di Antonio V. Gelormini
In questi giorni, in queste settimane, si sente la necessità di raccontare da dentro il quotidiano della quarantena, dell’#iorestoacasa e di indagare le speranze, le frustrazioni, le ansie e le gioie di chi da diversi mondi sta vivendo – come tutti – l’effetto Codiv-19 Coronavirus.
Una serie di interviste per il Magazine di Radici Future a persone, a personalità, a singoli cittadini ed a chi rappresenta dei mondi nel sociale, per entrare nelle pieghe del quotidiano “segregato” e per provare a intravedere gli scenari al di là della luce in fondo al tunnel.
- Per un attivo e onnipresente come lei, cosa vuol dire #iorestoacasa e come lo sta vivendo?
Vuol dire viverlo come la maggior parte delle persone, con la consapevolezza che è un sacrifico doveroso per fermare questa epidemia. E’ chiaro che pesa, ma solo facendo così potremo superare il prima possibile questa fase di emergenza.
2- I dati sono apocalittici e il fatto
che alla fine saranno globali non rasserena affatto: i più deboli avranno
sempre più difficoltà ad affrontare qualsiasi china. Per la Puglia si parla di
una perdita di fatturato dai 6 ai 13,3 miliardi di €
La crisi avrà effetti lunghi e si farà sentire a livello globale, ma sembra che finalmente, dopo alcuni tentennamenti, tutti i governi e le istituzioni finanziarie del mondo occidentale sono diventati consapevoli che ci sarà bisogno di misure straordinarie. Questa epidemia non è un problema solo italiano. Noi come sistema d’impresa dovremo farci trovare pronti, credendo nelle nostre aziende e continuando ad assicurare lavoro e benessere sul territorio
3- E’ evidente che una delle
chiavi-modello ad essere rivalutate è proprio la forma di impresa attenta al
sociale e alle specifiche esigenze delle persone. Cosa vi apprestate a fare,
per cogliere al meglio il vento a favore?
La valorizzazione del capitale umano è sempre stata una caratteristica delle aziende della famiglia Gelsomino. Crediamo che per crescere e svilupparsi bisogna saper coniugare le esigenze dell’impresa con quelle delle persone che ci lavorano, in un rapporto leale e propositivo. Un metodo che ho sempre applicato anche nel mio ruolo di rappresentanza tanto in Confcommercio, prima, che in Camera di Commercio, adesso.
4- Quando se ne uscirà, “Tutto non sarà più come
prima”. Lo pensa anche lei? Cosa ci toccherà cambiare?
Non sappiamo ancora quando ne usciremo e come. Certamente toccherà impegnarci ancora più forza, per risollevarci tanto psicologicamente che economicamente. Ma ho buone ragioni per essere ottimista: ci vorrà tempo, ma torneremo alle nostre vite.
Probabilmente saremo più forti, sicuramente più consapevoli che non siamo onnipotenti e che solo insieme, con sinergia, possiamo raggiungere risultati importanti. Dovremo imparare ancora meglio a giocare di squadra. Ora però, nell’interesse collettivo, il nostro gioco di squadra è rimanere a casa.