DI Ilenia di Summa
Il 10 dicembre di 75 anni fa, a Parigi, presso il Palazzo de Chaillot, veniva adottata, dalla comunità delle Nazioni, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, pietra miliare alla quale si sarebbero ispirati, negli anni seguenti, moltissimi Stati, per la stesura delle proprie Costituzioni. A distanza di 75 anni, presso lo stesso Palazzo è previsto, per il 10 dicembre, un seminario organizzato dai ministri francesi degli Esteri e della Giustizia, che si concluderà con un discorso del presidente Emmanuel Macron; al seminario parteciperà anche l’Alto Commissario ai diritti dell’Uomo, l’austriaco Volker Turk: un momento celebrativo, che però offrirà spunti di riflessione sulle pesanti violazioni contro i Diritti Umani, drammaticamente riscontrabili in ogni Continente.
Nata all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, i cui orrori erano vivi negli occhi e nel cuore delle persone, la Dichiarazione, in soli 30 articoli, volle fortemente sancire i valori universali che tutelano la vita, la libertà, l’uguaglianza, la giustizia e la dignità di tutti gli esseri umani.
Secondo l’Alto Commissario Volker Turk, la Dichiarazione non deve essere considerata “come una reliquia”, ma come “un testo molto completo e miracoloso, un insieme di principi fondamentali, che forniscono risposte ai problemi attuali e futuri”. La Dichiarazione, idealmente condivisa dai 193 Paesi membri dell’ONU, è il testo giuridico più tradotto al mondo e afferma che “tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti”. Aggiunge che “devono agire gli uni verso gli altri in uno spirito di fratellanza e che a ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”. Inoltre, sancisce che “ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona” e che “nessun individuo può essere tenuto in stato di schiavitù”. Garantisce a tutti gli esseri umani la libertà di movimento, di parola e di associazione.
Oltre ad aver ispirato molte Costituzioni Nazionali, la Dichiarazione è considerata il cardine di vari Trattati internazionali, basati sui suoi principi: ad esempio, l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione (1965); la garanzia dei diritti civili e politici (1966); i diritti culturali e socio-economici; l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (1979); la lotta contro la tortura (1984) e i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (1989).
In questi ultimi anni, si riscontra un crescente rischio di “regressione”, nella tutela dei diritti umani, su diversi fronti: dalla difficoltà a trovare, di concerto, soluzioni efficaci ai cambiamenti climatici, ai tanti conflitti in atto; dal proliferare di regimi autoritari, alla negazione dei diritti delle donne, posta in essere in molti Paesi. Si parla di eventuali integrazioni al testo della Dichiarazione, per aggiornarla e renderla più in linea coi tempi; a tale proposito, Volker Turk ammonisce: “Vorrei dire ai leader di oggi: leggete la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, usatela e consideratela come un obbligo ad agire”.
Farebbe bene a tutti riscoprire l’elevato valore etico dei principi sanciti, nel lontano 1948, in soli 30 articoli.