Rollo (Lega Coop): “Primi dati economici disastrosi, ma il mondo della cooperazione non si ferma”

28 Marzo 2020
Rollo foto

di Antonio V. Gelormini

In questi giorni, in queste settimane, si sente la necessità di raccontare da dentro il quotidiano della quarantena, dell’#iorestoacasa e di indagare le speranze, le frustrazioni, le ansie e le gioie di chi da diversi mondi sta vivendo – come tutti – l’effetto Codiv-19 Coronavirus. 

Una serie di interviste per il Magazine di Radici Future a persone, a personalità, a singoli cittadini ed a chi rappresenta dei mondi nel sociale, per entrare nelle pieghe del quotidiano “segregato” e per provare a intravedere gli scenari al di là della luce in fondo al tunnel.

Abbiamo incontrato Carmelo Rollo, Presidente LegaCoop Puglia e Vicepresidente LegaCoop Nazionale

Per un attivo e onnipresente come lei, cosa vuol dire #iorestoacasa e come lo sta vivendo?

Restare a casa non è né un mantra né uno slogan. E’ un impegno civile e sociale nei confronti di tutti. È un obbligo nei confronti delle persone e del territorio. Restando a casa si ossequiano tutti coloro che continuano a lavorare. Restare a casa, vuol dire aver riguardo delle persone che operano nelle strutture del sistema sanitario nazionale, vuol dire cautela e attenzione nei confronti delle persone che continuano a lavorare, che garantiscono servizi, se pur nelle difficoltà scatenate dal Covid 19. In sintesi, restare a casa è: l’esiguo impegno di ognuno nella corsa verso una normalità.

Nessuno ci avrebbe mai detto che un giorno saremmo stati bloccati a casa da una pandemia, che saremmo stati privati della quotidianità che, sino a ieri, davamo per scontate. Dopo un primo periodo di baraonde informative, ci siamo organizzati per gestire al meglio l’angoscia e le prime preoccupazioni. Per quel che mi riguarda, vivo questo tempo continuando a lavorare, utilizzando per quanto possibile strumenti e sistemi messi a disposizione dalla tecnologia, lavoriamo on line e con il telefono.

Nel nostro lavoro è fondamentale l’ascolto e il rapporto con le imprese cooperative, con le socie e i soci delle nostre imprese. Vivo questo tempo immaginando il giorno in cui lo racconteremo, come un passaggio verso il nuovo. Vivo questo periodo recuperando spazi ai quali, sino a ieri, avevo dedicato piccoli ritagli di tempo.

I dati sono apocalittici e il fatto che alla fine saranno globali non rasserena affatto: i più deboli avranno sempre più difficoltà ad affrontare qualsiasi china. Per la Puglia si parla di una perdita di fatturato dai 6 ai 13,3 miliardi di euro.

I primi dati economici sono disastrosi, è vero. Quella che si è creata, è una situazione assolutamente imprevedibile sino a qualche giorno fa. Il Paese, era impegnato a recuperare nei confronti di una crisi finanziaria. Pur tra molte difficoltà, era in ripresa. Le cooperative avevano chiuso dei buoni bilanci 2019, eravamo impegnati a migliorarci, per poter confermare un positivo risultato anche per il 2020. Tanti programmi, progetti ed investimenti, che abbiamo dovuto fermare.

Oggi lo scenario socio-economico non ci consente di correre, ma non ci fermeremo, non vogliamo fermarci. Abbiamo il dovere di non interrompere la programmazione e immaginare come approcciarci al nuovo contesto. Oggi è difficile fare previsioni economiche, cosi come è complesso immaginare il nuovo flusso dei consumi. E’ come partecipare ad una maratona indefinita, senza un traguardo.

I dati che stiamo raccogliendo dalle nostre cooperative aderenti, ci raccontano di una congiuntura dai risvolti catastrofici. Emergono dati che raccontano di settori in ginocchio. Il sistema imprenditoriale legato alla cultura, come i teatri, le manifestazioni musicali e della lettura sono, evidentemente, le imprese che pagano un costo altissimo. Le disposizioni di chiusura delle attività non hanno consentito immaginare nessuna soluzione alternativa.

Il sociale, che in un primo momento pensavamo di sostenere con servizi alternativi, di fatto si è dovuto fermare per non favorire il contagio, anche per la famigerata penuria di dispositivi sanitari necessari. La pesca, si è fermata soprattutto per assenza di mercato. Negli altri settori, con notevoli difficoltà, si prova a fare quel che è possibile. Se dovessero risultare reali le previsioni economiche che ci prospettano, se risultasse reale la congettura per il 2020, che prevede un Pil tra -3,5% e -4,5%, è evidente che affronteremo una crisi di una gravità senza precedenti.

Per le piccole imprese, tra queste alcune cooperative, sarà molto difficile sostenere il contrappeso della crisi. Noi stiamo cercando di difenderci, utilizzando tutti i sistemi che ci provengono dallo stare insieme. Siamo impegnati, infatti, ad organizzare al meglio le nostre forze e provare ad imbastire idee e programmi che possano rappresentare un’opportunità nel nuovo paradigma teritoriale e nazionale. Per il momento stiamo raccogliendo proposte e idee, stiamo ascoltando le persone e ipotizzando il nuovo, se pur difficile, ma nuovo.

E’ evidente che una delle chiavi-modello ad essere rivalutate è proprio la forma di impresa attenta al sociale e alle specifiche esigenze delle persone. Cosa vi apprestate a fare, per cogliere al meglio il vento a favore?

Per le cooperative non parlerei di vento a favore. Lo strumento cooperativo potrebbe risultare una buona opportunità, per affrontare il dopo coronavirus, per persone determinate a ricominciare. Infatti, in questi giorni stiamo programmando percorsi di formazione mirata per giovani quadri del sistema, continuiamo a proporre e promuovere lo strumento del worker buyout, utilizzando le opportunità previste dalla ex legge Marcora, in appoggio alle disponibilità del nostro fondo mutualistico Coopfond.

Progetti e programmi sostenuti dal nostro punto di forza, dalla persona e dall’aggregato tra esse, all’insegna della democrazia interna e nel rispetto della dignità di ognuno. Nelle difficoltà di questo periodo, emerge con forza l’utilità delle nostre cooperative di comunità. Queste sono impegnate a sostenere il contatto tra le persone della stessa comunità e non solo, organizzano e garantiscono servizi alla persona che nessun altro avrebbe potuto offrire in una circostanza simile nelle loro comunità.

Ora più che mai crediamo nelle cooperative di comunità quale strumento innovativo per un domani che sappia mettere al centro la persona. I prossimi Fondi Strutturali devono prevedere interventi in favore delle cooperative di comunità e dei loro territori, abbiamo il dovere di sostenere e valorizzare il nostro bene comune territorio. Insieme alle cooperative di comunità, con le cooperative editoriali, come Radici Future e la rete dei piccoli editori, possiamo sostenere le comunità di lettori, appoggiandole alle biblioteche di comunità dislocate sull’intero territorio regionale.

Organizzare, anche insieme a loro, viaggi per conoscere meglio la Puglia e il Paese, interscambi culturali con altre aree del Paese, viaggi di istruzione con l’obiettivo di rivalutare le nostre strutture ricettive. Ci piacerebbe condividere, con le amministrazioni pubbliche e non solo, idee e programmi per favorire la comunità mettendo a profitto il sistema delle imprese culturali, la loro propensione a rivedersi e a mettersi a disposizione della collettività.  Quindi, oggi muoviamo due fronti, da un lato sosteniamo la cooperazione esistente per quanto ci è possibile e dall’altro provochiamo nuove opportunità, nuovi progetti o nuovi lavori che certamente emergeranno in seguito alla pandemia.

Quando se ne uscirà, “Tutto non sarà più come prima”. Lo pensa anche lei? Cosa ci toccherà cambiare

Intanto, quando se ne uscirà? Sono tra quelli che pensano che oggi non può dirlo nessuno. Possiamo solo augurarci che sia il prima possibile. E quando se ne uscirà, sono certo che nulla sarà come prima. E’ già cambiato tutto, il nostro stile di vita, le nostre abitudini, l’approccio nei confronti degli altri. Io spero che questa brutta esperienza ci stia insegnando ad avere più rispetto delle persone e del bene comune. Spero che torneremo ad essere più attenti ai temi ambientali e alla valorizzazione di ciò che abbiamo sotto gli occhi, in primis il bene comune territorio.

Spero si riescano a cogliere molti input provenienti dal mondo del lavoro che si attrezza e si ingegna per affrontare l’emergenza. Questa esperienza, infatti, ci sta insegnando che si può lavorare in modo differente e potrebbe essere un’opportunità per cambiare le nostre abitudini sociali e lavorative, certamente emergeranno nuove forme di lavoro e nuove professioni.

La pandemia ha scatenato un malessere socio-economico, per la prima volta non controllato dal sistema economico, gravando su ogni persona in un modo indifferenziato, imponendo di fatto la necessità di cambiare in ognuno di noi, domani si potrebbe cogliere l’occasione per modificare lo stato delle cose di ieri, portandosi dentro l’esperienza del vissuto e, soprattutto, quello che ci sta insegnando. Per quanto devastante sia stato e lo sia ancora, questo virus ci ha insegnato che la libertà è il bene più grande che abbiamo e che non è affatto scontata, dobbiamo continuare a difenderla e sostenerla a tutti i costi.

Come questo tutto sta cambiando o cambierà anche lei?

Assolutamente sì. Tutti inevitabilmente siamo già cambiati e temo che questa esperienza ci abbia segnati in modo indelebile. Prepariamoci a vivere un paradigma diverso.

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