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Una delle tante chiese distrutte
Le verità nascoste della guerra in Siria
In un video, un'altra faccia della guerra in Siria: le truppe di Assad difendono dall'Isis un convento cristiano. Padre Dick, greco-melchita: “Sul terrorismo tutti raccontano il falso. I presunti ribelli siriani sono mercenari libici o magrebini”
Silvano Trevisani | 12 April 2018

La scena si apre su un gruppo di soldati regolari di Assad che tentano di respingere l’assalto di guerriglieri jiahidisti a un convento di suore, il convento di Santa Tecla. L’Isis attornia il convento che sorge nel mezzo di un costone roccioso, sparano dall’alto all’impazzata, e i proiettili cadono anche nella strada. Assieme a quei soldati di Assad c’è Gian Micalessin, giornalista italiano, triestino, che scrive e lavora per numerosi giornali e televisioni, e che la guerra di Siria la conosce benissimo, avendola vissuta fin dall’inizio ed essendo rientrato in Italia solo alcuni giorni fa. E il motivo lo capiamo anche vedendo questi filmati che lui stesso ha realizzato. Il convento assediato è quello di Maalula, antichissima città cristiana nella quale si parla ancora l’aramaico, lingua di Gesù, nel quale Micalessin ha rischiato la vita, come le immagini mostrano chiaramente. E questo  bombardamento avviene negli stessi giorni in cui gli ispettori Onu arrivano nel paese per verificare la storia delle armi chimiche, che doveva essere un pretesto per combattere contro Assad, come lo erano state per abbattere Saddam. Siamo ancora nei primi mesi di guerra. Quelle armi non le hanno trovate, come non le trovarono a Saddam. Ma ora si ripete lo stesso copione.
Ma torniamo al video: Micalessin raccoglie le testimonianze di tanti cristiani che lamentano di essere stati dimenticati. Su di loro l’Isis fa il tiro a segno e non sono pochi coloro che perdono la vita cercando solo di dare alla vita il colore della tranquillità. In realtà l’Isis li vuole sterminare. Il gruppo di soldati siriani regolari, ai quali si è unito il giornalista italiano, si fa strada, ingaggiando un conflitto a fuoco. Entrano nel convento. Le suore li accolgono con sollievo, rischiano da un momento all’altro, di cadere nelle mani dei jihadisti, ma si mostrano stranamente rassegnate. La loro arma è la preghiera. Pregano incessantemente e continuano la loro opera in favore della popolazione. In realtà, nei mesi precedenti, le 13 suore avevano anche accolto i ribelli, quando avevano chiesto cibo e acqua. Ma questa disponibilità non è servita per molto tempo.
Non lasceranno il convento anche se è rischioso rimanere lì. A un certo punto, all’ufficiale che guida il gruppo di soldati arriva, ripresa dalla telecamera, una telefonata dal comandante, rimasto appostato giù al paese. Li allerta: molti altri guerriglieri dell’Isis hanno circondato il convento, perciò loro non devono uscire. L’unica loro speranza di sopravvivere è aspettare la notte e poi tentare di venir già alla chetichella, nel buio fitto della notte senza luna e senza illuminazione. Così fanno e, uno a uno, nel cuore della notte, scendono giù in paese, riuscendo a evitare gli spari e i proiettili traccianti. Anche Micalessin è salvo, ma le suore sono rimaste nel loro antico convento. Asserragliate, si affidano al Signore. Poi sulla loro sorte si avranno notizie contrastanti: si diffonderà la notizia che sono state rapite. Forse sono state evacuate. 
In un altro servizio, ci sono gruppi di cristiani che lasciano la loro casa, la loro terra perché non ce la fanno più a fare da bersaglio. Approfittano del fatto che Assad è riuscito ad aprire per loro una via di fuga nel quartiere cristiano di Damasco, assediato dagli jihadisti. Altri preferiscono restare: i cristiani sono lì da duemila anni e preferiscono morire lì.
Filmati toccanti che tutti dovrebbero vedere, per capire come stanno davvero le cose in Siria. E, a quanto pare, non stanno come vuole farci credere Trump e con lui le più autorevoli fonti di informazione che accreditano fonti inesistenti. Padre Dick, greco-melchita dichiara, in un filmato: “Sul terrorismo tutti raccontano il falso. I presunti ribelli siriani sono mercenari libici o magrebini”. Monsignor Antonio Audo, caldeo: “In Iraq i cristiani erano rispettati, al Qaeda, precursore dell’Isis, è riuscita a farli perseguitare”. 
Padre Kazhen è più esplicito: “Il piano è farci sparire da qui. Una volta che noi saremo eliminati il Medioriente non sarà più lo stesso”. Ma è il vescovo di Aleppo quello che non lascia spazi di dubbio, rivolgendosi all’Europa: “Ancora una volta avete perso l’occasione e fomentato il caos. E voi lo pagherete di più”.
E forse è quello che sta già accadendo con l’importazione del terrorismo.

La guerra in Siria continua a essere una seria minaccia per la pace in tutto il pianeta,  ma purtroppo finora non ci è stata raccontata la verità, abbiamo accettato quello che ci veniva detto, soprattutto dalle fonti ufficiali, e anche questi giorni ci giungono notizie prive di fondamento che passano come vere, senza che nessuna autorità supra partes le abbia dimostrate. La guerra, che pure è stata ed è terribile, avrebbe potuto avere effetti molto più devastanti se avessimo bevuto fino in fondo le tesi che ci venivano propinate, com’era successo per l’Iraq, per la Tunisia e soprattutto per  la Libia. Ma non è detto che non possano ancora averli.

La leggenda della cosiddetta “primavera araba”, che non era affatto un vento di democrazia ma semplicemente una ventata islamista, e non era costruita sul web, secondo le leggende metropolitane che piacciono tanto a Zuckemberg e compagni, poiché in quei paesi è veicolato dai regimi, ma da “Al Jazira” (la televisione del Qatar, vero organo della jihad islamica, che spesso noi prendiamo per buona), è costata il caos nel Medioriente e la rovinosa caduta di regimi, compreso quello di Gheddafi, che di fatto erano un argine contro il fondamentalismo, e in più erano amici dell’Italia e un freno alle ondate migratorie (anche perché assorbivano moltissima manodopera africana). Poi il premier inglese Blair e quello francese Sarkozy a più riprese hanno chiesto scusa al mondo per aver scatenato quelle guerre che si sono rivelate gravissimi errori, compiuti con superficialità o peggio: con malafede.
I registi della primavera araba erano i Fratelli musulmani, nati nel 2011 e che hanno tentato anche di conquistare l’Egitto, per fortuna senza riuscirvi, oltre che di gettare nel caos la Siria. E così siamo stati a un passo dall’entrare in guerra anche contro Bashar al Assad che, aveva ragione Putin, era anche lui un argine contro l’Isis e l’islamizzazione, pur essendo un dittatore e avendo i difetti di un dittatore. Non lo diciamo per partito preso ma dopo aver visto e sentito le testimonianze dei cristiani, molto numerosi e molto perseguitati in Siria, appartenenti a varie confessioni, che ufficialmente non abbiamo mai voluto ascoltare. Voci unanimi nell’approvare Assad, che è l’unico a difenderli!
Quelle voci le abbiamo sentite nei video, speso drammatici, che inviato di guerra Gian Micalessin, 
Molte delle verità che Micalessin spiega sono già note, come l’appoggio dell’Arabia Saudita e soprattutto del Qatar, che tanto investe nel nostro Paese, agli jihadisti, i quali godono anche del sostegno ormai accertato della Turchia di Erdogan, che pure fa parte della Nato.
Sono proprio i cristiani, quei cristiani siriani che il Papa ha voluto alla Via Crucis de Venerdì Santo, ad accusare l’Europa e anche l’Italia per il comportamento ambiguo tenuto sulla scia degli Stati Uniti di Omaba il cui atteggiamento è stato una vera iattura, perché seguiva due ordini di interessi: la via degli oleodotti e le pressioni di Israele che, anche questo è tristemente noto, appoggia alcuni gruppi fondamentalisti in opposizione all’Iran, che invece quei gruppi combatte e il cui ruolo era stato riconosciuto dallo stesso Obama, ma oggi è messo in discussione da Trump, sempre su pressione di Israele.
Micalessin (autore del libro “Fratelli traditi, la tragedia dei cristiani in Siria”) ha realizzato numerosi filmati in cui si mostravano cristiani melchiti maroniti, cattolici, ortodossi, e tra essi suore, monaci e vescovi che avevano rivolto vari appelli senza essere ascoltati o creduti e che vengono massacrati per il solo fatto che proprio loro, i cristiani, sempre ben accettati in quei paesi, sono stati elemento di armonizzazione, pacificazione, equilibrio. L’Isis, al Qaeda e al Nusri, invece, hanno proprio per questo l’obiettivo di distruggerli, per avere mano libera nell’imporre la sharia. Che vige in Arabia Saudita. Anche l’Italia è stata indotta in errore quando il governo Monti, uno dei peggiori della storia recente, ha interrotto le relazioni con la Siria, della quale eravamo i partner economici più importanti, per assecondare l’Ue, e ora ha ceduto il posto a Cina e Russia. Così com’era successo con la Libia. Mentre il presidente Napolitano, che aveva insignito di una onorificenza Assad, gliel’ha poi ritirata.
La verità è un bene prezioso, che vale le vita e il nostro futuro, ma troppo spesso ci manca la capacità e le voglia di capirla. Molte volte si parla per sentito dire o si acquisiscono documenti sbagliati come quello presentato giorni da Saviano (che pure apprezziamo per la sua lotta alla Camorra) in cui mostrava un bambino siriano massacrato dai russi. Un servizio propagandistico intercettato sulla rete e che non è verificato, come lo sono invece i brutali massacri compiti dall’Isis.

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