Macerata, ora anche gli immigrati integrati hanno paura di uscire
Chiara Curci | 6 February 2018

“Chi arrivava qui nutriva la speranza di trovare un posto migliore”.  “Alcune persone magari si lamentavano per gli odori forti o per il baccano o per i soliti luoghi comuni”. Ma ora il clima è diverso

Macerata è una città segnata da un dolore incredibile. Dopo l’episodio di terrore generato da Luca Traini, il 28enne neofascista responsabile dell’attentato di sabato 3 febbraio scorso, il paese si è chiuso in un silenzio profondo. Un territorio che non ha mai mostrato difficoltà nell’integrazione, come ha spiegato Franca Angeli, dirigente dell’associazione (Gruppo Umana Solidarietà) di Macerata, ma che improvvisamente si è trovato a dover fronteggiare un male sempre più dilagante, quello dell’intolleranza.

«Lavoriamo in questo settore da venti anni, – spiega Franca Angeli – non ci siamo mai improvvisati. Con un intervento strutturato e con l’aiuto degli enti locali abbiamo costruito un equilibrio nel paese. Tutte le persone che sono arrivate qui a Macerata nutrivano la speranza di trovare un posto migliore e sono riuscite a integrarsi  perfettamente, si sono creati una famiglia, hanno degli amici, sono rispettati. Sono dei perfetti cittadini. Come associazione abbiamo sempre puntato al coinvolgimento dell’intero territorio, non preoccupandoci solo dei nostri beneficiari, ma anche degli abitanti del posto e tutto ha sempre funzionato bene».

Una integrazione che nel corso del tempo non aveva mai creato grosse difficoltà, caratterizzata solo da insignificanti episodi di intolleranza scaturiti dall’insofferenza di una piccola parte degli abitanti. «Ci sono stati degli episodi in passato, – continua la dirigente – ma nulla di così eclatante come quello di questa volta. Alcune persone magari si lamentavano per gli odori forti o per il baccano o per i soliti luoghi comuni. Ma nulla di grave. Si cercava subito di mettere pace, sono situazione facilmente gestibili. I nostri operatori hanno un rapporto importante con gli abitanti del territorio. Sono vittime anche loro di angherie da parte di chi proprio non sopporta questa situazione, ma ripeto nulla di non superabile. Quello che sta succedendo adesso è diverso».

Un momento molto difficile che sta portando la città a vivere le luci di una ribalta negativa. Gli abitanti sono assaliti da pressioni mediatiche e politiche. Gli immigrati, ormai perfettamente integrati nel tessuto sociale, hanno paura ad uscire dalle loro case. Non parlano con nessuno e vivono nella costante paura che la gente possa fare loro del male.

«C’è chi cavalca questa situazione e ne fa un cavallo di battaglia, purtroppo anche politico. Questo è molto triste. La violenza di alcune persone è giustificata da quello che è successo a quella povera ragazza. Ma molti immigrati non riescono a capire da dove possa nascere tanta rabbia. L’episodio devastante e crudele della povera Pamela Mastropietro non può trasformare una intera comunità in un gruppo di assassini. Sono persone che si sono ben integrate. C’è chi, qualche anno fa, si è proposto spontaneamente per dare una mano quando c’è stata una grande nevicata, chi aiuta le vecchiette per strada. E’ una vita che fa la differenza, non un episodio. Luca Traini è un ragazzo il cui stato mentale e psichico va accertato dagli organi competenti e non rappresenta il modo di pensare di tutte le persone».

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