<Qual è il tuo sogno nel cassetto?>, chiese il maghetto.
< che i funghi crescano qui in casa mia, sotto il mio tetto>, rispose il folletto.
No, non siamo in un paesaggio fiabesco abitato da maghi, gnomi e fatine. Siamo ancora una volta in Lucania, tra boschi, paesi, fiumi ed alture affascinanti. È qui che, in una soffitta umida di una casa di Potenza, è nato il progetto Recofunghi: due curiosissimi studenti universitari si chiedono cosa fare di tutti quei fondi di caffè che inevitabilmente finiranno in discarica. A questo aggiungiamoci il lamento di un barista stanco di dover buttar via ingenti quantitativi di scarti ogni sera.
Nel 2010 Annarita Marchionna e Daniele Gioia, due giovani tecnologi alimentari lucani, seminano il micelio di un fungo in un vaso con del fondo di caffè; da quello che per molti è un inutile scarto nasceranno funghi buoni, profumati, freschi e sostenibili. Comincia così l’avventura Recofunghi: REcupero, ECOlogia e sostenibilità.
È esattamente la sostenibilità il fulcro dell’etica su cui si basa Recofunghi, concetto che Annarita porta avanti rappresentando nel concreto il cuore dell’azienda; segue da vicino la produttività e gestisce in prima persona i rapporti con la clientela. È grazie alla sua determinazione che Recofunghi, da semplice azienda produttrice di funghi dai fondi di caffè, si è trasformata in realtà complessa che però non perde mai di vista il recupero e la valorizzazione degli scarti.
Daniele si definisce, invece, un ricercatore sbadato e curioso. Si occupa della promozione e del marketing diffondendo la cultura della Green Economy in tutta Italia. Ostinato, a volte troppo (dice), porta avanti il concetto di sostenibilità ambientale e sociale in cui crede fortemente.
Ma come nascono questi buonissimi funghi dai fondi di caffè?
Iniziamo col dire che gli scarti di caffè sono ricchi di sostanze nutritive e rappresentano un ideale fertilizzante naturale.
Dopo aver recuperato la materia prima da una decina di bar della città, Daniele e Annarita trasportano il caffè in laboratorio, lo lavorano e lo seminano con il micelio (l’apparato vegetativo del fungo) dando al substrato la tipica forma di panetto. Dopo un breve processo di incubazione e dopo aver garantito il controllo della temperatura e dell’ambiente, il pane è pronto per produrre funghi.
La domanda che più comunemente rivolgono a Daniele e Annarita è se il fungo profuma di caffè.
La risposta di Daniele dovrebbe farci riflettere: “solitamente nei substrati tradizionali viene utilizzato anche letame equino. Mai nessuno però si è preoccupato di capire se il prodotto finito presenti, come dire, una particolare profumazione…” E aggiunge “dal punto di vista chimico e sensoriale il prodotto è identico a quello in commercio con delle note aromatiche decisamente accentuate probabilmente grazie al particolare substrato utilizzato”.
Quando il progetto Recofunghi è stato travolto da un vero e proprio boom mediatico, Daniele e Annarita hanno ricevuto richieste da ogni angolo d’Italia. Una piccola azienda artigianale non avrebbe potuto di certo garantire una capillare distribuzione su tutto il territorio nazionale. Nasce così l’idea del RecoKit, un vero e proprio prodotto a scaffale nella cui produzione Recofunghi svolge le operazioni più complesse (recupero della materia prima, semina del micelio e costituzione del panetto). Al consumatore finale è affidata invece la seconda fase: direttamente da casa si occuperà della fruttificazione che dura circa 22-23 giorni e che è possibile realizzare facilmente seguendo le indicazioni indicate minuziosamente sulla scatola.
Nelle nostre case, sotto i nostri confortevoli tetti domestici, nasceranno pleurotus ostreatus (il fungo ostrica), il pleurotus eryngii (il cardoncello) ed il pioppino. Un prodotto freschissimo che, come spiegano Daniele e Annarita “ha in sé il valore della bontà e soprattutto della sostenibilità”. E poi c’è la bellezza del poter coinvolgere i nostri bambini seguendo con loro il ciclo biologico della produzione: “Il kit può essere acquistato su internet sul sito www.recofunghi.com, basta compilare un modulo e noi lo spediamo in tutt’Italia e volendo anche all’estero” spiega Daniele.
L’Azienda agricola Recofunghi è attualmente impegnata in un progetto di grandissimo interesse: un nuovo centro di produzione a Matera, capitale della cultura nel 2019. Il progetto coinvolgerà persone potenzialmente “recuperabili” (ancora il recupero al centro dell’interesse di Recofunghi), dando loro una seconda possibilità, una seconda vita. Si tratta di un progetto di re-inclusione (che si realizzerà in collaborazione con detenuti e malati psichiatrici) e di re-inserimento (con persone diversamente abili).
Tutto il progetto Recofunghi si realizza grazie alla vincita di un premio in denaro per la partecipazione al bando di Nuove Idee di Imprese Innovative. Vincitrice degli Oscar Green 2013, Recofunghi ha ricevuto un finanziamento bancario di 50mila euro grazie all’aiuto di Coldiretti. Con questa cifra Daniele e Annarita hanno affittato un capannone e sono partiti con in spalla uno zaino colmo di passione, tanta competenza, cretività e una buonissima dose di coraggio.