Napoli al centro della scienza tra serre spaziali e dirigibili hi-tech
Chiara Curci | 5 June 2017

 “Futuro Remoto” quest’anno ha avuto numeri da record: cento incontri con ospiti internazionali, 2mila ricercatori che hanno mostrato quello che avviene ogni giorno nei loro laboratori e 250mila visitatori. Nel reportage tutte le novità e la storia del primo Festival della scienza d’Italia 

NAPOLI – Quando si parla di innovazione la mente giunge in paesi lontani, nel nord Europa, negli Stati Uniti, tralasciando i paesi del Sud del mondo. Ma c’è una realtà, spesso non raccontata, che delinea un quadro diverso della società. Napoli, città d’avanguardia in campo scientifico e tecnologico, ha dimostrato la sua importanza in una quattro giorni di eventi e incontri dal 25 al 28 maggio. “Futuro Remoto”, il primo Festival della scienza d’Italia, nato a Napoli 31 anni fa, è tornato per il terzo anno in Piazza Plebiscito. Come gli anni precedenti i numeri sono stati da record. Nove padiglioni,  12 isole tematiche, cento incontri con ospiti internazionali, duemila ricercatori che hanno mostrato quello che avviene ogni giorno nei loro laboratori e 250mila visitatori. La manifestazione, ideata da “Città della Scienza” di Napoli e realizzata quest’anno in collaborazione con la Regione Campania, ha visto la partecipazione di sette università della Campania e i principali centri di ricerca scientifica e tecnologica nazionale e locale. «Usiamo Futuro Remoto da 31 anni – spiega Luigi Amodio, direttore di Science Center di Città della Scienza –  per stabilire una connessione tra la ricerca e la società. Il concetto importante è che la scienza contemporanea deve sempre più misurarsi con la gente. Non c’è più l’immagine dello scienziato che è chiuso nel laboratorio, ma che esce dalle università e incontra la società. Ormai è possibile fare ricerca solo perché esistono connessioni tra ricercatori, politica, industrie e gente. Negli altri paesi, l’esistenza di istituti che lavorano sulla mediazione tra ricerca e cittadini è più presente. In Italia non c’è una politica della comunicazione scientifica, quello che viene investito per strutture scientifiche è inferiore rispetto al resto d’Europa, ma noi anche con pochi mezzi siamo premiati dal successo della gente. Manifestazioni come questa evidenziano un’attenzione da parte del pubblico e un interesse abbastanza oggettivo». Il tema principale di quest’anno è stato infatti la Connessione, riuscire ad arrivare alla gente e generare incontri e confronti. La location non è stata un scelta casuale, ma simbolica: portare la scienza nel cuore della città facendo emergere al centro della discussione pubblica l’idea che la tecnologia è importante anche per lo sviluppo delle città. «Ragioniamo – continua Amodio – in termini di raggiungimenti scientifici e tecnologici come conquiste importanti per l’umanità, per la salute delle persone e dell’ambiente. La tecnologia e l’innovazione sono dei fattori di crescita importanti soprattutto per le città che hanno vissuto dei processi di industrializzazione e che hanno visto in qualche modo crollare le attività produttive.  Riteniamo che la scienza e la tecnologia siano il motore dell’economia di oggi e quindi anche in questo c’è una risposta alla crisi». Ed è proprio Napoli a ridare onore alla scienza. La città contiene una realtà complicata e ricca di contraddizioni che non ha sofferto la crisi delle vocazioni nelle carriere scientifiche. Lo dimostra l’alto numero di iscrizioni alle facoltà scientifiche e un presidio permanente di Città della Scienza. Presenza che dimostra come questa città sia in continuo fermento e soprattutto favorevole ad accogliere l’innovazione presentando numerose eccellenze in ambito scientifico e tecnologico. I bambini, cuore pulsante della manifestazione, hanno interagito con scienziati e giovani ricercatori attraverso stand adibiti a giochi e attività interattive. Quattro banchetti, realizzati dal gruppo “Ponys, Physic e optics Naples Young Student”, studenti dell’Università Federico II di Napoli, con esperimenti afferenti ad aree diverse della fisica: ottica fluidodinamica, elettromagnetismo, fisica, astrofisica, particelle acustiche e giochi. La scienza come veicolo per portare cultura e avvicinare le giovani generazioni. Come l’esperienza vissuta a Scampia il 22 aprile scorso e a San Giovanni a Teduccio il 29 aprile, quartieri difficili di Napoli, dove i “Ponys”, in collaborazione con il comune di Napoli, hanno organizzato due eventi dal titolo “Parco Avventura scientifico”,  con banchetti e una postazione di fisica dello sport. «La cosa più bella – commenta Giuliana Galati, dottorata in Fisica all’Università Federico II e membro dei Ponys – era l’espressione e la felicità dei bambini entusiasti dell’iniziativa. In quei posti ci sono dei bellissimi parchi poco conosciuti dove è stato possibile fare la nostra attività. La popolazione ha reagito benissimo e ci siamo divertiti molto, questo è il potere della scienza, arrivare a tutti in maniera diretta e semplice».

LE INNOVAZIONI

SISTEMA BIO-RIGENERATIVO – Una serra spaziale progettata e ideata per coltivare piante in ambienti estremi. E’ questo il progetto, già in commercio, ideato e realizzato grazie alla collaborazione tra Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, il “CIRA”, Centro Italiano Ricerche Aerospaziali e l’Università degli studi di Napoli Federico II che consiste in moduli gonfiabili dentro i quali si crea un ambiente idoneo alla coltivazione di piante  in condizioni atmosferiche sfavorevoli. Le prime prove sono state effettuate in Antartide.

 

La struttura occupa un volume e un peso ridotto e l’obiettivo a cui aspirano i ricercatori è la creazione di basi fisse di coltivazione sulla Luna e su Marte. «Vogliamo portare queste strutture gonfiabili – racconta Tiziano Celli, agronomo e rappresentante della Federico II – anche tra la gente per la coltivazione domestica su scala commerciale e rendere queste soluzioni semplici e utilizzabili da tutti».

L’ambiente è di coltivazione idroponica con sostanze nutritive in grado di apportare acqua ed elementi minerali. Presenti nella struttura anche dei cubi  di sostanza inerte utili per l’ancoraggio delle piante fisse nella canalina. La componente illuminazione è fondamentale in taluni sistemi dove la luce è poca, come in Antartide nei sei mesi invernali. I led presenti nella serra sono stati prodotti da Enea e sono indispensabili per creare le condizioni essenziali per la crescita.

 

TELERILEVAMENTO – Un dirigibile stratosferico permette di portare degli avanzati sensori di osservazione della terra a una quota di 20 km. E’ questa la macchina che il “CIRA” sta progettando e realizzando in Italia con partner italiani ad integrazione delle attuali costellazioni satellitari di telerilevamento. Un esemplare unico tra le macchine aeronautiche con capacità pari solo a una macchina militare. Studiato per applicazioni civili, il dirigibile è stato progettato per rimanere in cielo tre o quattro mesi fermo su un territorio, riuscendo ad osservare  una zona grande come un regione a una quota di venti km, altezza dove l’intensità dei venti è più bassa.

Attualmente questa piattaforma si presenta come l’unica soluzione per l’osservazione persistente in prossimità di un territorio a differenza dei satelliti che, trovandosi a quote più alte, hanno una copertura più ampia, ma poca persistenza, poiché costretti ad orbitare. Questi dirigibili consentiranno di traguardare nuovi orizzonti applicativi e concepire nuove funzioni in termini di monitoraggio dell’ambiente.

 

 

 

 

 

 

 

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