DAYTON - Quei figli sono figli nostri, figli del tempo che viviamo. E basta un (cattivo) esempio perché questa pratica di separazione dei figli dai genitori al confine con il Messico diventi prassi ovunque. L’indignazione rimane il frutto della speranza di non accettare, di non conformarsi ad un modello sadico che impone la condivisione di un dolore “non naturale”. Bruce Springsteen dice la sua, definendo le scene al confine “disumane e antiamericane”. Solo qualche giorno fa, durante il suo “Broadway show”, deviando dal copione, l’artista ha parlato a nome di un’America indignata e disgustata da quanto sta accadendo. “Non credo la gente partecipi a concerti rock per sentirsi dire niente. Credo venga per ricordare chi siamo e cosa possiamo fare agendo colettivamente. Quanto si sta verificando al confine da un’idea dell’America raccapricciante. E abbiamo sentito alte cariche governative bestemmiare in nome di Dio giustificando la violenza ai bambini. Che Dio ci salvi”. E ha proseguito con la canzone “The Ghost of Tom Joad”. È una notizia delle ultime ore l’attenzione della first lady Melania a bloccare questa prassi, incoraggiando il president Donald Trump a porre fine alla sistematica separazione delle famiglie che hanno varcato il confine US-Messico sotto la sua politica di immigrazione a tolleranza zero. Sono state tantissime le conversazioni private con il presidente sulla tematica che ha coinvolto l’intero paese e saturato i media, al fine di trovare un modo per tenere unite le famiglie con un’azione unilaterale o frutto della sinergia con il congresso (l'organo legislativo del Governo federale degli Stati Uniti d'America).
Lei ritiene che si debba seguire la legge, ma anche che “si debba governare con il cuore”. La sua dichiarazione è stata ripresa da Trump che ha fatto pressione perchè il Congresso possa trovare quanto prima una soluzione. A Melania si sono unite le quattro first lady che l’hanno preceduta, Michelle Obama, Laura Bush, Hillary Clinton e Rosalyn Carter per condannare questa politica brutale e immorale.
Cedendo alla pressione mediatica, Trump ha quindi firmato il decreto per tenere unite le famiglie di immigrati clandestini al confine con il Messico, precisando come la politica della “tolleranza zero” non si fermerà.
Quando in qualunque parte del mondo accadono degli orrori, bisogna alzare la voce, contestare, perché un modello proposto dagli Stati Uniti non si imponga ovunque. E deve doppiamente sconcertare visto il parallelismo con la politica Italiana degli ultimi mesi. Intendendo per populismo, quella sorta di consultazione democratica che produce risultati non graditi, tanto negli USA quanto in Italia, bisogna adesso più che mai condannare il dolore contro natura di quei bambini che oggi non sono i nostri figli, ma figli del tempo che viviamo, che è la stessa cosa.