Arriva il 31 dicembre l’ultimo di una serie di atti e gesti che nel 2018 sta rivoluzionando la comunicazione della Santa Sede e della Chiesa. Si dimettono il direttore della Sala Stampa Vaticana, Greg Burke, e la sua vice Paloma Garcia Ovejero (in foto). Ad interim a dirigere la Sala Stampa, in attesa che sia definito il nuovo assetto, dal 1 gennaio c’è Alessandro Gisotti, per molti anni vice caporedattore di Radio Vaticana, dall’anno scorso coordinatore Social media del Dicastero per la Comunicazione. Un fulmine a ciel sereno non può definirsi, se si contestualizzassero i cambi dei vertici dei media vaticani e della Conferenza Episcopale Italiana, da sei mesi a questa parte.
Lo scorso luglio Papa Francesco ha nominato Prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini, che ricopriva il ruolo di direttore della rete televisiva Tv2000. Per la prima volta un laico sposato diventa capo dicastero in Vaticano: è il primo non ecclesiastico che si siede nelle riunioni del Papa con i capi-dicastero che periodicamente si svolgono nella Sala Bologna del Palazzo Apostolico.
Una riforma di non poco conto quella di Papa Bergoglio. Paolo Ruffini ha preso il posto di monsignor Dario Viganò, che ha guidato il Dicastero fin dalla sua fondazione e fino al 21 marzo, quando il Papa ha accettato le sue dimissioni dopo la vicenda della lettera del Papa emerito Benedetto XVI. Alla direzione della televisione dei vescovi italiani è arrivato Vincenzo Morgante. Sono di non molti giorni fa le nomine di Andrea Tornielli come nuovo direttore editoriale dei media vaticani e di Andrea Monda all’Osservatore Romano. E’ evidente che, senza voler entrare nel merito delle motivazioni dei cambi di poltrone, è in atto un percorso che valorizza e responsabilizza il settore della comunicazione, quale leva fondamentale per fare comunità.
L’attenzione è particolare per i nuovi ambienti comunicativi, per le Reti sociali dove il Pontefice è presente in prima persona con l’account @Pontifex su Twitter e il profilo @Franciscus su Instagram. “Siamo membra gli uni degli altri (Ef 4,25). Dalle community alle comunità.” E’ il tema che Papa Francesco ha scelto per la imminente Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebra il 24 gennaio, San Francesco di Sales, protettore dei giornalisti. Il tema, si legge in una nota pubblicata dalla Sala Stampa della Santa Sede, “sottolinea l’importanza di restituire alla comunicazione una prospettiva ampia, fondata sulla persona, e pone l’accento sul valore dell’interazione intesa sempre come dialogo e come opportunità di incontro con l’altro”. Il pontefice sollecita “una riflessione sullo stato attuale e sulla natura delle relazioni in Internet per ripartire dall’idea di comunità come rete fra le persone nella loro interezza”. Comunità e comunicazione, due facce della stessa medaglia dunque per il Pontefice. Nasce spontanea la domanda, alla luce degli attacchi duri e gratuiti ai giornalisti da parte degli esponenti di Governo degli ultimi mesi, come pensano di fare politica per il bene comune prescindendo dagli organi di informazione. Ma sarebbero tante le domande da porre agli uomini delle istituzioni. Politica e Comunicazione è un binomio scindibile? Possono farsi la guerra? La gara a delegittimarsi a vicenda nei propri ruoli e funzioni, è la via per il conseguimento del bene comune?