Gentle speech, educare alla pace digitale

28 Ottobre 2024
In foto da sx, Gianni Svaldi, Emiliano Colacchi, Alberto Fornasari, Pia Antonaci

Se ne è parlato in convegno organizzato dalla cooperativa Sineria e tenutosi nell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro

DI Ilenia di Summa

L’importanza di animare un dibattito intergenerazionale su temi attuali come la comunicazione non violenta, l’impegno quotidiano per la costruzione di competenze di cittadinanza attiva e consapevole, e la valorizzazione delle reti internazionali tramite cooperazioni e progetti transnazionali sono stati i punti chiave del convegno tenutosi ieri a Bari, presso il Palazzo Chiaia-Napolitano dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro.

Alla presenza degli studenti del Liceo Scientifico Salvemini, indirizzo Comunicazione, e di alcuni universitari dei corsi di Comunicazione, si è discusso di Gentle Speech, dialogo riparativo, educazione alla comunicazione e lotta alla disinformazione digitale e alle fake news.

Dopo i saluti istituzionali da parte di Emiliano Colacchi, in rappresentanza della Regione Puglia, e della professoressa Loredana Perla per l’università, sono intervenuti tra gli altri Pia Antonaci, project manager per il progetto Gentle Speech, Alberto Fornasari, docente di Pedagogia Sperimentale all’Università di Bari, le ricercatrici Sofia Sideridou e Iliana Moridou, collegate in videoconferenza, che hanno illustrato il programma svolto a Cipro sul tema del dialogo riparativo, Gianni Svaldi, giornalista.

Gli studenti hanno seguito con attenzione gli interventi, mostrando particolare interesse per gli aspetti della comunicazione digitale e per l’approccio giornalistico come strumento di valutazione critica dei contenuti digitali, per sviluppare una consapevolezza e un coinvolgimento responsabile.

Durante l’anno 2023-2024, si è registrato un aumento del 10-15% dei fenomeni di discriminazione e odio sui social media. Molti studenti intervistati al termine del convegno hanno ammesso che, pur trascorrendo molto tempo sulle piattaforme di condivisione digitale, ciò che pubblicano non sempre li rappresenta. Il timore del giudizio altrui e la paura di diventare vittime di discriminazione o hate speech li porta spesso a condividere contenuti senza un’attenta verifica delle fonti, con l’intento di piacere alla propria community.

In un mondo in cui, soprattutto nella sfera digitale, la rapidità e la quantità delle interazioni prevalgono sulla qualità del dialogo, sviluppare una consapevolezza critica verso i contenuti digitali diviene essenziale sia per i giovani sia per gli adulti.

Il convegno ha rappresentato la chiusura delle attività del progetto, che si è sviluppato su tre fronti: a Bari, con il programma rivolto agli studenti del Liceo Salvemini e in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia e Comunicazione dell’Università di Bari; a Cipro, con la partnership dell’Istituto europeo no-profit Restorative Justice for All (RJ4All Europe), che ha organizzato workshop presso l’università locale; infine, con attività mirate in un centro terapeutico per tossicodipendenti e autori di reato. Se la scuola rappresenta il contesto privilegiato per prevenire e contrastare il discorso d’odio, la comunità può fornire uno spazio per applicare il concetto di comunicazione riparativa come strumento di risoluzione dei conflitti familiari e sociali.

La comunicazione non violenta, come evidenziato durante il convegno, è autentica e “autenticante”, poiché rappresenta l’unico modo per creare una relazione d’ascolto, configurandosi come un valore e, allo stesso tempo, come un modo di vivere.

In foto da sx: Gianni Svaldi, Emiliano Colacchi, Alberto Fornasari, Pia Antonaci

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