di Antonio V. Gelormini
In questi giorni, in queste settimane, si sente la necessità di raccontare da dentro il quotidiano della quarantena, dell’#iorestoacasa e di indagare le speranze, le frustrazioni, le ansie e le gioie di chi da diversi mondi sta vivendo – come tutti – l’effetto Codiv-19 Coronavirus.
Una serie di interviste per il Magazine di Radici Future a persone, a personalità, a singoli cittadini ed a chi rappresenta dei mondi nel sociale, per entrare nelle pieghe del quotidiano “segregato” e per provare a intravedere gli scenari al di là della luce in fondo al tunnel.
Abbiamo incontrato Ugo Patroni Griffi, Presidente Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale – Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Monopoli.
Per un attivo e onnipresente come lei, cosa vuol dire #iorestoacasa e come lo sta vivendo?
In realtà è solo parzialmente vero. I porti sono aperti, e menomale! Oltre il 40% delle merci movimentate in Italia passa dai porti. In questo momento, durante la pandemia, la logistica portuale consente di assicurare il rifornimento di merci essenziali a negozi di alimentari, farmacie, imprese strategiche etc. etc. Assicurare al Paese un battito vitale. L’Autorità lavora a pieno ritmo.
Quasi il 90 % del personale in modalità smart working, e qui la “cura digitale” degli ultimi anni si è dimostrata utile, infatti siamo tra le non molte pubbliche amministrazioni in grado di produrre il 100% degli atti in modalità digitale. Gli uffici però non possono essere chiusi del tutto. La gestione delle banchine e l’operatività dei cinque porti che compongono l’Autorità va assicurata.
Una piccola pattuglia di dirigenti e quadri, soprattutto, è presente in ufficio unitamente al segretario generale. E ovviamente sin quando ci sarà qualcuno in ufficio ci sarò anche io, perchè rappresento l’Istituzione e quindi ritengo importante essere, anche fisicamente, presente.
I dati sono apocalittici e il fatto che alla fine saranno globali non rasserena affatto: i più deboli avranno sempre più difficoltà ad affrontare qualsiasi china. Per la Puglia si parla di una perdita di fatturato dai 6 ai 13,3 miliardi di euro.
Una economia di guerra, che impone conseguenti risposte. Se tutto sarà come prima il Paese è spacciato. Se saremo in grado di imparare dai nostri errori ci risolleveremo. E anche velocemente
E’ evidente che una delle chiavi-modello ad essere rivalutate è proprio la forma di impresa attenta al sociale e alle specifiche esigenze delle persone. Cosa vi apprestate a fare, per cogliere al meglio il vento a favore?
Noi siamo attenti alle persone, cerchiamo di creare un ambiente di lavoro il più confortevole possibile e crediamo molto nello spirito di comunità del cluster. Siamo stati i primi ad adottare provvedimenti idonei a dare un po’ di fiato agli operatori intuibilmente fiaccati dal rallentamento dell’attività e in alcuni casi (penso a molti concessionari e all’economia che ruota intorno al traffico dei passeggeri) del tutto bloccati.
Quando se ne uscirà, “Tutto non sarà più come prima”. Lo pensa anche lei? Cosa ci toccherà cambiare?
Il nostro Paese ha molte potenzialità e grandi risorse. Tutte frenate da un apparato burocratico degno di un paese della ex cortina di ferro. Ogni opera, ogni iniziativa, ogni idea innovativa è repressa da una miriade di inutili passaggi, da una teoria di timbri, dal triste rito di pletoriche conferenze di servizi in cui anonimi travet – spesso poco competenti, poco o nulla motivati e ancora più di sovente tremebondi e alla ricerca di uno scudo burocratico-difensivo – ne decidono le sorti.
Questo va cambiato. Non è possibile ancora perdere finanziamenti europei a causa di questi meschini. Non è consentito attendere 15/20 anni per vedere realizzate le opere infrastrutturali di cui ora l’Italia ha bisogno.
Il modello è quello del ponte Morandi da generalizzare per tutte le opere infrastrutturali. Le Autorità portuali hanno in cassa un miliardo di euro da spendere, il moltiplicatore è 2,5, se venisse implementato il modello Genova potremmo iniettare nel Paese un potente rimedio conto il virus della recessione e della decrescita: due miliardi e cinquecento milioni da tradursi velocemente in cantieri e a strettissimo giro in infrastrutture.
Come questo tutto sta cambiando o cambierà anche lei?
Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione. La mia vita è all’insegna del cambiamento. Per deviazione professionale sono portato ad approfondire, appendere, mettere in discussione ogni pretesa certezza, mettermi insomma in discussione, e sperimentare soluzioni nuove per problemi, evidentemente, anch’essi nuovi. Penso che questa vicenda cambierà molti, tranne ovviamente gli stolti. Come ha ben detto lo scrittore giapponese Haruki Murakami: “Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”