bella conquista. Un mese al 5 aprile e per Emilio il pensiero principale è la preparazione, quando la notizia del rinvio dovuto all’emergenza corona virus scombussola i suoi piani. Tutto rinviato. Tranne la gioia di aver fatto qualcosa di buono per la sua comunità. E se non sarà Milano, vuol dire che ci proverà in autunno alla maratona di Palermo, lui che è di madre messinese e che ha ereditato dal padre, originario del centro montano di Canolo, la determinazione e la costanza di chi è sempre abituato a scalare qualcosa. Anche e soprattutto quando l’impresa appare ardua.

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per Radici Future Magazine.

Emilio, presentati pure ai nostri lettori.

Io sono un giornalista, mi occupo prevalentemente di sport lavorando con Radio Venere, emittente locale comunitaria sita a Bovalino (RC) e collaboro con la Gazzetta del Sud. Non solo mi piace, ma mi ritengo fortunato a fare questo tipo di attività per la mia proiezione verso la vita sociale.

Come stai vivendo la quarantena? Che impatto ha sulla tua vita professionale, pubblica e privata? Come ti sei organizzato? Cosa ci stai rimettendo? Come si è modificata la tua vita?

Essendo una persona che rientrando in Calabria ha recuperato molto dinamismo, mi sento costretto, spesso mi risuona in mente “nella mia ora di libertà” di Fabrizio De André. L’impatto sulla vita professionale è stato relativo, perché se non si racconta di sport, si resta comunque sul campo a parlare dei fatti che scorrono in questo momento drammatico e comunque l’impegno con la radio è aumentato visto che per stare a casa bisogna intrattenere e se pur piccoli, noi dobbiamo svolgere il nostro ruolo. In generale ci sto rimettendo, come tutti, nella convivialità ma, almeno, sotto questo punto di vista la tecnologia attutisce in minima parte il colpo.

Cosa stai pensando di fare e cosa cambierà, secondo te, nel tuo mondo professionale?

Mi sta sorreggendo la passione per la corsa, avrei dovuto partecipare alla Maratona di Milano alla quale ho legato un progetto benefico, il tutto è solo rimandato per quanto riguarda la creazione di tre parchi gioco integrati in provincia di Reggio Calabria, mi provo a mantenere in forma seguendo comunque le direttive del governo. Per quanto riguarda il modo di lavorare, ho sempre ritenuto che l’etica debba essere il filo conduttore di chi ha uno strumento che si rivolge al pubblico e questo stato di cose potrà solo rafforzare tutto ciò mi auguro che il mio ordine professionale inizi a far rispettare le norme in maniera drastica.

Cosa cambierà, più in generale, in Italia e nel mondo?

Per quanto riguarda l’Italia che sarà, auspico che passata l’emergenza si riducano le due velocità che muovono Nord e Sud e in generale che vi sia il germogliare, nel mondo, di un nuovo modo di approcciare in maniera solidale agli accadimenti, ma questo presuppone delle rinunce, soprattutto al soldo che ha drogato per troppo tempo la società contemporanea.

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