Nelle tavole rotonde, qualche volta, sono invitate le suore per parlare di valori, di spiritualità e magari di carità intesa come buonismo. Riesce difficile immaginare che una donna, pure religiosa, possa avere idee sull’economia, sul lavoro, sulla politica, sulla finanza e sull’ambiente. Suor Alessandra Smerilli per due giorni a Bari ha tenuto due convegni in cui ha spaziato a tutto campo sui temi del lavoro, dei giovani, dell’intelligenza artificiale, delle disuguaglianze, dei beni economici all’interno delle relazioni, dell’azzardo, della povertà, del denaro.
Suor Alessandra Smerilli è una economista, tra le più ascoltate dalla Conferenza Episcopale Italiana e dal Vaticano al tempo di Papa Francesco. Religiosa delle Figlie di Maria ausiliatrice, insegna Economia politica ed elementi di statistica alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione “Auxilium” di Roma. Nel 2014 ha conseguito il dottorato in Economia presso la School of Economics della East Anglia University (Norwich, Regno Unito), mentre nel giugno 2006 il dottorato di ricerca in Economia politica presso la Facoltà di Economia della “Sapienza” di Roma. È socia fondatrice e docente della Scuola di Economia Civile e membro del comitato etico di Etica SGR.
Un percorso intenso e altamente qualificato che non ha bloccato qualche maschilista che con fare impertinente le ha fatto intendere di tornare nelle sacrestie, ha ammesso Suor Alessandra con un leggero sorriso in apertura del primo convegno. Ma se si vogliono cambiare le cose bisogna starci dentro. Anche lei stessa per prima ha avuto qualche perplessità, quando la sua superiora durante il suo periodo di formazione le chiese di studiare economia: "La mia superiora guardava sempre avanti, - ci dice la Smerilli- che l’economia sarebbe diventata sempre più importante, avrebbe governato il mondo e la politica, e non potevamo non occuparcene. All’inizio è stato faticoso ma più studiavo, più approfondivo, più comprendevo che le teorie economiche potevano essere migliorate solo dall’interno". E allora cosa c’entrano le donne con l’economia? "La parola economia deriva dal greco oikos nomos –dice- che significa cura e gestione della casa, dove per “casa” si può significare la casa comune intesa come l’intero pianeta, la casa comune. E prendersi cura della casa è la vocazione primaria della donna. La prima donna che ha vinto il Premio Nobel non per l’economia nel 2009 non è casuale che sia una donna, la statunitense Elinor Ostrom (1933-2012) si è occupata proprio di beni comuni.
Diventa necessaria pertanto una nuova alleanza tra uomini e donne, in cui le donne devono iniziare a muoversi e a partecipare di più, gli uomini devono riconoscere che il mercato richiede nuovi modelli economici più creativi, inclusivi e cooperativi, concetti che richiamano prerogative proprie del mondo femminile e della carità". Il mercato e la carità, due concetti che sembrerebbero avere nulla da condividere. Sbagliato. "Papa Francesco – ci spiega - nell’enciclica Laudato Sì profetizza che tutto è connesso: l’ecologia e l’economia, il lavoro e la spiritualità. In continuità con la Caritas in Veritate di Papa Ratzinger. La questione si snoda su cosa si intende per “mercato”. Papa Bergoglio nella Evangelii Gaudium racconta il mercato come il luogo alternativo degli incontri tra le persone, finalizzato al raggiungimento di un mutuo vantaggio. Dice no alle concentrazioni di potere come i monopoli e gli oligopoli che producono economia che uccide, diseguaglianze. L’azzardo è una delle sue derive". Papa Francesco parla di “economia che fa vivere, perché condivide, include i poveri, usa i profitti per creare comunione”.
E i giovani come si collocano in questo contesto? Bisogna partire dal lavoro che non c’è per loro, patiscono il più alto tasso di disoccupazione, afferma la religiosa economista. La persistente crisi economica che parte dal 2008 e l’avvento dell’industria 4.0 hanno reso il lavoro più precario. Oggi si parla di intelligenza artificiale, tramite la quale uno stabilimento industriale è in grado di lavorare da solo, senza l’intervento dell’uomo. Una sfida continua dunque tra l’uomo e la macchina in cui la macchina sarà sempre più veloce dell’essere umano. Solo tutto ciò che è umano potrà competere e vincere sulla macchina. Intuizione, creatività, empatia e umanità sono i quattro elementi di cui l’uomo ha bisogno per competere. Spariranno i lavori ripetitivi non solo manuali ma anche intellettuali. Saranno richiesti lavori di servizio alla persona, all’ambiente e alla terra. E’ un momento sia di crisi, sia di cambiamento, bisogna sviluppare capacità di adattamento, interpretare e intercettare le soluzioni che emergono. Insomma è in crisi la stessa idea di sviluppo economico. La teoria di mercato ripiegata sulla massimizzazione del profitto non è più efficace. In questo momento di crisi c’è bisogno di aprire nuove strade verso attività economiche rivolte a principi diversi dal puro profitto, senza rinunciare a produrre valore economico. L’impresa sociale, che ha come obiettivo la massimizzazione dell’impatto sociale con un vincolo di sostenibilità economica, è una di esse. L’obiettivo non è la massimizzazione di profitto, ma la creazione di valore che ha un effetto moltiplicativo. "Nella Genesi, - ci dice - quando Dio crea il mondo, chiede all’uomo di dare un nome agli animali. Significa che la creazione non è compiuta e Dio chiede all’uomo la collaborazione all’opera di creazione. In una visione cristiana quindi il lavoro è partecipare alla trasformazione del mondo. I giovani da questo sono esclusi. E privarli da tutto ciò è una grande violenza. I minorenni non hanno diritto di voto e sono costretti a subire certe politiche di cui essi stessi avranno le conseguenze sulle loro pelle, e non di certo chi quelle scelte le ha fatte. Per questo protestano, fanno sentire la loro voce. Lo sciopero globale per il clima indetto dai ragazzi di tutto il mondo ha visto i giovani decisi e coraggiosi, che sanno ciò che vogliono. Hanno coinvolto più di 2.000 città in oltre 120 Paesi di tutti i continenti. In Italia 235 le città coinvolte". Ma quali modelli di città sono sostenibili con il nuovo che avanza? "Le città – ha aggiunto suor Smerilli – oggi si stanno sempre più popolando, hanno bisogno di essere pensate in maniera diversa. Le città oggi, con i modelli attuali, non sono più sostenibili. Le relazioni tra le persone sono al centro di tutto. Ma bisogna anche pensare in modo nuovo la città nella quale sempre più persone vivranno e avranno il loro futuro, considerando però anche il fatto che la popolazione della città sta diventando spopolamento per altre". Ma per suor Alessandra esiste una sfida su più livelli, economico, del lavoro, umano e delle relazioni. Per cui le città sono di fatto i luoghi che noi viviamo, in cui spendiamo la nostra vita. Per questo, dal locale possono nascere pratiche che poi diventano massa critica per tutti. Ed è fondamentale per questo mantenere l’importanza del lavoro nelle società.
La missione evangelica dunque passa anche attraverso le scelte economiche. C’è bisogno di uno sguardo positivo sui problemi e le sfide che ci attendono. È necessaria una lettura nuova ai numeri, alla finanza, all’ economia, al lavoro, cercando di trasformare le logiche. Dal di dentro. "Siamo chiamati tutti alla profezia che sveglia il mondo. Chiediamoci qual’ è quella di ciascuno". Ha salutato così inaspettatamente il pubblico rapito dalla sua relazione, e non solo, dalla suora, dalla donna, dall’economista.