di Anna Natile e Valentina Ventura –
L’ironia salverà il mondo. Forse. Ma la satira grottesca se non riuscirà a salvarci dalla politica corrotta, dalla criminalità organizzata e dalla becera televisione generalista (che ci ingurgita di reality e cooking show), per lo meno ci donerà la catarsi di vedere sbeffeggiati tali inossidabili centri di potere. E il paradosso, quale elemento narrativo, porterà a galla tutta l’ipocrisia che intride il mondo e purtroppo anche noi italiani: «Ecco gli svantaggi del mio lavoro! Stare spesso all’estero da solo; rinunciare ai buoni sapori di casa e dover subire la tracotanza e il pregiudizio di chi vede in noi italiani il solito luogo comune “mafia/pizza”. E non importa se uno come me è laureato e parla quattro lingue, per loro cambia poco!»… infatti ad una tale, lecita affermazione seguono un paio di omicidi ed una scorpacciata di pizza.
Tutto questo, e molto di più, nel romanzo “Pentole e Pistole” di Franco Caprio e Vito Antonio Loprieno, Radici Future Edizioni.
Un romanzo dalla trama divertente, intessuta di straordinarie metafore sulla vita e sulla ferocia umana come viatico di sopravvivenza. Due i protagonisti: don Pasquale Cicerchia e Carmine Lo Riccio, rispettivamente spietato boss della malavita con la passione per la buona cucina e un giovane criminale apprendista. I due conducono il lettore entro scenari drammaticamente attuali. Le vicende sono narrate secondo il pirandelliano canone del sentimento del contrario, per cui i personaggi, se in un primo tempo appaiono come maschere grottesche, al limite del ridicolo, successivamente ci inducono ad un’amara riflessione sulla miseria umana. Protagonista del romanzo è anche la cucina, quella tradizionale di don Pasquale, cuoco sopraffino, e quella spettacolarizzata del reality gastronomico The biggest Chef- evidente parodia dei reality che affollano i palinsesti televisivi in questo caso teatro di spietati scontri tra concorrenti e rispettivi protettori della malavita organizzata. Il romanzo invita il lettore anche ad una riflessione sui limiti tra bene e male, quanto mai amplificati dall’universo posticcio della TV, popolato da starlette arriviste e cinici presentatori, non meno colpevoli degli spietati serial killer ingaggiati per sabotare la gara culinaria. Attraverso la sapiente regia narrativa e la scrittura fluida e piacevole degli autori Franco Caprio e Vito Antonio Loprieno, il romanzo lancia un forte monito alle giovani generazioni, affinché sappiano distinguere tra realtà e finzione, per difendersi dal potere manipolatorio e seduttivo della televisione, che spesso propone loro modelli negativi e programmi la cui unica funzione è creare masse non pensanti.