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La copertina di Pierfrancesco Uva
Violenza sui Social, dai gruppi segreti su Facebook a “La bombi o la passi”: i mille volti degli hater
Chiara Curci | 3 April 2017

Hanno un nome: hater (odiatori). “Ragazze disinibite”, “Ragazze porche”, “Sesso, droga e pastorizia”, sono gruppi Facebook dove si trovano post che inneggiano alla violenza e a volte alla pedofilia. E poi la nuova moda su youtube. Uno sfogatoio per frustrati, per i quali qualsiasi ragazza è una preda

Esiste un sotto bosco fatto di misoginia, intolleranza e violenza verbale. Le donne sono, spesso, le vittime prescelte e bersagli prediletti di professionisti dell’odio: hater (odiatori). I social network rappresentano un territorio fertile per tutti coloro che hanno voglia di sfogare il loro lato gruppifacebook2animalesco alimentando un’aggressività insensata. Facebook, Twitter, Instagram, Snapchat, Youtube, sono solo alcuni dei più importanti social che quotidianamente vengono utilizzati in tutto il mondo. Il fenomeno è molto diffuso, basta navigare per pochi minuti per riuscire a scoprire un mondo fatto di insulti e di numerosi gruppi privati e pubblici dove vengono prese di mira donne dello spettacolo e ragazze sconosciute.

 

Nel sistema democratico di internet chiunque può scrivere o pubblicare qualcosa, una meravigliosa macchina che genera opportunità e spesso fa nascere talenti, ma che allo stesso tempo permette a chiunque di poter etichettare qualsiasi persona con aggettivi più disparati. La lapidazione online avviene spesso in maniera subdola e sleale. All’interno di molti gruppi segreti presenti su Facebook, formati per la maggior parte da uomini, vengono pubblicate foto rubate a ignare ragazze, in alcuni casi anche parenti, amiche o fidanzate dei componenti del gruppo, e apostrofate con pesanti commenti volgari sul loro aspetto che istigano anche allo stupro.

«Le piattaforme web non aiutano contro la violenza verbale», con queste parole la presidente della Camera, Laura Boldrini, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne del 2016gruppifacebook3 aveva deciso di pubblicare i numerosi messaggi sessisti e gli insulti che quotidianamente riceve, molti provenienti da esponenti politici come Beppe Grillo, leader e fondatore del Movimento Cinque Stelle, che invitò i lettori del suo blog a dire cosa avrebbero fatto con lei in auto e Matteo Salvini, leader della Lega Nord, che la paragonò a una bambola gonfiabile. Minacce, insulti, epiteti negativi che non risparmiano nessuno.

L’atleta paralimpionica Bebe Vio, ha denunciato durante una trasmissione televisiva le offese a carattere sessuale ricevute su Facebook da “Hater” (ndr letteralmente chi odia, utenti che avvelenano le discussioni con i loro commenti improntati a un odio violento e immotivato). La cultura delle immagini e della perfezione nell’apparire sembra essere alla base di questo fenomeno. I nativi digitali ritengono normale e non denigratorio offendere sul web le loro amiche come è risultato da una ricerca condotta dall’Università la Sapienza di Roma. Secondo questi ragazzi tale violenza non è paragonabile a quella fisica. “Ragazze disinibite” che conta 26 mila utenti, “Ragazze porche”, “Sesso, droga e pastorizia”, sono invece gruppi dove in molti post dilagano commenti ad alto tasso erotico e dove utilizzare parole molto pesanti sembra essere una pratica normale per “corteggiare” una ragazza. Gli utenti del gruppo danno sfogo alle loro fantasie più basse utilizzando il web come una chat privata erotica, visibile a qualsiasi persona, anche adolescenti e bambini.

Tra i casi di violenza verbale gratuita impossibile non ricordare quello di Tiziana Cantone, una ragazza di 31 anni la cui dignità è stata violata con la diffusione sul web di una segruppifacebookrie di video erotici che la vedevano protagonista. Un tormentone, una frase diventata virale che ha devastato la ragazza. Tiziana si è suicidata qualche mese fa nella sua villa. Un caso che ha acceso i riflettori su un altro problema: la mancata censura da parte di Facebook. Visionando i gruppi ci si rende conto che basta segnalarli per poterli far sparire, ma non è così semplice. Spesso, infatti, nonostante le segnalazioni di diversi utenti, i contenuti non vengono bloccati dal social network e continuano a girare incontrollati. Il viaggio nell’etere continua e spostandosi su Youtube, piattaforma web che consente la condivisione e visualizzazione in rete di video, è possibile imbattersi in video dai titoli molto esplicativi.

“La bombi o la passi” è l’ultima moda dei youtubers (ndr. ragazzi diventati star di youtube) e consiste in una serie di video dove due o più ragazzi giudicano delle ragazze, spesso star del web. Il metro di giudizio è la bellezza e la prestanza fisica e l’oggetto della disquisizione è se decidere di passare ad un’altra o letteralmente “bombarla”. Un fenomeno che non sembra essere passato inosservato alla giustizia. La Cassazione con una sentenza del 2015 ha riconosciuto “diffamazione aggravata”, paragonabile a quella per mezzo stampa, la pubblicazione e diffusione di messaggi offensivi attraverso Facebook. Chissà se così i leoni da tastiera saranno finalmente messi in gabbia.

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