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sulla papamobile (photo Piermarino Zippitelli)
A Molfetta si è celebrato il sogno di una Chiesa che dialoga col mondo e si fa carico degli ultimi
Papa Francesco, come don Tonino, auspica una Chiesa «Innamorata di Dio e appassionata dell’uomo», dove i vescovi sono servi e «profumano di popolo» e i sacerdoti dismettono «le vesti che intralciano il passo per essere Chiesa del Grembiule»
Vito Mariella | 20 April 2018

Papa Francesco e don Tonino Bello sono due facce della stessa medaglia chiamata Chiesa del Grembiule. Oggi ne abbiamo avuto dimostrazione durante la visita di Papa Bergoglio in Puglia. Prima ad Alessano (Le) per pregare sulla tomba di don Tonino ed a seguire a Molfetta (Ba), dove ha celebrato la Santa Messa a venticinque anni esatti dalla scomparsa di mons. Bello. Alessano e Molfetta, così distanti tra di loro ma unite dall’amore dei fedeli, accorsi da diverse parti d’Italia, per omaggiare il “costruttore di pace”. Due piazze gremite di sacerdoti, religiosi e laici, sotto la stessa bandiera arcobaleno. Poche le bandiere della Città del Vaticano e tantissime, invece, le bandiere della Pace.
Le parole di Papa Francesco pronunciate quest’oggi, in questa “terra di frontiera”, sono un’ulteriore conferma della sua idea di «Chiesa che ha a cuore i poveri». Una Chiesa che si fa serva per il suo popolo ed è «intollerante ad ogni mondanità. Una Chiesa non mondana, ma per il Mondo».  Il pensiero di Bergoglio non si discosta di una virgola dal pensiero di don Tonino. Il ricordo si mescola al presente e le innumerevoli citazioni del Vescovo di Molfetta si con-fondono con le parole del Santo Padre. Due vite spese a lottare contro le disuguaglianze, in particolar modo quelle che attanagliano i tanti Sud del Mondo, dove «i più poveri sono sempre più numerosi e mentre i ricchi diventano sempre più ricchi e sempre di meno ». Parole pronunciate dopo trent’anni, ma nulla è cambiato. Entrambi costruttori di pace, attenti ai conflitti contemporanei. Per Papa Francesco “se la guerra genere povertà, anche la povertà genera la guerra» e per don Tonino tutte le guerre «trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti».  Due uomini vissuti in periodi differenti, con storie di vita diverse, con un unico sogno: dare piena attuazione al Concilio Vaticano II. Il sogno di una Chiesa che dialoga con il mondo e si fa carico degli ultimi. Una Chiesa «contemplattiva, innamorata di Dio e appassionata dell’uomo», dove i Vescovi sono servi e «profumano di popolo» e i sacerdoti dismettono «le vesti che intralciano il passo per essere Chiesa del Grembiule».
Per tanti cattolici, è l’inizio di una nuova primavera, dopo un lungo inverno. Papa Francesco e don Tonino, due facce della stessa medaglia, chiamata speranza.

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