DI Ilenia di Summa
Il ritmo col quale le nuove tecnologie prendono piede è oggettivamente incalzante, tanto da mettere talvolta in evidenza preoccupanti zone d’ombra legislative, cui è necessario fare chiarezza. È questo il caso della tutela dei minori nella navigazione in Internet: da oggi 21 novembre 2023 entra infatti in vigore il nuovo quadro normativo che attua i contenuti della delibera 9/23 dell’AgCom, a garanzia dei più giovani. Alla sopra citata delibera si è giunti a seguito di una consultazione pubblica, promossa dall’Agcom nel gennaio 2022, con il contributo dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza e del Consiglio Nazionale degli utenti.
Si tratta di un pacchetto di misure legate alle SIM intestate ai minori, che dovranno essere preimpostate in modo tale da bloccare in automatico l’accesso a contenuti inappropriati. Le nuove disposizioni chiedono, inoltre, agli operatori di implementare i sistemi di controllo, di comunicare le soluzioni tecniche adottate e le categorie di contenuti da bloccare. Sono previste sanzioni per le eventuali violazioni. Si vuole, in questo modo, evitare che alcune compagnie telefoniche continuino a non fornire adeguati servizi di parental control, o che lo facciano a pagamento, in violazione dell’art. 7-bis del Decreto Legge 28/2020 che ha introdotto, per gli operatori, l’obbligo di implementare i sistemi di controllo parentale, mediante: “filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco di contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto”.
Secondo una stima effettuata dalla Società Italiana Cure Pediatriche della Lombardia, il 58,4% di bambini fra i 6 e i 10 anni possiede un dispositivo mobile personale; inoltre, una ricerca dell’Osservatorio Internet@Minori, nato nel 2014 per vigilare sul rapporto tra nuovi media e minorenni, evidenzia che, all’età di 12/13 anni, otto bambini su dieci navigano regolarmente su Internet e nel 57% dei casi lo fanno senza il controllo dei genitori. Se a questo si aggiunge la facilità di utilizzo dei devices e le spiccate abilità operative dei “nativi digitali”, alle quali, purtroppo, non può essere associata un’adeguata capacità critica per riconoscerne i pericoli, si comprende l’urgenza di intervenire in modo deciso sulla materia.
Ad onor del vero, il “parental control”, esiste da tempo. I diversi sistemi operativi, da Windows ad Apple, prevedono, infatti, filtri sui propri dispositivi. Nello specifico, oggi è possibile trovare, su Windows, il programma Windows Live Family Safety, una sorta di antivirus che permette di monitorare ogni azione compiuta dalla persona che accede al computer. Apple, dal canto suo, permette di impostare una serie di controlli finalizzati ad impedire l’accesso a contenuti inappropriati o a pagamento, attraverso un codice unico, avente lo scopo di impedire al bambino di effettuare modifiche su privacy, limitazioni ed altre funzionalità. I filtri di protezione sopra descritti, oltre che dalla voce Impostazioni, possono essere attivati mediante app specifiche: è il caso del software Care4Teen, che agisce anche come servizio di blocco, e dell’app Kid’s Place, che prevede una selezione preventiva dei contenuti cui il minore può accedere. È inoltre possibile installare appositi browser per bambini, che hanno la particolarità di basarsi sulle “white list”, cioè liste di siti sicuri, quindi tranquillamente visitabili. L’accesso a video inopportuni su YouTube potrà essere impedito attraverso un link che gestisce le modalità di protezione. Si tratta, però, di sistemi che non partono in automatico, ma richiedono l’intervento degli adulti, con l’attivazione manuale delle restrizioni.
Anche i social si adeguano alla nuova normativa: secondo il Wall Street Journal, Tik Tok modificherà il proprio algoritmo, evitando un eccessivo numero di contenuti simili, allo scopo di proteggere la salute mentale dei minori. Tenuto conto delle molte polemiche legate a questo social, popolarissimo tra i giovanissimi, l’iniziativa incontra il favore di genitori e insegnanti.