Le carceri italiane sono le più sovraffollate dell’Unione Europea. Il dato emerge dal rapporto di “metà anno sulle carceri” presentato quest’oggi a Roma presso la Federazione Nazionale Stampa Italiana, dall’Associazione Antigone. Al 30 giungo del 2019, nelle 190 carceri italiane sono presenti 60522 detenuti. La popolazione penitenziaria, negli ultimi sei mesi, è cresciuta di 867 unità. “Il tasso di sovraffollamento è pari al 119,8%, ossia il più alto nell’area dell’Unione Europea, seguito da quello in Ungheria e Francia”, con punte del 200% a Como, Brescia, Larino e Taranto.
Il sovraffollamento, però, non corrisponde a un aumento degli ingressi. Infatti, il rapporto conferma la tendenza decrescente degli ultimi anni. “Nel primo semestre del 2019, sono state 23.442 le persone che hanno fatto ingresso in carcere, di cui 1.759 erano donne, nei primi sei mesi dello scorso anno, gli ingressi erano stati 24.380 e nello stesso periodo del 2017 erano stati 25.144. Il numero di reati è in costante calo e pertanto anche gli ingressi in carcere sono in conseguente diminuzione. “Il numero più alto di detenuti si spiega con l’aumento delle durata delle pene, frutto anche delle politiche legislative degli ultimi anni”.
Un’ulteriore conferma è la diminuzione degli ingressi delle persone straniere che “passano dal 44% del primo semestre 2017, al 42,1% del primo semestre 2018, fino al 41,1% dei primi sei mesi del 2019”.
Secondo il Rapporto, “vi è una evidente sopravvalutazione mediatica del tema detenuti stranieri”. Oltre a diminuire gli ingressi, è diminuito il numero di stranieri detenuti. “Al 30 giugno 2019 i detenuti stranieri sono il 33,42% della popolazione reclusa. Erano il 33,95% sei mesi fa e il 35,19% sei anni fa. E erano il 37,10% dieci anni fa. Se nel 2003 su ogni cento stranieri residenti regolarmente in Italia l’1,16% degli stessi finiva in carcere, oggi la percentuale è scesa allo 0,36%”. è peggiorato anche il tenore di vita dei detenuti. Nonostante la legge lo consenta, per il “65,6% delle carceri non è possibile avere contatti con i familiari via skype, nonostante la stessa amministrazione e la legge lo prevedano. Nell’81,3% delle carceri non è mai possibile collegarsi a internet”.
Preoccupanti sono le segnalazioni circa la chiusura di diversi corsi scolastici ne Lazio ed in Campania.
“Circa 100 persone detenute nella casa circondariale di Rebibbia non potranno frequentare alcun corso scolastico nel corso dell’anno 2019/2020 a causa di un insufficiente numero di classi rispetto alle domande di iscrizione. Nella provincia di Cosenza sarebbero in oltre 300 ad aver fatto invano richiesta di partecipazione alle attività scolastiche. Ciò vuol dire che quelle persone detenute resteranno con ogni probabilità a oziare in cella”.
Unico dato positivo è la diminuzione di quasi 2 punti percentuali, rispetto allo scorso anno, di persone in carcere in attesa di una condanna definitiva. “Bisognerebbe dunque investire sulle alternative alla detenzione e nel rendere la custodia cautelare un istituto utilizzato solo nei casi dove essa è realmente necessaria”. La soluzione non è di certo la corruzione di nuovi istituti penitenziari. “primo perché sarebbe una soluzione a lungo periodo, secondo perché i costi sarebbero elevatissimi e, almeno ad oggi, non sembrano esserci le necessarie coperture finanziarie”
Vito Mariella