DI Ilenia di Summa
Si chiama Aitana Lopez, ha 25 anni ed è spagnola. Vanta un numero di followers da influencer: il suo profilo Instagram ne conta ben 143mila ed è in continua crescita; come modella guadagna, al momento, 10mila dollari al mese. Però non la si può incontrare sulla Rambla, né a una sfilata, perché Aitana non esiste nella realtà. È nata grazie all’Intelligenza Artificiale e per molti è la migliore creazione finora realizzata. Colpisce per il suo aspetto naturale: ha un fisico snello, viso semplice da ragazza “della porta accanto”, labbra carnose, naso leggermente a patata e sopracciglia marcate; unico dettaglio eccentrico sono i suoi capelli rosa.
Ma perché era necessaria una modella virtuale? Rubèn Cruz, il designer che ha creato Aitana per l’Agenzia The Clueless spiega a Euronews: “Ci siamo resi conto che molti progetti venivano sospesi o cancellati a causa di problemi indipendenti dalla nostra volontà. Spesso era colpa dell’influencer o della modella, e non per problemi di progettazione. Lo abbiamo fatto per poter vivere meglio e non dipendere da altre persone che hanno ego, manie o semplicemente vogliono fare un sacco di soldi posando”.
Oltre ad essere richiestissima come modella, Aitana riceve molti messaggi: c’è chi vorrebbe invitarla ad una festa, chi le dichiara il suo amore, chi si limita a farle i complimenti. Messaggi ai quali, ovviamente, non può rispondere.
Un team di esperti si occupa di pianificare le giornate di Aitana: sono loro a decidere quali abiti indosserà, cosa mangerà, dove andrà in vacanza. –“Ci siamo subito resi conto che le persone seguono le vite, non le immagini. E così abbiamo creato intorno a Aitana una storia da raccontare.” Sono sempre loro ad aver delineato i punti salienti della personalità della modella virtuale: è dolce, ma determinata, premurosa e amante del fitness.
È abbastanza singolare ciò che sta succedendo attorno al fenomeno “Aitana”. Molti dei suoi followers ritengono che sia troppo “umana e reale” per essere opera dell’AI, pertanto circola l’ipotesi che si tratti di una donna vera, che per scelte commerciali, qualcuno spaccia per qualcos’altro. D’altra parte, ammettere di essere attratti da una combinazione di codici non è particolarmente edificante!
A dire il vero, in passato c’è stato un precedente che potrebbe avvalorare questa tesi: nel 1985 divenne famosissimo Max Headroom, il primo presentatore televisivo generato dal computer. Di fatto, però, si trattava dell’attore Matt Frewer, posizionato davanti a uno schermo blu, con un abito di plastica e lenti a contatto azzurre.
Non mancano riflessioni e perplessità, come sempre accade di fronte a innovazioni che impattano sull’immaginario collettivo. Ci si chiede se il ruolo sempre più marcato dell’AI in quasi tutti i settori possa essere un bene o un male per l’umanità e quali conseguenze ne potranno scaturire. Domande legittime alle quali solo il prossimo futuro fornirà le risposte.