GIOVANNI RUFFO: IL TEATRO COME SCUOLA DI VITA,LA POESIA COME RISTORO DELL’ANIMA. TUTTO QUELLO CHE LA QUARANTENA CI STA INSEGNANDO

14 Aprile 2020
Foto giovanni ruffo

di Adelina Scorda

Descriverlo non basta, conoscerlo aiuta, ma è solo ascoltandolo che si comprende il suo talento e la passione che mette in ogni cosa che fa. Attore di teatro e poeta, Giovanni Ruffo è membro attivo della compagnia teatrale “Gruppo Spontaneo” di Bovalino (RC) che opera nell’ambito sociale e teatrale dal lontano 1979. La sua passione per il teatro è tale da concepirlo non solo come spazio artistico, come luogo d’incontro in cui si generano nuove idee, ma sopratutto come motore sociale in grado di fornire nuova linfa per il rilancio di antichi borghi. Detto fatto, Giovanni, non è il tipo che si perde in chiacchiere, e con l’appoggio dell’amico e maestro Vincenzo Marzano, ecco che mette su la “Compagnia Bubalina” che vede protagonisti i bambini e i ragazzi di Bovalino Superiore. L’idea funziona, la partecipazione e l’entusiasmo sono alle stelle anche se manca tutto. Nessuna sala prove, nessun impianto acustico nemmeno di quelli che fai con filo e casse di cartone, nada de nada insomma, ma una cosa non mancava ai ragazzi della Compagnia Bubalina l’entusiasmo e la voglia di imparare, di stare insieme. La piazza del borgo, le scalette delle case popolari, ogni luogo va bene per provare per iniziare a mettere su il primo spettacolo. A dicembre, però, per evitare stop agli incontri del gruppo teatrale, complice l’arrivo dell’inverno e la necessità svolgere le lezioni in luogo consono, arriva la decisione di trasferire le prove al Gruppo Spontaneo. Contemporaneamente, ripartono le ricerche per trovare un posto, uno spazio che sia tutto loro a Bovalino Superiore, perché è qui che i ragazzi abitano, perché è qui che nasce il progetto e soprattutto perché lo scopo, non secondario, è quello di riportare giovinezza in luogo abbandonato da troppo anni. Ma con l’arrivo dell’emergenza sanitaria, del distanziamento sociale e del mantra #iorestoacasa le ricerche si sono dovute fermare e così anche il progetto della Compagnia Bubalina ha subito un piccola battuta d’arresto. Solo momentaneamente però, perché questa emergenza avrà anche impedito i contatti fisici ma non le relazioni. I progetti vanno avanti, il futuro va creato, perché in questa fase anche solo sperare è un puro atto di resistenza

Giovanni raccontaci chi sei, cosa sta comportando nella tua vita e nei tuoi progetti questo blocco forzato?

Potrei definirmi come un attore di teatro e un poeta, ma ciò che sono è essere irrimediabilmente innamorato della poesia e del e teatro, un connubio di passioni che incidono sul mio pensare e contraddistinguono il mio agire. Ciò che facevo prima era un turbinio di cose, un insieme di varie attività socio-culturali, qualcosa che adesso è praticamente impossibile: prove, spettacoli e laboratori teatrali, incontri e reading poetici, aggregazione sociale, animazione per bambini, radio. Insomma, un cammino costante nell’associazionismo e nella socialità, lungo una strada tanto tortuosa quanto stimolante. Mi piaceva e continua a piacermi ciò che facevo, ma devo ammettere che questa pausa, oltre a placare la frenesia dei miei giorni, mi è servita per riflettere su ciò che mi manca davvero e quindi su ciò di cui ho veramente bisogno.

Come stai vivendo la quarantena e come si è modificata la tua vita e il tuo lavoro?

Bene, penso a chi è meno fortunato di me e resisto anche per lui. In fondo resistere è una condizione necessaria per esistere, sempre, in qualsiasi momento. Inutile dire che questa situazione, per ovvi motivi, incida tantissimo sulla mia quotidianità, spesso piena di bambini, ragazzi e persone d’ogni età. Nonostante tutto, il cambio di abitudini non mi ha demoralizzato, ho cercato di modificare i miei comportamenti in base alle mie predisposizioni ed esigenze. L a poesia per me ha un effetto curativo,  e soprattutto inquesto momento la utilizzo come antidoto per combattere questo clima abbastanza pesante, cercando di creare uno spazio di distrazione e riflessione, tramite alcune dirette Facebook in cui leggo qualche pagina di libro o qualche scritto.

Cosa stai pensando di fare o cosa stai già facendo? Cosa cambierà, secondo te, nel tuo mondo professionale?

 Sto facendo tutto ciò che posso, sfruttando al massimo tutte le possibilità che la tecnologia ci offre. Per fare un esempio, le prove di teatro continuo a farle anche su Skype, con il solito ed instancabile Enzo Marzano, amico e guida paterna del Gruppo Spontaneo. Progetti nuovi non ne ho, piuttosto preferisco concentrarmi su quelli precedentemente avviati , che voglio sviluppare ed alimentare con senso critico e spirito di crescita, individuale e collettiva. Tra questi, c’è senz’altro la “Compagnia Bubalina”, nata nel marzo del 2019, grazie all’animata partecipazione dei ragazzi di Bovalino Superiore, spinti da un entusiasmo comune che reputo raro e prezioso, vista l’epoca troppo distratta che attraversiamo. Abbiamo già all’attivo due spettacoli, uno dei quali abbiamo voluto trasmetterlo qualche sera fa, grazie all’opzione della “prima visione”, sulla nostra pagina Facebook da poco creata. I bambini ed i ragazzi, in questa “pausa” prolungata, credo stiano soffrendo più di me e di noi adulti.. Tuttavia ce la stiamo mettendo tutta e approfittiamo del gruppo Whtasapp e di altri social per scambiarci opinioni, condividere degli scritti o dei video-sketch: qualcuno mantiene alta l’asticella dell’attenzione, qualcun altro probabilmente soffre di più queste circostanze e attraverso una fase un po’ confusionaria ed è comprensibile.

Cosa cambierà, più in generale, in Italia e nel mondo?

Ci saranno, indubbiamente, dei mutamenti fisiologici, sotto diversi aspetti, sperando che si riescano a captare maggiormente gli effetti positivi. Il fenomeno che ha colpito l’Italia ed il resto del mondo, penso sia riuscito a smuovere quelle coscienze che spesso dimostrano poca sensibilità ed un basso livello di umanità. La paura e la fragilità di questi tempi, credo lasceranno dei segni indelebili e costruttivi, se opportunamente colti. Vivere a distanza è stato un efficace stimolo per rafforzare il concetto di imprescindibilità dei rapporti umani, insostituibili e significativi mezzi di trasmissione di bellezza. Credo che ognuno di noi uscirà da questa situazione con un senso diverso del tempo, con una consapevolezza più profonda. Tuttavia giorni fa, mi sono posto una domanda che voglio condividere, in chiusura, con chi avrà pazienza e voglia di leggermi: siamo diventati improvvisamente tutti fratelli ed umani perché crediamo davvero nei concetti di fratellanza ed umanità, oppure soltanto perché abbiamo scoperto un nuovo nemico da attaccare e quindi siamo tutti concentrati su di lui? Il tempo ci darà o meno le risposte che cerchiamo, con l’auspicio che impareremo, finalmente, ad apprezzare ogni attimo di libertà come forse non abbiamo fatto mai.

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