Tatuaggi d’oro, la passione degli italiani è valutata 316 milioni di euro l’anno
Michela Di Trani | 21 August 2017

Fisici scolpiti o rotolini di pancetta e braccia un po’ flaccide, 8 milioni di persone in Italia ha un tatuaggio o un piercing. Il giro legale è di 200 milioni di euro.  “Al quale si deve aggiungere un sommerso valutato l’80 per cento delle attività legali”, denunciano le associazioni. Poche le regole, per ora: nel Bel Paese basterebbero 90 ore di corso per essere autorizzati a infilare aghi e fare incisioni nella pelle

Spalle e caviglie nude, avambracci scoperti è quasi impossibile non interrogarsi come leggere i segni dei tatuaggi da diversi punti di vista, da quello psicologico, a quello sociale ed economico che toccano le persone di ogni età. Il corpo diventa una lavagna su cui inscrivere ricordi, battaglie esistenziali o una decorazione semplicemente estetica o ricostruttiva. E’ in atto una nuova frontiera della trasformazione del corpo che fa del colore una scienza, anche medica. E come ci insegna la storia, i cambiamenti, dalle catastrofi naturali, alle guerre, possono diventare fonti di business. In Italia – dico i centri ricerca statistici – i tatuati sono più di otto milioni. Non è solo un fenomeno sociale ma anche economico: secondo i recentissimi dati di Unioncamere, forniti in ESCLUSIVA a Radici Future Magazine, alle Camere di Commercio d’Italia al 22 luglio 2017, risultano iscritte 4.166 imprese aventi oggetto “Attività di tatuaggio e piercing”. “Un numero destinato ad aumentare – spiega responsabile settore artigianato della Camera di commercio Nicola Mastropaolo – se si considera che gli anni 2016 e 2015 si sono chiusi rispettivamente con 3.645 e 2.285 iscrizioni”. Il giro d’affari è da 200milioni di euro l’anno per le imprese legalmente dichiarate, secondo i dati forniti dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa. “Al quale si deve aggiungere un sommerso che si aggira intorno all’80 per cento delle attività legali”, denuncia il responsabile nazionale della CNA, settore tatuaggio, piercing e dermopigmentazione, Pierluca D’Aquino.

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Il settore del benessere, con particolare riferimento alle attività di acconciatura, estetica, tatuaggio e piercing è costituito da circa 160mila fra imprese e lavoratori autonomi, garantisce occupazione a migliaia di addetti e riveste un ruolo rilevante per l’economia del Paese, “si parla di un giro d’affari annuo pari a 21 miliardi di euro pur essendo caratterizzato per la quasi totalità da imprese di micro e piccola dimensione”, ha aggiunto D’Aquino.
L’improvviso boom economico, esploso negli ultimi 6/7 anni, ha favorito l’abusivismo, i cui effetti distorsivi della concorrenza sleale dal punto di vista economico e della sicurezza della salute si sono riversati sugli operatori economici, sul bilancio dello Stato e sui consumatori. E’ emersa dunque dagli addetti ai lavori la necessità di una normativa organica e più moderna. In Parlamento giace una proposta di legge che la CNA, con alcune associazioni di categoria, ha contribuito a redigere. L’obiettivo è di apportare alcune modifiche alla disciplina sull’attività estetica contenuta nella legge 4 gennaio 1990, n. 1, al fine di rendere la professione di estetista più conforme al quadro evolutivo e di regolamentare a livello nazionale le professioni di tatuatore, piercer, truccatore (makeup artist) e onicotecnico, i cui profili sono oggi rimessi a leggi regionali o comunali. Attualmente, nessuna legge statale disciplina il tatuaggio o il piercing, sebbene la materia sia stata già oggetto della risoluzione ResAP (2008)1 del Consiglio d’Europa, del 20 febbraio 2008, sui requisiti e criteri per la valutazione della sicurezza dei tatuaggi e del trucco permanente, volta alla tutela della salute pubblica, alla quale dovrebbero uniformarsi le legislazioni dei singoli Stati membri dell’Unione europea. L’unica normativa nazionale in materia è costituita dalle Linee guida emanate dal Ministero della sanità nel 1998 per l’esecuzione di procedure di tatuaggio epiercing in condizioni di sicurezza. Al fine di garantire l’uniformità nel territorio nazionale, la proposta di legge si occupa di definire le attività di tatuatore e di piercer, intendendosi per tatuaggio la colorazione permanente di parti del corpo ottenuta con l’introduzione o con la penetrazione sottocutanea e intradermica di pigmenti mediante aghi, oppure con una tecnica di scarificazione, al fine di formare disegni o figure indelebili e perenni; e per piercing la perforazione di una qualsiasi parte del corpo umano allo scopo di inserire anelli o altre decorazioni di diversa forma o fattura. Le attività devono essere effettuate nel rispetto delle misure igieniche, preventive, di sicurezza e di educazione sanitaria. Tra questi, c’è il divieto di eseguire tatuaggi e piercing, a esclusione delpiercing al padiglione auricolare, sui minori di anni diciotto senza il consenso informato reso personalmente dai genitori o dal tutore. È regolamentata anche la parte formativa che si conseguirà dopo la conclusione dell’obbligo scolastico mediante il superamento di un apposito esame teorico-pratico preceduto dallo svolgimento di un corso regionale di qualificazione della durata di due anni, con un minimo di 600 ore.tatu 01

Insomma, attualmente secondo la normativa vigente, potrebbe infilare aghi, fare incisioni nella pelle, per esempio, una persona che fino al giorno precedente ha fatto un qualsiasi altro mestiere non sanitario, che abbia frequentato un corso di 90 ore, presso una scuola privata autorizzata dalla Regione. Ma per tornare all’arte del disegno sul corpo il suo impiego è approdato anche nella medicina e nella chirurgia ricostruttiva. I colori sono diventati dei veri e propri impianti pigmentari e le apparecchiature, i dermografi, sono state introdotte nelle sale operatorie. È stato sviluppato il suo impiego nella chirurgia ricostruttiva dopo il cancro al seno. Anche le cicatrici da ustioni e le depigmentazioni del corpo sono trattate con dermopigmentazione. I trucchi permanenti si sono perfezionati con il trattamento delle malformazioni e delle cicatrici del viso che colpiscono le palpebre, le sopracciglia e la bocca. Il colore dunque diventa anche scienza e medicina in espansione ed evoluzione, con una storia, normative comprese, ancora tutta da scrivere.

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