DI Ilenia di Summa
Roma celebra l’ormai prossimo 170^ anniversario della nascita di Vincent Van Gogh (marzo 1853- luglio 1890), con una mostra presso il rinascimentale Palazzo Bonaparte, sito di fronte al Vittoriano.
Inaugurata l’8 ottobre, la mostra potrà essere visitata fino al 26 marzo 2023. L’evento, la cui preparazione è durata 5 anni, riguarda 50 capolavori del post impressionismo provenienti dal Kröller-Müller Museum di Otterlo (Paesi Bassi). Curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, l’attesissima mostra è prodotta da Arthemisia ed è realizzata con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma, Assessorato alla Cultura, e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi.
La vita dell’artista, inquieta e tormentata, viene raccontata attraverso le sue opere: ben 50 lavori, suddivisi in 5 sezioni e presentati in ordine cronologico, accompagnati da scritti, testimonianze biografiche e disegni che ricostruiscono la vicenda umana e la parabola espressiva di un genio indiscusso, dotato di una sensibilità fuori dal comune.
Un percorso espositivo che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse: da quello olandese, a Zundert dove l’artista nacque, al soggiorno parigino, a quello ad Arles, fino a Saint- Remy e Auvers-Sur Oise, dove a soli 37 anni, decise di chiudere la propria esistenza.
Si parte dal celeberrimo Autoritratto del 1887, lavoro a olio su cartone, nel quale lo sguardo penetrante di due intensi occhi verdi, su fondo azzurro pennellato di verde, unito all’espressione molto seria, trasmettono ai visitatori l’inquietudine vissuta dallo stesso pittore. Fra le altre opere in mostra nelle sale di Palazzo Bonaparte è possibile ammirare diverse tele ad olio, fra cui: il Seminatore dipinto nel 1888 e caratterizzato da colori luminosi; L’amante, sempre del 1888, raffigurante il sottotenente Milliet, ritenuto dal pittore un corteggiatore di successo; Pini al tramonto, dipinto nel 1889 in cui gli alberi si stagliano in un cielo animato dalle sfumature accese del tramonto; dello stesso anno è l’opera Natura morta con un piatto di cipolle, una composizione eterogenea di svariati oggetti, fra cui un sacchetto di tabacco, la pipa, la brocca d’acqua e la bottiglia di vino, oltre al piatto con cipolle; Covone sotto un cielo nuvoloso, del 1890, uno degli ultimi dipinti dell’artista; sempre del 1890 è il dipinto Vecchio disperato, nel quale è rappresentato un uomo anziano, incapace di reagire al peso dei propri stati d’animo.
Van Gogh non concepisce l’arte come rappresentazione, ma come lotta, nella quale l’artista investe sé stesso, la propria sensibilità e le proprie emozioni; in altre parole, è un rituale in cui l’uomo si confronta con la realtà quotidiana e, attraverso un tormentato sforzo creativo, cerca di non soccombere ad essa. La mostra offre l’opportunità di ammirare anche pregevoli disegni in gessetto nero e lavori su carta, tra cui la Contadina che spigola e le Donne che trasportano sacchi di carbone nella neve, del 1882, raramente usciti dal Museo olandese.