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DA “MI FACCIO LA BARCA” A C’HO L’IPHONE Sino ai primi anni del nuovo millennio, avere la barca è stato uno status symbol (nel 1980 ci fecero anche un film con Johnny Dorelli e Laura Antonelli). Nell’estate 2017 i desideri della classe medio-alta sono più popolari: basta un iphone, un abito o una borsa firmati. Si sogna in piccolo in tempi di crisi economica e sociale. (in foto: Argonauti, Marina di Pisticci – MT)
La Nautica torna timidamente a salpare. Ma la barca non è più status symbol
Michela Di Trani | 31 July 2017

Registrati quest’anno un + 5%. Ma il settore lotta contro una tempesta economica: dall’inizio del 2008 scomparsi il 35% del suo volume d’affari e 20.000 unità nautiche.  Il presidente di Assomarinas sprona il Governo: “Il turismo nautico rappresenta un’importante leva per lo sviluppo economico del Paese”

Una passione che è diventata sempre di più per pochi e, a causa della crisi, per i non più giovani. Le imbarcazioni restano depositate nei garage anche perché è venuto meno il ricambio generazionale. L’età media dei titolari d’imbarcazioni è passata da 45 a 55 anni. Le nuove generazioni hanno difficoltà a entrare nel mercato del turismo nautico perché hanno preoccupazioni economiche. Ci ha messo del suo anche la tassa di possesso delle imbarcazioni, che risaliva al Governo Monti, cancellata due anni fa, causa della fuga di molte imbarcazioni all’estero e del crollo del mercato interno. Tra i più vessati dalla crisi economica, dall’indebolimento della classe media e dall’inasprimento della pressione fiscale, registra finalmente un incremento del volume di affari del 5% negli ultimi tre anni (2017, 2016 e 2015). Comincia a respirare dunque il settore che dall’inizio del 2008 ha visto scomparire il 35% del suo volume d’affari e 20.000 unità nautiche. Solo nel 2015 ci sono state 2.000 cancellazioni nel registro delle imbarcazioni. Attualmente sono 77.000 le barche iscritte. Ma molte di queste sono uscite dal mercato nautico italiano, altre sono lasciate in secca dagli appassionati di nautica che non riescono a mantenerle all’ormeggio. “Un contesto da tempesta perfetta si è delineato negli ultimi anni”, per il presidente di Assomarinas, Roberto Perrocchio, in cui gli imprenditori del settore hanno continuato a lottare. Alcuni hanno ristrutturato, ridimensionato, le aziende, e sono riusciti a resistere. Altri non ce l’hanno fatta. Ma nulla è andato perduto.

I fallimenti aziendali, le cancellazioni delle imbarcazioni e le perdite economiche hanno determinato una inversione di rotta delle politiche economiche delle classi dirigenti che si sono succedute dopo il Governo Monti. Attualmente sono 170.000 i posti barca, 20.000 sono in costruzione e i nuovi progetti in corso di approvazione riguardano 50.000 unità, senza includere migliaia di posti non censiti nell’ambito di lagune e corsi d’acqua gestiti da enti locali al di fuori di porti e approdi turistici. Negli ultimi 10 anni, in piena crisi economica, sono stati realizzati dalla classe imprenditoriale porti turistici bellissimi come il Marina di Loano, Marina Cala del Forte, Porto Mirabello, Marina di Pisa, il Porto Turistico di Cecina, Marina di Stabia, Marina D’Arechi, Marina Cala Dei Sardi, Marina di Olbia, Marina Capo D’Orlando, Porto Xifonio di Augusta, Marina Cala Ponte, Marina del Gargano, Marina San Pietro, Marina Sveva, Porto San Felice, Venice Yacht Pier, Marina Sant’Elena, Marina Certosa, Porto Turistico di Jesolo e Porto Piccolo di Sistiana. Per quanto concerne la produzione nautica hanno resistito, pur con tanti sacrifici, le imprese che hanno saputo internazionalizzarsi, cavalcare l’onda della globalizzazione. La produzione interna in questi anni di crisi del mercato italiano è stata assorbita quasi totalmente dagli Usa e dall’Asia. I prodotti italiani sono i più richiesti al mondo per il design, la cura delle rifiniture e degli accessori. I gommoni made in italy sono leader mondiali per il rapporto ottimo tra prestazioni ed eleganza. Insomma un mercato in esubero sia dal punto di vista della produzione, sia dell’offerta di porti. Ne consegue che i prezzi sono calmierati, tra i più bassi attendibili sul mercato perché le imprese operano con una marginalità pari allo zero, hanno ridotto il personale e ridimensionato tutta l’organizzazione aziendale per resistere alla crisi. L’anno 2017 si presentava carico di aspettative per gli operatori nautici, ma ha confermato il medesimo 5% di incremento del volume di affari, in rispondenza con i due anni precedenti . Se ne avvantaggiano gli stranieri che tramite i voli low cost riescono a raggiungere i porti italiani. Solo i Paesi con un basso tenore di vita, in cui il costo del lavoro di un addetto alla manutenzione o alla gestione dei porti è pari a un terzo di quello italiano, riescono a essere più competitivi. Un comparto che vive in regime di sussistenza e nell’attesa che passi la tempesta.

Segnali d’incoraggiamento sono giunti negli ultimi due anni dal governo nazionale che ha eliminato la tassa sul possesso che aveva costretto la demolizione di molte imbarcazioni. “Un dietrofront da parte del governo che ha un grande significato – dice il presidente di Assomarinas Roberto Perocchio –si è accorto finalmente che il turismo nautico rappresenta un’importante leva per lo sviluppo economico del Paese, molte sono le località isolate che si avvantaggiano dell’arrivo delle imbarcazioni turistiche. E poi il settore della nautica non esprime solo economie nel settore dell’intrattenimento e della ristorazione, ma anche dell’innovazione tecnologica, della meccanica e dell’elettronica”. Altra misura del governo a sostegno del comparto riguarda la qualifica d’ “impresa ricettiva” che è stata concessa ai porti turistici. Implica l’applicazione dell’Iva ridotta sui servizi di ormeggio destinati al transito delle unità nautiche. Il provvedimento contiene un messaggio di richiamo per l’utenza nautica locale e per quella straniera. Sono segnali che tracciano il futuro del comparto della nautica. Che risultano timidi e lenti per gli insoddisfatti, tardivi per i pessimisti, di speranza per gli ottimisti. Dipende sempre dai punti di vista, se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto.

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