DI Ilenia di Summa
Si è svolta sabato 12 marzo 2022, la prima Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, prevista dalla Legge n.113 del 14 agosto 2020 e indetta, nel gennaio scorso, da un decreto del ministero della Salute, di concerto con i ministeri dell’Istruzione e dell’Università e Ricerca.
Il decreto affida alle Amministrazioni pubbliche il compito di organizzare iniziative di comunicazione finalizzate alla promozione di una cultura che bandisca ogni forma di violenza nei confronti dei lavoratori della sanità. Per l’occasione, l’Inail ha reso noti i risultati di uno studio riguardante gli episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari, da cui sono scaturiti infortuni lavorativi.
Lo studio si sofferma in particolare sulle aggressioni subite dal personale e rilevate nel 2020, mediante un questionario specifico, al quale hanno risposto 1.144 operatori della sanità, di cui il 45% era costituito dai medici e il 44% dagli infermieri. Il 40% degli operatori ha dichiarato di aver subito un’aggressione, verbale o fisica, con 459 episodi di violenza dichiarati; il 27% ne ha subita più di una.
La molestia è stata la tipologia di aggressione maggiormente segnalata (42%), seguita dalla minaccia (35%) e dalle aggressioni verbali (10%). Quasi tutti gli episodi (91%) si sono verificati negli ambulatori o in centri medico legali. Nel 61% dei casi, i responsabili delle violenze sono stati gli assistiti, mentre nel 21% si è trattato di loro familiari. Gli aggressori erano nell’85% dei casi di sesso maschile.
Agli operatori veniva anche chiesto di comunicare le proprie reazioni all’aggressione: il 33% dei partecipanti ha risposto di aver risolto autonomamente il problema, mentre il 27% ha riferito di essere stato aiutato da un’altra persona. La denuncia di infortunio presso l’Inail è stata effettuata dal 12% degli operatori; solo il 4% ha denunciato l’accaduto alle Forze dell’ordine.
Le cause del fenomeno sono svariate, sicuramente, rivestono un peso notevole la carenza di personale, l’elevato carico di lavoro, la tipologia di pazienti. I principali fattori di rischio sono rappresentati dagli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, cui si sommano le aspettative dei familiari e i lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza.
“La prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari – afferma Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI (Federazione Nazionale Professioni Infermieristiche)- richiede che l’organizzazione identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le Forze dell’ordine o altri soggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie per eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari. Solo l’impegno comune può migliorare l’approccio al problema e assicurare un ambiente di lavoro sicuro. E questo studio è il primo passo”.
Le conseguenze in un’aggressione si evidenziano sia a livello fisico che psicologico: il 24.8% degli infermieri (la categoria professionale più esposta all’increscioso fenomeno), che ha segnalato di aver subito violenza negli ultimi 12 mesi, riporta, infatti, un danno fisico o psicologico; per il 96.3% il danno è a livello psicologico e rischia di compromettere la qualità dell’assistenza. Nel 10,8% dei casi, il danno subito ha determinato disabilità permanenti o inabilità al lavoro. Il 33% degli operatori vittime di violenza ha riportato un esaurimento emotivo (sindrome da burnout).
Numeri allarmanti, che rispecchiano una realtà ancora più allarmante ed esacerbata dalla recente pandemia. È interesse di tutti, pertanto, promuovere iniziative di sensibilizzazione per costruire una cultura di rispetto nei confronti di chi si prende cura della nostra salute.