La trasformazione della costa adriatica della Puglia a sud di Bari. Una terra un tempo dominata dai contrabbandieri, ora brilla sotto i riflettori internazionali, ma a caro prezzo. Ecco la storia nascosta dietro il glamour del turismo e del G7, e il sacrificio di chi ha pagato con la vita per questo cambiamento
Non lo sanno i grandi della terra. E forse nemmeno Giorgia Meloni e il suo staff. Probabilmente neppure i giovani dirigenti che hanno organizzato il G7 Italia, tenutosi a Fasano e non a “Borgo Egnazia”, che è solo il nome della struttura ricettiva che ha ospitato i lavori e parte delle delegazioni. E sicuramente non lo sanno i tanti cacciatori di celebrità, e di un selfie con loro, accalcati dietro le sbarre a Brindisi, Martina Franca, Grottaglie e Alberobello e in tutte le città visitate dalle delegazioni, dalle first lady e dal first man dei capi di stato. Non lo sanno perché a volte la storia è difficile da digerire, perché non è scritta sui siti turistici e di certo gli influencer a caccia di pernotti gratis per “una storia su instagram” non la raccontano. Oppure, semplicemente, come dopo una guerra, la gente rimuove. Dove i potenti della terra hanno parlato di fame, guerra e povertà (degli altri), 24 anni fa era terra amara. Comandavano i contrabbandieri. Anni duri, violenti. Su quella superstrada Bari-Brindisi, asfaltate di fresco, per tre giorni battuta dalle auto blu e dalle scorte, correvano i blindati carichi di sigarette senza la fascetta del monopolio di Stato.
Adesso sembra impossibile. Con gli spazi occupati da lidi e strutture per danarosi, persino la memoria di un cronista deve fare uno sforzo per ricordare che lì era meglio non passare dopo il tramonto o nelle prime ore del mattino. Nei circa 10 anni di boom del fenomeno, bionde per centinaia di milioni di dollari, forse miliardi, transitarono lì dove la macro storia si è posata per tre giorni. I cartoni arrivavano in super motoscafi dalle vicine coste del Montenegro e dell’Albania e in 10 minuti venivano caricati sui mezzi terrestri (furgoni e jeep). Gli scafisti quando erano a corto di braccia, assoldavano i ragazzini di Fasano e della zona, persino le coppiette per fare prima: 100 mila lire a testa per 15 minuti di lavoro in una terra di fame. Un ragazzo mi raccontò che in due giorni aveva guadagnato 200 mila lire: la paga di due settimane di fatica della madre bracciante. Con lui un amico triste, mingherlino. Non lo volevano come scaricatore: “Mi disserò ‘vai in palestra che sei magro’ mi diedero una stecca di sigarette e mi mandarono via”.
Dove i motoscafi scaricavano c’è il turismo, un business legale
Ora tutti vogliono venire in Puglia, in quella costa invasa da Jeep e barche veloci sono arrivati gli yacht e le Lamborghini. Lo Stato è contento, i pugliesi sono contenti, chi ha investito in spiagge e strutture anche. Lo sono i turisti.
Ma nel raccontare questa storia non si è parlato ancora del prezzo
Perché c’è chi ha pagato con sangue tutto questo. Il 28 febbraio 1998, l’intero Brindisino era chiamato Marlboro City, e non a torto. Su quelle strade bloccate per tre giorni dal G7 morirono due servitori dello Stato. I finanzieri Antonio Sottile e Alberto De Falco. Quell’anno i blindati dei contrabbandieri sbucavano dal nulla. La Puglia sembrava il set di un film sui narcotrafficanti. Solo che era vero e vicino, almeno per chi vi abitava. I due avevano 33 e 29 anni, baschi verdi della Compagnia antiterrorismo pronto impiego, e viaggiavano su una Fiat Uno, una scatoletta. Quella notte la pattuglia – sui sedili posteriori Edoardo Roscica e Sandro Marras che rimasero feriti – si scontrò sulla complanare della Statale 379, al chilometro 46+300, con una colonna di pesanti Jeep.
Fu tremendo: meno di 1000 chili di lamiera Fiat contro 4000 chilogrammi di acciaio del primo blindato dei contrabbandieri che viaggiava a tutta velocità. Da quelle due morti di 24 anni fa partì l’Operazione Primavera. Due morti, militari morti: a quel punto anche chi minimizzava il problema dovette cedere. I soldi del contrabbando, milioni e milioni di dollari, venivano spesi sul territorio e non tutti guardavano con disappunto il fenomeno. Ma due morti non si nascondono, i Tg nazionali e i quotidiani ne parlarono. Lo Stato alzò la testa, impiegò risorse straordinarie di uomini e mezzi. A dimostrazione del fatto che quando si vuole vincere, si vince in Italia. Il contrabbando finì, come finisce questa storia che serve a ricordare che spesso la felicità, la leggerezza e “l’orgoglio” di molti pugliesi di ospitare il G7 è costruita sulla pelle e sul sangue di pochi. Questa storia finisce qui, per ora. E di punti di domanda ne restano tanti. Che fine hanno fatto quei fiumi di soldi? Oltre ai morti accertati, quanti altri innocenti persero la vita in incidenti causati dai contrabbandieri? L’altra storia, quella del boom turistico, la potete leggere nei dépliant e nelle veline.
Negli anni lo Stato disse che aveva vinto, e dedicò targhe ai caduti; i contrabbandieri locali, oggi anziani che vanno a letto presto come nella celebre battuta del film “C’era una volta in America”, fecero capire invece che il business era solo finito, sostituito da altri. Da traffici persino più lucrosi: esseri umani e droga.