DI Michela Di Trani
Si conferma Chiesa in uscita il pontificato di Papa Francesco il quale ha cambiato la storia dei G7 con la sua presenza nel consesso dei cosiddetti Grandi del mondo occidentale e della Chiesa. E in un momento di crisi profonda mondiale, con le guerre ucraino-russa e medio-oriente, entrambe all’attenzione di una permanente predicazione di pace accompagnata dalla più intensa azione diplomatica messa in atto dalla Santa Sede negli ultimi tempi.
“Deve essere come Dio” – insisteva Francesco nell’anno della pandemia- sempre in uscita; e quando la Chiesa non è in uscita, si ammala di tanti mali. È vero che quando uno esce c’è il pericolo di un incidente. Ma è meglio una Chiesa incidentata, per uscire, per annunziare il Vangelo che una Chiesa ammalata da chiusura”.
Francesco è uscito dal Vaticano per raggiungere la sedia, e non la cattedra, al tavolo di lavoro comune a Borgo Egnazia, per parlare di intelligenza artificiale. Un’immagine inaspettata e non scontata per i grandi della terra e per l’intero pianeta il Papa senza cattedra ai lavori del G7, che parla di questioni che riguardano il futuro dell’umanità.
Secondo il pontefice l’IA è uno strumento “affascinante e tremendo”, capace di apportare grandi benefici, ma anche di generare pericoli. L’entusiasmo per le sue potenzialità si accompagna al timore per le conseguenze negative che potrebbero derivare da un suo uso sconsiderato.
Lo sguardo che il Papa pone alle intelligenze artificiali include però una visione unica sulla tecnologia: la condizione umana è una condizione tecno-umana. La condizione tecno-umana fa riferimento al principio che gli esseri umani siano sempre esistiti in relazione all’ambiente circostante attraverso gli strumenti che hanno creato. La storia dell’umanità e della civiltà non si può separare dalla storia di questi strumenti. «Tuttavia, l’uso dei nostri utensili non sempre è univocamente rivolto al bene. […] Anzi, non di rado, proprio grazie alla sua radicale libertà, l’umanità ha pervertito i fini del suo essere trasformandosi in nemica di sé stessa e del pianeta».
Inoltre, per papa Bergoglio è fondamentale sviluppare un’etica per l’IA, che rivolga l’utilizzo al bene comune e alla promozione della dignità di ogni persona «Spetta a ognuno farne buon uso e spetta alla politica creare le condizioni perché un tale buon uso sia possibile e fruttuoso». Il richiamo è forte al mondo della guerra. È urgente ripensare allo sviluppo e all’utilizzo di “armi letali autonome” nei conflitti armati, e proibirne l’uso. Un impegno concreto per introdurre un controllo umano maggiore e significativo sull’impiego di queste armi dovrebbe essere il primo passo. Nessuna macchina dovrebbe mai avere il potere di decidere se togliere la vita a un essere umano.
Dunque, anche al G7 lo sguardo del Pontefice dalla fine del mondo resta alto, all’orizzonte, legge i segni dei tempi del cambiamento d’epoca che stiamo vivendo.