Con la “cronaca nera” di oggi sembra di tornare indietro di oltre mezzo secolo. Erano gli anni Cinquanta, piano piano l’Italia stava uscendo dal dopoguerra, cercando di rasserenarsi e compattarsi dopo le lacerazioni del conflitto civile. La gente del Sud più povero cominciava a trasferirsi nel Nord più ricco cercando cibo e lavoro, ma in molte città venete, lombarde e piemontesi apparvero a sorpresa numerosi cartelli con la scritta “Non si affitta ai meridionali”.
La storia è nota, è stata raccontata mille volte, costellata di mille interpretazioni, alcune perfide, altre paradossali, come quella secondo la quale non si affittava la casa perché i meridionali nella vasca da bagno coltivavano basifico e prezzemolo, ma adesso ci risiamo, quella storia che pensavamo ormai superata, bisogna ripeterla, perché sono cambiati i soggetti, ma il divieto scritto sul cartello è lo stesso: “Non si affitta ai negri”.
È successo un mese fa a Bologna, in una casa dello studente, e si è ripetuta, sempre a Bologna, nei giorni scorsi. Due studenti universitari dil Ravenna, Carlo e Yosef, il primo figlio di un albergatore, l’altro italianissimo ma di colore, avevano prenotato un bilocale sotto le Due Torri dove si sarebbero trasferiti per frequentare l’Università, ma quando l’affittuario li ha visti in faccia ha fatto subito marcia indietro. Il mio appartamento a un ragazzo dalla pelle nera? si è detto. Neanche per idea, si è risposto e ha messo alla porta i due studenti.
L’episodio, è inutile dirlo, è di una gravita assoluta, segno della difficoltà che ancora incontra in Italia il processo di integrazione. E forse ha avuto ragione il padre albergatore di uno dei due ragazzi a dire al figlio: “Appena puoi, vattene dall’Italia, lascia questa società che sta diventando ogni giorno più incivile”.
Dobbiamo rassegnarci a un esodo della migliore gioventù, quella che lascia la casa per andare all’università?
Razzismo: straniero o italiano, basta essere neri per ricevere la porta in faccia
Lello Gurrado | 16 October 2017
Tag:
razzismo
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