Anche la mafia fatica a trovare personale

11 Febbraio 2025
carceri mafia

DI Gianni Svaldi

Gli adulti non si fidano dei giovani e rimpiangono il passato. Succede ovunque, ma quando a dirlo è un capomafia intercettato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, il lamento assume un tono quasi grottesco. Nella maxi-operazione di ieri notte, che ha portato a 183 fermi e arresti tra boss, colonnelli, uomini d’onore ed estorsori di diversi mandamenti del capoluogo siciliano e della provincia, spunta lo sfogo di Giancarlo Romano, capomafia di Brancaccio.

“Il livello è basso. Oggi ne arrestano uno e si pente, ne arrestano un altro e si pente pure lui… livello misero, basso. Ma di che cosa stiamo parlando?”, dice Romano, senza sapere di essere intercettato.
Il tono è quello di un professore esasperato dagli studenti impreparati, di un vecchio artigiano che vede il mestiere andare in rovina per colpa degli apprendisti o di un imprenditore della ristorazione che non trova camerieri e aiuti.
Non solo l’economia sana ma anche quella malata scricchiola sotto il penso di una nuova generazione che pare avere in maggior parte valori diversi.

La lealtà non è più quella di una volta, l’omertà scricchiola, il mito del “mantenere la parola” crolla al primo interrogatorio. Si lamenta. E così, mentre la mafia cerca disperatamente un futuro, i suoi eredi si arrendono appena entrano in Questura. Romano prova a rincuorarsi: “Io spero sempre nel futuro, in tutta Palermo”. Ma più che un sogno, il suo sembra un’illusione. E, a ben vedere, in questo caso è una buona notizia.

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