Il suo nome è singolare, la sua posizione sconosciuta ai più. Stiamo parlando di Ripabottoni, un paesino in provincia di Cambobasso, nel Molise, che si fa fatica a trovare sulle cartine geografiche. Situato a 700 metri di altezza sul livello del mare, Ripabottoni conta su pochissimi abitanti, soltanto 544, ma fino all’altro giorno ce n’erano 32 in più, un gruppo di migranti ospiti del centro di solidarietà Xenia. Trentadue ragazzi di colore che ben presto si sono integrati con quelli di Ripabottoni di mostrando an scora una volta dil poter costituire una risorsa per alcune comunità italiane e non un peso. Il paese, infatti, in breve tempo era diventato più vivace, più pulito, grazie anche all’impegno dei migranti, più “vivibile”. Purtroppo però non tutti hanno condiviso questa impressione e un bel giorno la prefettura, probabilmente su spinta del sindaco, ha deciso di chiudere il cento di assistenza e cacciare i trentadue migranti.
A quel punto Ripabottoni si è ribellata. Gli abitanti sono scesi in strada a protestare, poi hanno scritto al prefetto chiedendo di lasciar stare i migranti. Su 544 abitanti hanno firmato la petizione in 152. Se si considerano i vecchi e i bambini, si può ben dire che è stato un plebiscito. Un plebiscito che però non è servito a niente.. I 32 migranti sono stati allontanati e Ripabottoni è tornata nell’anonimato.
Ma almeno qualcosa ci ha detto: nel nostro paese non c’è soltanto chi scende in piazza per manifestare “contro” i migranti, ma anche chi lo fa “a favore”. Serve a poco? Purtroppo sì, proprio a poco, ma diciamo grazie lo stesso ai coraggiosi abitanti di Ripabottoni.
Nell’Italia che caccia i migranti, Ripabottoni va controtendenza
Lello Gurrado | 15 January 2018
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