Il Gruppo punta alla cooperazione, ma la lotta alla diseguaglianza non può essere solo economica
Michela Di Trani | 16 May 2017

I big del G7 si incontreranno il 26 e il 27 in Sicilia. La sintesi del lavoro del summit sulla  finanza di Bari è racchiusa nel ‘Manifesto di Bari’ che spinge, tra l’altro, a “migliorare l’accesso ai servizi sanitari e ridurre gli ostacoli alla partecipazione di donne, giovani e anziani nella vita economica”. Ma è davvero così?

 

BARI – “Cooperazione”. È l’impegno stretto a Bari dai leader delle Finanze del G7. Sia economica, sia finanziaria, rivolta a usare tutti gli strumenti, monetari fiscali e strutturali, individualmente e collettivamente per raggiungere l’obiettivo di una crescita forte, sostenibile e inclusiva per l’Italia, gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone, la Germania, la Gran Bretagna e la Francia, senza lasciare nessuno indietro. Perché la ripresa globale sta guadagnando slancio, ma la crescita rimane moderata e il PIL è ancora al di sotto del livello del potenziale in molti paesi, con i rischi orientati al ribasso. Anche i tassi di crescita potenziali a più lungo termine rimangono labili. In questo contesto internazionale la “Cooperazione” per i 7 Big Finanze è diventata la leva fondamentale per crescere e innovare. Un G7 sociale che favorisca il progresso economico e sociale insieme, e promuova pari opportunità per tutti, si è tenuto in Puglia, terra di accoglienza e frontiera verso territori del Mediterraneo, bagnato dalle lacrime della gente che scappa dalla povertà, dalla fame e dalle guerre. Un G7 che ha parlato di welfare, lotta alle disuguaglianze, che non vuole essere solo potenza economica ma un organismo che progetti uno sviluppo più organico, al di là delle tante difficoltà. Rendere protagoniste le persone, quelle povere, che vivono nelle aree più svantaggiate. In questo è l’innovazione partita dal Sud dell’Italia del vertice finanziario. Alquanto inverosimile è risultata a non pochi. Non sono mancate, infatti, le note di polemica e di scetticismo al termine della conferenza stampa finale. Intanto, carta canta, i grandi maestri della finanza internazionale non si sono fatti cogliere impreparati, hanno prodotto fatti e documenti, tutti con l’unica chiave di lettura della “Cooperazione”. Anche negli Stati Uniti, il clima è cambiato, il ministro Pier Carlo Padoan ha spiegato “che c’è stato il riconoscimento che la frammentazione globale non aiuta nessuno”. A cominciare dal comunicato stampa finale che è stato condiviso da tutti i Paesi, Italia,Canada, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia e anche Usa. “Non accadeva da molti anni che a un G7 dei ministri delle Finanze ci fosse un comunicato comune che come sempre rappresenta gli elementi di condivisione e di progresso insieme che i G7 decidono di condividere e di portare avanti”, ha spiegato il ministro Pier Carlo Padoan. Non era scontata la sottoscrizione da parte di tutti. Il segretario di Stato Usa, Steven Mnuchin, infatti, ha tentato di smussare le politiche di protezionistiche spiegando che “non vogliamo essere protezionisti ma ci riserviamo il diritto di esserlo se il commercio non è libero ed equo, il nostro approccio è per un commercio più equilibrato. Pensiamo che la crescita degli Usa possa essere un bene anche per altri Paesi”. Ma la sintesi del lavoro del G7 Finanze è racchiusa nel ‘Manifesto di Bari’ che inquadra e mette a sistema tutti gli strumenti di policy affinché ci sia la crescita, coinvolga tutti e non lasci indietro nessuno. Si tratta di realizzare un percorso d’integrazione che metta in comune talenti e risorse per il raggiungimento del benessere dei Paesi.
“Sono necessarie risposte politiche per garantire che i frutti della crescita economica siano condivisi nel mondo più ampio possibile”, pone in evidenza il’Manifesto di Bari’ sulla crescita inclusiva. Ma riconoscono i ministri delle Finanze di Italia, Usa, Canada, Giappone, Germania, Gran Bretagna e Francia che non esiste un modello migliore in assoluto per tutti gli Stati ma che l’obiettivo comune rimane il raggiungimento di una crescita sempre maggiore e migliore. Sono necessari per affrontare efficacemente la disuguaglianza e contribuire alla crescita forte, sostenibile, equilibrata e inclusiva pacchetti politici complessivi, coerenti ed efficaci, che vadano oltre la concentrazione sul reddito per coprire altre dimensioni chiave del benessere. Nel documento si sollecita una “allocazione più efficace” delle risorse “sia sulle entrate che sulle spese” per “aumentare la crescita e la produttività”. In secondo luogo si sottolinea “l’importanza di spingere su innovazione e produttività, migliorando l’istruzione e la formazione e le politiche attive del mercato del lavoro per promuovere l’occupazione, migliorare l’accesso ai servizi sanitari e ridurre gli ostacoli alla partecipazione di donne, giovani e anziani nella vita economica”. Altro punto riguardano gli Investimenti pubblici di buona qualità che hanno il potenziale per aumentare la crescita e la produttività’, e influenzano positivamente la creazione di posti di lavoro e la domanda nel breve periodo”. Inoltre “la cooperazione internazionale è fondamentale per rispondere ad un aumento dei livelli della mobilità del capitale. A questo proposito, stanno lavorando per assicurare condizioni di parità fiscalità internazionale attraverso l’attuazione dell’agenda fiscale G20 / OCSE”. Nel documento si parla di “possibili opzioni di riforma fiscale” che potrebbero includere l’ampliamento della base fiscale disponibile, la riduzione delle spese fiscali inefficienti, la riduzione dei cunei fiscali sul lavoro in particolare per i lavoratori meno qualificati per rafforzare la partecipazione al mercato del lavoro. Sul lato della spesa si riconosce che una politica fiscale favorevole alla crescita inclusiva sia basata non solo sulle dimensioni di bilancio ma anche sulla sua composizione e qualità.
Non sono mancate però le critiche e le polemiche al Bari Policy Agenda. Sul tema della lotta alle disuguaglianze da Oxfam e Gcap è stato apprezzato solo nei contenuti, perché per gli organismi che si dedicano alla riduzione della povertà globale, il documento contiene solo dichiarazioni di intenti che non si traducono in un piano d’azione concreto e in politiche misurabili. E i progressi su cooperazione in materia fiscale e finanziaria non sono accompagnati dall’esplicito impegno condiviso di porre fine alla corsa globale al ribasso in materia di fiscalità. “Non sono arrivati, come avremmo auspicato- hanno scritto in comunicato congiunto- a dettagliare specifiche misure di politica domestica ed internazionale volte a contrastare la disuguaglianza nei contesti nazionali, né hanno ancora predisposto un comune piano d’azione, coordinato ed inclusivo, e un sistema di monitoraggio dei progressi su cui auto-giudicarsi ed essere giudicati dai cittadini”. Alla Presidenza italiana del G7 Oxfam e Gcap ha dato il merito, però, di aver prestato attenzione all’allarmante portata del fenomeno e agli impatti delle disparità economico-sociali, per aver inserito tra le priorità dell’agenda del summit il tema della riduzione delle disuguaglianze : oggi 7 cittadini su10 nel mondo vivono in un Paese in cui la disuguaglianza economica è sensibilmente aumentata negli ultimi 30 anni. Contro i potenti del G7 Finanze inoltre studenti, disoccupati e pensionati in corteo hanno manifestato per le vie di Bari senza scontri. Hanno urlato slogan sia contro i rappresentanti dei sette Paesi più industrializzati, sia contro agenti di polizia e carabinieri, definiti “i veri black block”. Hanno ballato sulle note di una canzone neomelodica dinanzi al carcere di Bari dopo aver salutato, contraccambiati, i detenuti.

L’indicatore di benessere equo e sostenibile, “il Bes, e il suo inserimento nel Bilancio dello Stato é un altro tema delicato affrontato tra i Paesi del G7 che l’Italia ha promesso che farà in modo di tenerlo nell’agenda. Il Ministro Padoan, ha assicurato che indipendentemente dalla presidenza G7 “l’Italia continuerà in questa direzione restando il primo tra i Paesi occidentali a formulare un impegno di policy sullo sviluppo sostenibile”. L’indicatore di Benessere equo e sostenibile (Bes) é un indice, sviluppato dall’Istat e dal Cnel, per valutare il progresso di una società non solo dal punto di vista economico. Il suo inserimento nel Bilancio dello Stato consentirà di rendere misurabile la qualità della vita e valutare l’effetto delle politiche pubbliche su alcune dimensioni sociali fondamentali.
Se alle parole, ai documenti condivisi e alle dichiarazioni d’intenti seguiranno fatti e atti concreti, non si sa, almeno per ora. Bisognerà aspettare. È certo che il G7 Finanze a Bari ha cambiato l’orizzonte. La “Cooperazione” è diventata trampolino di lancio verso uno sviluppo inclusivo e quindi più solido e duraturo.
E se al termine del G7 Finanze le opinioni su alcuni temi politici sono risultanti discordanti, il tema dell’accoglienza dell’evento, ha messo tutti d’accordo: il vertice è stato un successo per gli ospiti e per i padroni di casa. Hanno fatto il giro del mondo i selfie dei ministri con lo sfondo dei sassi di Matera e le immagini del concerto nel nuovo teatro Petruzzelli, dei fuochi d’artificio sul lungomare di Bari, della festa delle eccellenze enogastronomiche al Fortino, fino alla passeggiata per Polignano, con la signora Draghi catturata da un chitarrista che intona Volare e conseguente foto di gruppo delle Ladies sotto la statua di Domenico Modugno.

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