La “cronaca nera” di questa settimana era incominciata bene, con due notizie incoraggianti provenienti da Livorno e da Milano…
A Livorno, nei giorni della tragedia che ha provocato otto morti e infiniti danni alle cose, senza che nessuno lo chiedesse e tantomeno lo imponesse, decine di migranti del Senegal, del Gambia e del Niger si sono armati di secchi e ramazze e hanno dato una mano ai livornesi per pulire le strade dal fango, dimostrando ancora una volta di poter essere una risorsa e non un peso per il nostro paese.
Negli stessi giorni a Milano, per frenare il degrado in cui rischia di scivolare la zona della Stazione Centrale, il Comune ha creato una serie di squadrette ecologiste formate da migranti richiedenti asilo. Piccole squadre di spazzini, cinque elementi in tutto, che hanno ricevuto l’incarico di tenere pulita la zona e come ricompensa avranno un attestato da allegare alla loro pratica burocratica. Due piccoli esempi di come, con la buona volontà, si possano fare passi incoraggianti verso un’integrazione reale e civile.
Poi la doccia fredda. Anzi due, come vedremo.
La prima secchiata di acqua gelida è arrivata da Ventotene.
Ventotene, una piccola isola del Lazio, non è una località qualunque ma un luogo storico. È stata, innanzi tutto, l’esilio dove, durante il fascismo, venivano confinati i dissidenti. Tra i tanti Sandro Pertini, Giorgio Amendola, Lelio Basso, Riccardo Bauer, Camilla Ravera, Umberto Terracini. Ma Ventotene è anche nota, direi che è soprattutto nota, per il “Manifesto per un’Europa libera e unita” scritto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni.
Altiero Spinelli in particolare amava moltissimo Ventotene. È sepolto lì, per sua esplicita richiesta, e a lui è intitolata la scuola media. Ma questa scuola oggi rischia la chiusura perché di studenti ne sono rimasti soltanto due che sono già al terzo anno, l’ultimo, per cui nel 2018 è probabile che, senza alunni, la “Altiero Spinelli” debba chiudere. Il sindaco Gerardo Santomauro se ne è reso conto e per ripopolare i banchi di scuola ha proposto di far arrivare a Ventotene giovani migranti, soli o accompagnati.
Buona idea? Sembrerebbe di sì. E invece no. L’isola che ha visto nascere il “Manifesto per un’Europa libera e unita” si è ribellata. Le madri soprattutto, che temono una contaminazione dei loro figli con culture diverse. E così nell’isola di Altiero Spinelli, Sandro Pertini e Giorgio Amendola è in corso una singolare battaglia tra chi vorrebbe veder crescere, o almeno sopravvivere, la scuola e chi invece, piuttosto che aprire le aule ai migranti, proclama che “la scuola deve andare avanti così, anche con un solo alunno in classe”.
Come andrà a finire non si sa. Certo è triste vedere un’isola dal passato prestigioso come Ventotene impastoiata in una meschina polemica migranti sì-migranti no. Migranti ragazzini, oltre tutto.
Ma è ancora più gelida la secchiata d’acqua che è arrivata da un’altra isola: Lampedusa.
Di colpo il luogo simbolo dell’accoglienza, l’isola che molti vorrebbero addirittura candidare al Nobel per la pace, ha cambiato volto. Non più quello aperto e sorridente di Giusi Nicolini, l’ex sindaca vincitrice del premio Unesco per la pace, ma quello duro e intransigente del nuovo primo cittadino, Totò Martello, nomen omen, che all’improvviso ha detto basta. Niente più migranti, stop all’accoglienza, addio tolleranza. Perché? Lo spiega lui stesso. Perché “Lampedusa è al collasso. Le forze dell’ordine sono impotenti. Nell’isola ci sono 180 tunisini che bivaccano e vivono per strada. Bevono, si ubriacano, molestano le donne e rubano. Per due volte , pensate, un fruttivendolo ha subito il furto di un fiasco di vino”.
Un fiasco di vino? Per ben due volte? Pazzesco. Roba da non credere. Come si può tollerare un crimine odioso ed efferato come questo? Ma lo sa Minniti? Lo sanno le ONG? Se ne rendono quelli di “Medici senza frontiere”? E Gino Strada, non ha niente da dire Gino Strada?