DI Ilenia di Summa
La guerra in Ucraina rischia di colpire direttamente le tavole degli italiani e il loro portafogli, sebbene l’Italia sia il primo produttore mondiale di pasta e noi italiani, con circa 23,5 kg pro-capite l’anno, ne siamo i più grandi consumatori, il nostro Paese è fortemente dipendente dall’estero. I numeri sulle importazioni ci dicono che per la produzione di pasta e prodotti da forno il Bel Paese ha bisogno di materie prime per circa il 30 per cento e questo rende i mercati nazionali dipendenti da ciò che accade a livello internazionale.
Se il conflitto dovesse protrarsi a lungo e l’export russo venisse bloccato completamente le imprese italiane del settore si troveranno ad affrontare un’emergenza nel reperimento delle materie prime, lo spiega ad AdnKronos Vincenzo Divella, amministratore delegato della Divella S.p.a nota azienda alimentare di Rutigliano che ogni giorno produce circa mille tonnellate di pasta secca 35 tonnellate di pasta fresca e 90 tonnellate di biscotti. “Ucraina e Russia sono da considerarsi il granaio d’Europa, qualora a causa del conflitto non potessimo più rifornirci lì dovremmo farlo in Canada, negli Stati Uniti o in Australia ,molto più lontano dunque, e questo inevitabilmente creerà dei problemi al settore molitorio in primis e piú in generale a tutto l’agroalimentare italiano”.
Dobbiamo quindi aspettarci nel medio periodo rincari a causa del conflitto.
“Nel breve periodo le oscillazioni di prezzo possono essere moderate, -spiega Divella- ogni mugnaio ha infatti delle scorte di grano; se si vuole cavalcare l’onda della speculazione si innalzano immediatamente i prezzi altrimenti qualora la crisi attuale dovesse concludersi nelle prossime settimane i temuti rincari potrebbero non esserci”.
I timori relativi all’approvvigionamento di grano hanno comunque giá mandato in fibrillazione i mercati e sulle borse di Parigi e Chicago i prezzi sono aumentati di 40 e 50 punti.
“Il blocco della navigazione nel Mar Nero ha portato delle conseguenze per noi negative -conclude- perché le nostre navi non possono entrare. Ció significa che per alcuni articoli quali il grano tenero, che utilizziamo per produrre farina per pasticceria (la Manitoba) il nostro settore mugnaio e molitorio avrà sicuramente delle ripercussioni; si tratta di un grano molto proteico che si trova in Russia e in Canada: noi ci riforniamo in Russia per via delle annose polemiche sul glifosato canadese, se non potremo farlo occorrerrá reperirlo altrove il che non comporta solo un aumento dei costi di trasporto ma anche un aggravio relativo al costo di cambio dovuto al rafforzarsi del dollaro, questo genera ulteriori problemi all’acquisto rendendo più caro il grano che importiamo”.
Una “tempesta perfetta” che rischia di rendere non solo un piatto di spaghetti ma anche brioche torte e pasticcini terribilmente “salati”.