Ceta: vietato dir cazzate sui valloni
Carmela Moretti | 1 November 2016

“Istintivamente, i popoli di origine germanica vanno verso soluzioni di autorità; istintivamente, i popoli di origine latina vanno verso soluzioni di libertà. Ed è proprio l’amore per la libertà la principale eredità dell’origine latina del popolo vallone”.

Questo è lo stralcio di un discorso – ben più articolato e complesso – tenuto dal socialista Branquart al Parlamento vallone, nel 1921. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, pochi anni dopo, confermò e rafforzò questa tesi.

Vale a dire, una distanza irriducibile, una totale inconciliabilità tra l’anima latina di questo popolo francofono e il presunto autoritarismo delle popolazioni d’origine germanica, a cominciare dai vicini fiamminghi.

Ma facciamo un salto in avanti di oltre novant’anni.  Per curiosità, andiamo a spulciare il discorso che il socialista vallone Paul Magnette – balzato d’emblée agli onori della cronaca internazionale –  ha tenuto al Parlamento non più di due settimane fa a proposito del Ceta, un accordo commerciale tra l’Unione Europea e il Canada.

“Al di là di tutta l’amicizia che ci lega al Canada, la discussione è una questione di principio. È una discussione meramente politica e filosofica sul senso stesso del commercio e sulla maniera in cui occorre condurlo (…) Se c’è un dibattito qui in Vallonia, se ci sono delle reticenze, non è perché noi abbiamo piacere a essere una piccola regione rivoluzionaria, ma è semplicemente perché qui c’è una particolarità che si incontra poco altrove in Europa: la Vallonia è sempre stata una terra di grande vitalità democratica (…) E questa vitalità democratica della nostra popolazione, non possiamo fare finta che non esista”.

Perdinci! Il presidente Paul Magnette, allora, non è un alieno o un terrorista politico. Tra il suo discorso e quello pronunciato dal suo predecessore novantacinque anni fa sembra esserci un filo sottile e invisibile, che rimanda a un’intera filosofia socialista e, più in generale, identitaria.

I valloni hanno la testa dura e amano farsi sentire, questo è risaputo. Basta fare un tuffo nella loro storia per averne delle conferme.

Sapevate che il 2 agosto 1914, quando la Germania chiese al Belgio il libero passaggio delle truppe tedesche per andare ad attaccare la Francia, la risposta del governo belga fu un secco “No”? I cittadini di Liegi, Dinant, Namur, Charleroi e Mons (Vallonia, per l’appunto) si opposero con tutte le forze a circa 800 mila soldati tedeschi, restando vittima di uno dei più grandi massacri di quel capitolo della storia: 5.500 morti, oltre a distruzioni, stupri e saccheggi.

Il tutto in nome dei principi di libertà e democrazia.

Allora, in definitiva, che cosa sta accadendo oggi con il Ceta, questo strano acronimo di cui molti non ci hanno capito un tubo?

A quanto pare, il governo socialista della Vallonia non si è limitato a firmare l’accordo con il Canada, ma lo ha sottoposto al vaglio dei più grandi sindacati della regione e dei maggiori esperti in materia, soprattutto docenti universitari. Evidentemente, alcuni conti non sono tornati del tutto e con un’abilissima manovra – che sicuramente vuole anche provare a rilanciare il partito socialista nelle dinamiche della politica interna – questa piccola parte d’Europa ha alzato la voce, chiedendo di rivedere alcuni punti dell’accordo e di garantire maggiori tutele democratiche e ambientali.

In quanti lo avrebbero fatto? E soprattutto, in quanti seguiranno questo esempio, rivendicando d’ora in poi un maggiore potere decisionale al cospetto di superpotenze come la Germania e la Francia?

Ecco, questi sono i valloni. Probabilmente l’accordo sarà firmato, ma intanto il piccolo Davide si è ribellato al gigante Golia.

Attenzione: per chi volesse approfondire l’argomento, alleghiamo un testo in francese sulle rivendicazioni della regione vallone, che ci è stato inviato dal Partito Socialista di Liegi.

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