Le masserie abbandonate diventano hi-tec per alleviare la vita dei braccianti
Redazione | 10 November 2017

Trasformare giacigli fatiscenti in abitazioni, da un gruppo di architetti arriva un progetto di recupero di vecchi insediamenti rurali italiani

di Francesco Garofalo
architetto –

Il paesaggio agricolo italiano è costellato da proprietà abbandonate: le cascine padane, i bagli siciliani, le masserie pugliesi, gli edifici della riforma agraria nel Sud Italia, sono decadenti simboli di quest’esodo, testimoni della sconfitta delle lotte contadine d’inizio ‘900. L’immenso patrimonio di edifici agricoli abbandonati può alleviare le condizioni di vita disumane in cui soggiornano i braccianti stranieri in insediamenti abitativi come il Gran Ghetto di Rignano o di Borgo Mezzanone. Così con lo studio Openfabric di architettura del paesaggio e urbanistica con sede a Rotterdam e Milano abbiamo ideato Emergent Farm. E’ un nuovo modello di insediamento rurale, uno strumento alternativo all’attuale condizione di “slum diffuso”. Seppur la proposta non possa intervenire sulle cause endemiche del caporalato, può contribuire alla formalizzazione degli accampamenti stagionali proponendo un nuovo modello di insediamento agricolo, che partendo dal riutilizzo delle strutture tradizionali abbandonate possa diventare un modello legale, flessibile e integrato nel territorio, su cui confrontarsi ed eventualmente investire.
Emergent Farm non solo riutilizza i vani di edifici rurali abbandonati, ma ne reinterpreta l’organizzazione spaziale. Le cascine, i bagli, le masserie, erano strutture intorno alle quali si creavano comunità rurali; gli stabili abitativi e i depositi agricoli definivano perimetralmente una aia centrale, fulcro della società agricola. Gli edifici tradizionali erano centri di produzione, ed erano spesso autosufficienti: si coltivava per fini commerciali e si produceva il necessario per il proprio autosostentamento.

Allo stesso modo, in questo nuovo modello, l’edificio tradizionale viene recuperato e utilizzato come piccolo mercato per i prodotti tipici. Una tettoia raccoglie l’acqua piovana, genera energia elettrica da fonte solare e crea ombra, diventando la struttura di supporto per moduli abitativi temporanei in legno, per il soggiorno dei braccianti. Al centro si trova un orto dove le famiglie dei braccianti possono contribuire alla sostenibilità alimentare della nuova comunità. L’emergenza abitativa è pressante e occorrono soluzioni di rapida attuazione, e politiche sensibili che ne garantiscano l’applicazione. Il paesaggio non è un semplice panorama da ammirare, ma è il risultato dinamico dell’interazione tra uomo e natura. Non sono esclusivamente i campi coltivati ad essere ‘paesaggio’ ma lo è anche il lavoro nei campi e le condizioni di vita di chi interagisce con il territorio; il sistema del Caporalato regolando criminalmente questa interazione, ne è quindi una grave minaccia. È necessario creare le condizioni per la formazione di nuove comunità agricole, multietniche e legali, nel rispetto delle condizioni di vita e di lavoro dei braccianti e, allo stesso tempo, per la protezione dei nostri paesaggi e dei suoi prodotti.

 

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