Gioco d'azzardo, vediamo se cambiano veramente le carte in tavola
È considerata una dipendenza. Ma frutta allo Stato miliardi di euro. In Italia si spenderebbero 19 miliardi in gioco d'azzardo. Tre miliardi in più dell'intero Pil dello Zimbabwe.
Tiziana Sforza | 4 July 2018

Le aziende che fanno del gioco d’azzardo il proprio business ora vedono a rischio uno dei principali canali di visibilità, la pubblicità, considerata allo stesso tempo una delle maggiori cause di attrazione per questo passatempo.

Il vicepremier Luigi Di Maio ha presentato al Consiglio dei Ministri il “Decreto Dignità” che prevede il divieto di pubblicità e sponsorizzazione del gioco d’azzardo a partire dal 1 gennaio 2019. Il testo dice: “Ai fini del rafforzamento della tutela del consumatore e per un più efficace contrasto all'azzardo, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto è vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet. Dal 1° gennaio 2019 si applica anche alle sponsorizzazioni di eventi, attività, manifestazioni programmi, prodotti o servizi e a tutte le altre forme di comunicazione di contenuto promozionale, comprese le citazioni visive ed acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli, attività o prodotti la cui pubblicità è vietata”.

Per chi dovesse violare le regole è prevista una sanzione amministrativa pari al 5% del valore della sponsorizzazione o della pubblicità e comunque non inferiore, per ogni violazione, ad un importo minimo di 50mila euro. Restano confermate le multe dai 100mila euro in su, già previste dal decreto Balduzzi, in caso di pubblicità del gioco d'azzardo in trasmissioni o mezzi rivolti ai minori, che per legge non possono praticare il gioco d’azzardo.

 

Pubblicità o "puffery"?

Quanto incide la pubblicità sulla propensione della gente a spendere denaro in slot machine o videolottery?I movimenti anti-gioco d'azzardo ritengono che la pubblicità determini la diffusa accettazione culturale di questa pratica: la pubblicità dei biglietti della lotteria e delle slot machine raffigurano persone comuni che, con una minima puntata, diventano milionarie. Ma è molto sottile la linea che distingue la pubblicità dal puffery, la tendenza a fare affermazioni esagerate e non basate su dati oggettivi per catturare l'attenzione. Un esempio tipico è lo slogan "vincere è facile", affermazione che non si basa su alcun dato verificabile ed evoca paradisi facili da raggiungere.

L'industria del gioco, così come il cinema, vuole alimentare i sogni (spesso irrealizzabili) di successo finanziario ed enfatizza aspetti legati a pulsioni irrazionali, in alcuni casi patologiche.

Da un’analisi dei contenuti delle principali pubblicità, il gioco d'azzardo viene rappresentato come una forma di divertimento comune simile ad andare al cinema o a mangiare una pizza, che facilita la socializzazione e consente di ampliare la propria cerchia di amici. A questo si aggiunge il tema del guadagno “facile”, particolarmente allettante in tempi in cui si registra un aumento notevole della povertà assoluta.

 

Limiti all'orario delle slot machine, Roma Capitale impone non più di 8 ore al giorno

Lo aveva dichiarato un anno fa (31 giugno 2017), lo ha messo in pratica soltanto adesso. L'ordinanza voluta dalla sindaca Virginia Raggi concretizza una dichiarazione di intenti che si stava perdendo nelle pastoie burocratiche: le oltre 50mila slot machine delle 294 sale gioco della Capitale resteranno accese non più di 8 ore al giorno, tutti i giorni inclusi i festivi. I gestori dovranno esporre un avviso che segnala le fasce orarie di funzionamento degli apparecchi. Per chi non si adegua, sono previste multe da 150 euro a 450 euro. In caso di recidiva, prevista la sospensione dell'attività di gioco fino a 5 giorni. 

Il regolamento approvato un anno fa, oltre a citare i paletti sull'orario di accensione delle macchinette (formalizzati dall'ordinanza solo qualche giorno fa), fissava le distanze di installazione, lontano da luoghi sensibili, e orari possibili di utilizzo. 

E' un primo passo avanti per limitare l'utilizzo delle slot machines, dove pensionati e casalinghe spesso si giocano quei pochi spiccioli che riescono faticosamente a racimolare a fine mese. Ma secondo il Codacons queste misure sono ancora lontane dal rappresentare una soluzione del problema e ha chiesto alla Raggi di fare un passo in più, riducendo il numero di esercizi già esistenti e vietando le nuove aperture su tutto il territorio comunale. Oltre a questo, sta preparando una denuncia contro i sindaci di tutti i comuni italiani e le Questure per il numero eccessivo di permessi concessi alle sale da gioco. “Va bene limitare l’orario di utilizzo di videopoker e altri apparecchi da gioco, ma per affrontare realmente il problema della dipendenza occorre fare di più – commenta il presidente del Codacons Carlo Rienzi – Le periferie romane sono letteralmente infestate da sale slot, e ogni giorno vengono aperte nuove sale che rappresentano un pericolo per la salute dei cittadini. In tale contesto sarà difficile se non impossibile controllare che effettivamente i gestori si adeguino alle nuove disposizioni”.

Proprio nelle periferie, dove i parchi pubblici sono sempre più degradati e le strutture adibite all’incontro di anziani e adolescenti non ricevano più fondi per gestione e manutenzione, le sale gioco rappresentano quasi gli unici luoghi di socializzazione. Percorrendo via Tiburtina, la consolare romana che porta in Abruzzo, i 5 chilometri che partono dalla stazione della metropolitana "Rebibbia" in direzione Tivoli sono costellate di sale gioco dalle improbabili scenografie stile Las Vegas. E' uno dei ritratti più squallidi della periferia romana, non a caso anche una delle ambientazioni dei traffici loschi raccontati dal film "Suburra".

 

Gioco d'azzardo, un settore che non conosce la crisi 

Il valore mondiale del gioco d'azzardo è in continua ascesa. Secondo H2 Gambling avrebbe raggiunto i 400 miliardi di dollari. Il report "The world biggest gambler"pubblicato dall’Economist a febbraio del 2017 e basato sulle ricerche della società H2 Gambling Capital vede l'Italia al quarto posto nel mondo per soldi complessivamente spesi in giochi d’azzardo, all’ottavo posto per le perdite medie di ogni cittadino. Rispetto al primo dato, il nostro paese, con circa una spesa di 19 miliardi, è preceduto da Stati Uniti, dove nel 2016 sono stati spesi 116,9 miliardi di dollari, dalla Cina (a Macao c'è un casinò ad ogni angolo della città) con 62,4 miliardi, e dal Giappone.  

Il primo paese al mondo peri soldi spesi pro capite dai giocatori è l’Australia: in base ai dati di H2 Gambling Capital, riportati da WorldAtlas, ogni australiano spende circa 990 dollari. A Singapore, secondo posto nella classifica, ogni giocatore spende poco meno di 700 dollari. In Italia spende circa 374 euro all’anno.

Secondo il dossier del CNR “Consumi d'azzardo 2017 (elaborazione dello studio IPSAD®) il numero di quanti hanno giocato d'azzardo almeno una volta l’anno è superiore a 17 milioni e rappresenta il 42,8% della popolazione di età compresa fra 15 e 64 anni. Fra questi, oltre un milione sono giovani hanno un’età compresa fra 15 e 19 anni (rappresentano il 44,2% degli studenti italiani). 

Il gioco più diffuso fra gli adulti è il Gratta&Vinci, praticato dal 74% degli intervistati. Seguono il Super Enalotto (42,5%), il Lotto (28,3%), le scommesse sportive (28%), i giochi con le carte (15,5%), 10 e lotto/Win for life (13,1%), Poker texano (7,7%), Totocalcio/Totogol (6,2%), Bingo (6%), Videolottery/slot machine (5,9%), i giochi come roulette e dadi (4,2%), le scommesse su altri eventi (4,1%). Oltre un terzo dei giocatori intervistati (il 35,4%) ritiene che sia sufficiente essere abili giocatori per diventare ricco.

 

Giovani, il bersaglio facile del gioco d'azzardo

La ludopatia coinvolge tutte le categorie di cittadini: disoccupati, precari, casalinghe, pensionati, giovani. Su questi ultimi si sofferma il dossier “Adolescenti e azzardo: cresceranno dipendenti?”presentato il 26 giugno da Caritas e Ospedale Bambino Gesù, dedicato al fenomeno della dipendenza tra gli adolescenti. Analizzando un campione composto da 1600 giovani dai 13 ai 17 anni (ai quali è vietato per legge il gioco d'azzardo, in quanto minori) emerge che due ragazzi su tre giocano d’azzardo almeno una volta all’anno. Il 36,3 per cento (oltre un terzo) ha dichiarato di giocare abitualmente - perlomeno una volta al mese con le scommesse sportive l’88,3%, Gratta e vinci (48%), scommesse online (30,2%),  giochi di carte con soldi, poker e Blackjack con soldi e slot machines (25%).

Secondo il dossier, l'esca che attrae i giovani al gioco è soprattutto la pubblicità: il campione dei ragazzi intervistati afferma infatti di sapere dell’esistenza del gioco d’azzardo dalla pubblicità in tv (80,6%), dalla pubblicità online (67,3%) o da quella nel bar/tabacchi (64,8%). Il 69% dei millennials intervistati giocano attraverso lo smartphone con app e siti dedicati. “Roma è capitale europea dell’azzardo per gli adulti e, purtroppo, anche per i minori. Tre su quattro gioca d’azzardo e ne sono venuti a conoscenza dalla pubblicità”, affema il direttore della Caritas diocesana di Roma, monsignor Enrico Feroci. 

A poco servono le campagne di comunicazione sociale dedicate ai rischi del gioco d'azzardo, alla maggior parte dei ragazzi manca la consapevolezza dei rischi: l'89,1% definisce l'azzardo "un'attività in cui si utilizza del denaro per vincerne altro, affidandosi alla fortuna". Il 38,5%, pur riconoscendo l'esistenza di rischi, ritiene che sia sufficiente “stare attenti” per evitare situazioni disastrose. E chi ne percepisce i rischi, li associa alla perdita di denaro (59,8%) piuttosto che ai problemi per la salute che potrebbero derivare (14,6%).

Altro fattore di pericolo messo in evidenza dal dossier è la strategia per attrarre anche i bambini piccoli al gioco promuovendo macchine che distribuiscono giocattoli, abituandoli così al meccanismo gioco/gratificazione.

Partendo dai dati della ricerca della Caritas, l'Ospedale Bambino Gesù ha redatto una guida rivolta a genitori e insegnanti per aiutarli a gestire e risolvere il problema della dipendenza dei giovani dal gioco. Gli specialisti di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù offrono supporto psicologico e hanno creato il nuovo un indirizzo e-mail dedicato iogioco@opbg.net. Nello spiegare i meccanismi alla base della dipendenza dal gioco che scattano nella testa degli adolescenti, gli esperti hanno evidenziato che il tratto psicologico che predispone di più allo sviluppo delle dipendenze è la scarsa capacità di autocontrollo, una caratteristica distintiva dell'adolescenza. A questo si aggiungono i tipici fattori di rischio ambientali come il contesto socio-economico in cui i ragazzi vivono o la concomitanza con le dipendenze (alcol e droghe leggere) il cui uso è sempre più diffuso.

 

Il voto con il portafoglio e il torneo di biliardino come antidoto al gioco d'azzardo

La campagna SlotMobè stata lanciata nel 2013per combattere il problema del gioco d’azzardo legalizzato che sta dilagando in Italia. Uno dei più convinti sostenitori della campagna è l'economista Leonardo Becchetti, cattedra in Economia Politica all'Università di Roma Tor Vergata. "Lo Stato guadagnerebbe di più senza le slot machine" afferma il docente, che parla del vantaggio economico dello Stato se la gente giocasse di meno. Intanto si eviterebbero le spese mediche per curare la ludopatia e i costi sociali del gioco: oltre 800.000 persone sono a rischio dipendenza (GAP, Gioco d’azzardo Patologico), centinaia di famiglie ridotte in povertà, suicidi per sfuggire ai debiti soverchianti, costi di investigazione e inchieste legate al riciclo di denaro a opera di associazioni di stampo mafioso infiltrate nella gestione delle sale giochi. 

In poco tempo le azioni di Slotmob hanno coinvolto sindaci, assessori e amministratori locali che hanno cominciato a legiferare in materia. 

Il principio dello Slotmob è un concetto molto caro a Becchetti: il voto col portafoglio. I consumatori sono invitati a premiare i bar che hanno scelto di rinunciare alle slot machines  andando in massa a fare colazione o a prendere l'aperitivo proprio lì. Durante ogni Slotmob viene organizzato un torneo di biliardino per sottolineare il valore del gioco "sano" basato sulla relazione, in contrapposizione a quello delle slot machine che porta all’isolamento. Finora sono stati realizzati oltre 220 Slotmob in tutta Italia, a cui hanno aderito oltre 200 associazioni ed enti locali e a cui hanno partecipato oltre 10.000 persone. 

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