Taranto, “La sera dopo”: un dramma va in scena in Concattedrale

25 Settembre 2019

Venerdì alle 18,30, presso la Concattedrale Gran Madre di Dio a Taranto (viale Magna Grecia), della quale si celebrano i 50 anni dall’inaugurazione, sarà rappresentato: “La sera dopo”, un dramma in due atti, di Silvano Trevisani, per la regia di Alfredo Traversa. L’azione scenica si svolge nel Cenacolo in due momenti diversi: la sera della Crocefissione (cioè, appunto, la sera dopo rispetto alla Cena) e il giorno della Resurrezione.

Il lavoro ricostruisce ciò che potrebbe essere accaduto la sera della Crocefissione tra coloro che erano stati vicini a Cristo: non la narrazione dei fatti (che ben si conoscono dalle sacre scritture), ma l’esposizione del dramma personale di coloro che sono sconvolti da una tragedia della quale non sanno ancora soppesare il senso. Lo scopo, un po’ provocatorio, ma soprattutto analitico e psicologico, è duplice: proporre una riflessione sui dubbi e gli interrogativi che scuotono ogni uomo e ogni credente, rispetto alla fede, e a far emergere l’esigenza di una più esatta comprensione del ruolo di ogni credente, e soprattutto della donna, all’interno della storia e della missione della Chiesa. Ruolo spesso sottovalutato o, peggio ancora, frainteso.

I dubbi sulla fede e sul rapporto con Dio, che ogni uomo, credente o no, esprime nel corso della sua vita, vengono interpretati attraverso i dubbi che gli apostoli hanno avuto in ogni momento del loro apprendistato e che si riassumono qui, in modo dialettico, prendendo spunto dalle stesse pagine del Vangelo. Esaminando i risvolti umani di coloro che pure hanno accompagnato il Salvatore per quasi tre anni, senza capire esattamente il suo insegnamento, si rappresentano i dubbi e le incredulità che, subito dopo la Crocifissione, hanno certamente sconvolto gli apostoli. E che albergano in ogni uomo. Anche questo appare chiaramente dai comportamenti ambigui tenuti in varie occasioni che così mostrano ai credenti di ogni tempo, che c’è un’unica strada per giungere alla luce: l’amore. Poiché: “Amare è già Dio”. Si è cercato di creare profili psicologici che rispecchiassero la presumibile età, la provenienza, il ruolo sociale, la preparazione religiosa, molto variegata, di ogni apostolo, e di far emergere connessioni e interpolazioni che spesso sfuggono a chi si legge i quattro Evangeli.

Inoltre, come detto, il lavoro sollecita a guardare con occhi e intelligenza “nuovi” anche il ruolo che tutti, ma in modo particolare la donna, hanno nella Chiesa, danno una prospettiva “matura” alle parole di Cristo.

La messa in scena da parte di Alfredo Traversa è stata preceduta da un periodo di assimilazione e di approfondimento delle tematiche proposte dal testo di Trevisani, da parte di un gruppo di persone interessate all’argomento, all’interno del quale è stato composto poi il cast degli interpreti, che provengono da quartieri e ambienti diversi e che hanno duramente lavorato secondo le indicazioni del regista.

La disponibilità del parroco della Concattedrale, don Ciro Marcello Alabrese, che ha accolto e condiviso il progetto, teso a coinvolgere anche la straordinaria architettura religiosa di Ponti, della quale sii festeggiano i 50 anni della inaugurazione, ha fatto sì che il lavoro assumesse una dimensione corale anche sociale e urbana.

Personaggi e interpreti: Enzo Mastromarino, Tommaso Giungato, Salvatore Caminiti, Antonello Conte, Raffaele Nardella, Marco Spada, Teresa Tridico, Enzo Capoluco, Bruno Paluso, Rinaldo Melucci, Anna De Caro, Lino Basile, Marcello Abrescia, Imma Naio, Alfredo Traversa.

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