Ecco come dal 2010 il progetto Migrantour abbatte i “luoghi comuni” facendo conoscere i “luoghi d’arte”. Undicimila visitatori hanno già scelto la nuova formula
Di solito siamo abituati, durante i nostri viaggi, a farci condurre nei luoghi più belli delle città dagli abitanti del posto, tra attrazioni, piatti tipici ed eventi culturali.
E se invece a raccontarci le tante storie di una città fosse un concittadino proveniente da un mondo lontano? In questo caso faremmo due viaggi… Il primo, guardando la città con gli occhi di chi in quel posto ha ritrovato un suo spazio e riprogettato la sua vita.
Il secondo, con un accompagnatore migrante che non dimentica il suo mondo lontano e lo ritrova ogni giorno in un angolo della città che lo ha accolto, attraverso un racconto, un profumo, un sapore, una musica, pur restando in città.
La cooperativa Viaggi Solidali nasce nel 2004, ma i suoi soci lavorano insieme come operatori di turismo responsabile già da qualche anno in associazione. È un tour operator, e costruisce i suoi percorsi turistici secondo la Carta d’Identità per viaggi sostenibili di AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile). Il percorso turistico, per chi propone turismo responsabile, è uno scambio paritario: il posto da visitare non è al servizio del turista, ma lo scambio avviene nel rispetto della cultura e della realtà locale.
Nel 2010 Oxfam Italia, ACRA-CCS e Viaggi Solidali iniziano a proporre itinerari urbani interculturali accompagnati da migranti con il progetto Migrantour. L’idea nasce a Torino, e più precisamente a Porta Palazzo. Il presidente della cooperativa Viaggi Solidali, Enrico Marletto, lo definisce “un luogo speciale, il più grande mercato d’Europa in quanto a superficie, un luogo in cui si parlano ogni giorno più di 60 lingue diverse”.
Il progetto parte dalla curiosità di visitare davvero quel luogo. Quella piazza contiene una grandissima potenzialità: la possibilità di incontrare culture e Paesi diversi senza spostarsi dalla città. “Qualche giorno fa – racconta Marletto – si festeggiava il capodanno cinese. Quanti di noi lo sanno? Per l’occasione, la comunità cinese ha organizzato una festa, una guida spiegava alcuni aspetti di questa cultura, e abbiamo fatto una pillola di viaggio in Cina stando in città”.
Così, nel 2010 Migrantour inizia la sua avventura, a Torino. Si individua l’itinerario, si formano le persone che lo accompagnano. Con un progetto, Oxfam finanzia la formazione e chiede di fare ricerche e studi di fattibilità su Milano, Firenze, Roma. Da lì nasce la rete. Poi, nel 2015, un progetto europeo consente di allargare questa rete oltrefrontiera. Oggi è presente in 9 grandi città: Torino, Milano, Genova, Firenze, Roma, Marsiglia, Parigi, Valencia e Lisbona.
Risale proprio a qualche settimana fa l’ultimo riconoscimento internazionale: a Londra Migrantour viene nominato Silver Winner al World Responsible Tourism Awards 2016 nella categoria “Best innovation by a tour operator”.
Chi sono le circa 11mila persone che finora hanno scelto le passeggiate accompagnate da migranti? “L’80% di coloro che partecipano alle passeggiate sono studenti, soprattutto studenti delle scuole superiori pronte a lavorare sui temi dell’intercultura. – continua Enrico Marletto – A seguire, i cittadini, coloro che hanno voglia di scoprire la propria città con occhi diversi. E poi, persone “di passaggio”, chi si trova in città per lavoro, per un convegno, un evento, chi si occupa delle tematiche interculturali”.
Con loro ci sono gli accompagnatori, i “ciceroni”, migranti di prima o seconda generazione, appositamente formati, originari di Egitto, Cina, Brasile, Senegal, Kenya, Ucraina, Romania, Nepal, Marocco, Bangladesh e tanti altri paesi, che parlano la lingua del Paese in cui risiedono e in genere altre due lingue oltre quella del Paese di origine.
Lamine è arrivato a Roma nel 2009 – “Quando sono arrivato non ero molto sicuro di volerci restare. Poi man mano che scoprivo la città mi sono reso conto della sua grandezza universale e soprattutto della presenza delle altre comunità di tutto il mondo… Oggi Roma è diventata casa mia: posso dire che la conosco benissimo come la città dove sono nato e cresciuto in Senegal: ogni strada, ogni autobus. A Roma riesco a trovare anche il cibo e la tradizioni del mio Paese, al Mercato di Piazza Vittorio Emanuele che è un mix di culture, di tante lingue parlate nel mondo… in cento metri quadri troviamo tutto il mondo”.
“Penso che essere una guida migrante interculturale mi permette apportare alla cittá che mi ha accolto, raccontandola attraverso i miei occhi, trasformandomi in protagonista” – si presenta coì Mauricio, colombiano, a Valencia dal 2007.
Scorrendo tra i tanti “volti di Migrantour”, troviamo anche Paola, italiana, di Brescia, che ora lavora per Migrantour a Marsiglia: “Sono partita nel 2000, ho abitato in varie città italiane, poi nell’isola di Tenerife e nella megalopoli di Città del Messico, per sbarcare infine a Marsiglia, che mi ospita dal 2013. In questi anni ho scoperto gli abitanti di tutte le città nelle quali ho vissuto, e mi hanno insegnato la loro cultura, le loro abitudini e modi di vita”.
Per ricordarci ancora una volta quanto arricchimento e cultura le migrazioni portino nelle città di tutto il mondo, e quanti “viaggi a chilometro zero” ci consentano di fare spostandoci di pochi passi.