Troia, tra monti e colline daune
Antonio V. Gelormini | 11 September 2016

L’intera leggenda della Capitanata, e non solo, la stessa che – nel tramandarne vicende, aneddoti e racconti – lentamente, col tempo, assume i caratteri inconfutabili della Storia, è legata alla figura dell’eroe greco Diomede. L’epico e fidato amico di Ulisse, il cui destino – incrociato con la mitica storia di Troia – sembrava indelebilmente scritto nel grande libro degli Dei.

Un nonno di nome Eneo, la solidarietà con i Re Achei, il furto del Palladio, la spedizione nella pancia del cavallo di legno e il peregrinare nel Mediterraneo, al pari del re di Itaca, fino all’arrivo nel Mare Adriatico. Qui l’eroe greco si racconta che approdasse, attratto dalla suggestione del Promontorio del Gargano e dal fascino selvaggio della sua costa.

E qui la leggenda narra che, in una delle sue tipiche reazioni impetuose, scagliasse in mare i cimeli di guerra: dei massi ciclopici, frammenti delle mura di Troia conquistata dall’astuzia di Ulisse, dando vita alle Isole Tremiti. In questo lembo di Puglia, si vuole, che Diomede decidesse di fermarsi, trattenuto dall’incanto e dalla bellezza dell’entroterra. Il suo sguardo ne fu rapito, sposò Ecania (o Evippe), la figlia del re Dauno, e si dedicò, lui uomo di mare, alla passione controversa di allevatore di cavalli.

Chiese che una spiaggia dell’affascinante arcipelago diventasse il luogo della sua sepoltura e Afrodite ne rese perenne la presenza, trasformando i suoi compagni di viaggio in grandi uccelli marini, le diomedee, i cui lamenti continui ne perpetuano il ricordo nel tempo e nello spazio. Una scultura in bronzo di Lidia Croce, a Peschici, lo racconta e lo ricorda in una stimolante sintesi artistica, carica di simboli e di riflessi.

Qualche secolo più tardi tra le Colline Daune, intorno al 1019 poco distante dalle rovine dell’antica Aecae o Ecana (già Castra Hànnibalis, per l’appoggio riservato al condottiero punico-mediterraneo), sarà ricostruita una nuova città dal Catapano bizantino Basilio Bojoannes, che diventerà fulcro del processo di ridefinizione delle sedi episcopali meridionali, il cui nuovo nome, guarda caso, sarà proprio Troia.

Una diocesi per secoli decisamente importante, che le imponderabili casualità del destino e la sua strategica posizione sulla Via Traiana, al bivio della Francigena del Sud verso Monte Sant’Angelo e verso Brindisi – sul cammino per Gerusalemme – a lungo ha suscitato curiosità e interrogativi: su quanto “papalina” dovesse essere stata questa Diocesi, apparentemente periferica, per dotarsi di ben cinque Santi Protettori.

Due Papi (Urbano I e Ponziano I), un Diacono (Anastasio) e due Vescovi (Secondino e Eleuterio), questi ultimi, entrambi Pastori santi della stessa Diocesi di Aecae o Ecana: costituirono un poderoso argine di fede, (eretto in epoca medievale e completato qualche secolo più tardi), sotto lo stimolo e la presenza incombente di “infedeli”, arrivati al seguito delle corti federiciane e particolarmente concentrati nelle roccaforti di Foggia e di Lucera.

Ma c’è anche un dato curioso, che si intreccia con uno strano ripetersi di questo “numero 5” nelle vicende – non solo storiche – della città. Cinque lettere aveva Aecae o Ecana, altrettante per Troia. E se sul fronte religioso la comunità aveva deciso di ricorrere alla protezione di ben cinque Santi Patroni, un imperatore come Carlo V (di nuovo un cinque), “tentatore e traditore” per il Sacco di Roma, discendente par lato materno/aragonese anche dagli Hohenstaufen (e quindi da Federico II di Svevia), dota la cittadina di un stemma con anfora e altrettanti serpenti, sormontati da una corona ancora a 5 torri, effettuando una sorta di semiotico bilanciamento laico e rendendo perenne il risentimento federiciano, che apostrofava Troia “serpens longa”, per stigmatizzarne il vivace opportunismo politico e la dubbia affidabilità dei suoi abitanti. Qualcosa di molto intrigante, su cui tornare per approfondire analisi e ricerche.

Cinque come risultante prolifica dell’unione tra il 2 genere femminile e il 3 genere maschile. Ma sono cinque anche le porte dell’Episcopio locale, quanti i suoi balconi sulla facciata del palazzo, o le palle in pietra calcarea che decorano il frontone della sua Cattedrale.

E allora, stando al gioco, cerchiamo di individuare 5 buoni motivi – come ha fatto qualche settimana fa il Touring Club Italiano per i suoi soci camperisti – per affrontare il viaggio verso questo scrigno di tesori nel cuore della Daunia, insignito lo scorso anno anche della Bandiera Arancione: la collina fra le colline, su cui sorge Troia.

1. La Cattedrale romanica

1956-cattedrale-troiaUn capolavoro unico che si presenta in tutta la sua magnificenza, insieme al Rosone e il suo ricamo calcareo arabeggiante, nonché al suo ricchissimo bestiario, per accentuarne imponenza e suggestione, mentre sullo sfondo la solennità del campanile contribuisce a dar slancio ad una maestosità elegante e leggera al tempo stesso.

Una testimonianza trionfale di romanico pugliese con influssi bizantini e suggestioni arabescate orientali. Fu fondata nel 1093 solo qualche anno dopo l’inizio dei lavori della Basilica di San Nicola a Bari e da sola varrebbe l’intero viaggio proposto. Fu arricchita da due porte bronzee (in facciata e sul lato), realizzate nel 1119-1127 da Oderisio da Benevento, e un secolo più tardi dalla spettacolarità ammaliante del suo famoso Rosone.

Al suo interno, poi, il Crocifisso miracoloso di Pietro Frasa, l’Ambone con l’aquila giovannea, il Bassorilievo della disputa teologica, l’asimmetria della Doppia colonna nella navata centrale, il Transetto, la Cattedra, l’affresco modulato della Dormitio Mariae, la Finestra absidale murata, la Finestra aperta verso Est, la Cappella dell’Assunta e la Cappella dei Santi Patroni.

2. I musei e i monumenti storici

Più antica della Basilica Cattedrale, ora con-Cattedrale dopo la nascita dell’unica diocesi di Lucera-Troia, la chiesa di San Basilio: preromanica e affascinante nella sua essenzialità. Quindi il MED -Museo Ecclesiastico Diocesano, che conserva il “Capitello delle quattro razze” (il cui gemello si trova al Metropolitan Museum di New York): con le teste scolpite dei popoli conosciuti nel Medioevo (europeo, asiatico, africano, arabo), e il Museo Civico nei sotterranei del Municipio cittadino – Palazzo d’Avalos. Da non perdere, infine, il Museo Capitolare del Tesoro della Cattedrale, dove tra ori, argenti, paramenti sacri, cinquecentine ed incunaboli vari, spiccano i tre preziosissimi Exultet, rotoli in pergamena miniati dell’XI-XII secolo (altri tre – più un Benedizionale – si trovano a Bari, tra i 28 esistenti e ancora custoditi in totale al mondo).

Troia vanta anche i natali di Antonio Salandra, uno dei due unici Presidenti del Consiglio italiani nati in Puglia – insieme ad Aldo Moro – e quelli di Girolamo Seripando, il priore agostiniano – poi cardinale – estensore di buona parte delle norme del Concilio di Trento. Ammirabili i rispettivi busti in bronzo e in marmo e la casa natale del primo con epigrafe annessa.

3. La gastronomia

Affacciata sul Tavoliere delle Puglie, il granaio d’Italia, Troia è anche nel cuore del dedalo rupestre dei tratturi della transumanza, che dall’Abruzzo e dal Molise, attraversando le campagne della Daunia, arrivavano alla Dogana di Foggia. Tra il proliferare di erbe spontanee e selvatiche, i pascoli di capre e pecore o quelli podolici di bufale e mucche, l’intero ventaglio gastronomico è caratterizzato dai sapori rustici della tradizione contadina.

Troccoli, orecchiette e cicatelli, cime di rapa, fave, pancotto, lampascioni, cardarelli e asparagi, polpette di pane e involtini, e naturalmente pane e olio extravergine d’oliva. Senza dimenticare il vino sovrano di queste terre: il Nero di Troia, che nel passato ha avuto più estimatori nella Murgia barese, quando in zona l’unica etichetta di spicco era il “Cacc’ e mitt’ di Lucera (63% Nero di Troia, 23% Montepulciano e 4% Bombino). E per dolce non mancate di assaggiare “la passionata”, Un vero e proprio trionfo di identità pugliese (vedi nota a parte).

4. Gli eventi

Di solito i borghi Bandiera arancione si distinguono per il ricco calendario di eventi, tradizionali e non, promossi dalle rispettive Amministrazioni locali. Troia non fa eccezione: in ogni stagione dell’anno è possibile trovare qualche manifestazione. Tra le tante si segnalano le sacre rappresentazioni della Settimana Santa, in particolare:

1. “le Catene”: il suggestivo percorso penitenziale della visita ai Sepolcri effettuato da cinque incappucciati (i cinque Misteri dolorosi), scalzi e con delle pesanti catene legate ai piedi, che portano in spalla ognuno la sua pesante croce, trascinandosi di sepolcro in sepolcro, in una emozionante riproposizione del cammino sulla Via Dolorosa prima della Crocifissione.

2. “la processione del Venerdì Santo”: senza dubbio una tra le più complesse ed arcaiche. Organizzata col concorso di quasi tutte le chiese e le confraternite della città, si sviluppa secondo una successione temporale che ripercorre i momenti più significativi e drammatici della Via Crucis. E quella più festosa del “Bacio” nel pomeriggio della domenica di Pasqua.

E ad agosto il Festival ‘Troia Teatro’: cinque giorni di spettacoli a ingresso gratuito “in piazza”, nelle vie del borgo, presso i monumenti principali della cittadina. Con l’obiettivo dichiarato di rendere accessibile il teatro a tutti, avvicinando il pubblico e gli artisti, attraverso laboratori teatrali e di recitazione, spettacoli di prosa, concerti, mostre, convegni, presentazioni, proiezioni, progetti site-specific.

 

5.Il pittore Leon Marino

Artista nato e profondamente legato a Troia, la cui impronta pittorica è stata definita di marcata arte Pre-Modernista. Gli piace alternare la pittura alla scrittura, con una naturale predisposizione all’analisi delle tematiche sociali, introspettive e generazionali, lette spesso attraverso il nitido e inclemente filtro dell’ironia. Il suo laboratorio, a Piazza Leppe a Troia, è una sorta di santuario laico; esso stesso rappresentazione della sua produzione artistica. Docente nelle Accademie di Belle Arti di Foggia e Bari, dal 1989 è stato chiamato ad insegnare presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Sarà una sua opera il manifesto celebrativo per i 1000 anni della Città di Troia, in programma nel 2019.

* Informazioni e riferimenti storici ispirati a “EPISCOPIVS TROIANVS – Il taccuino di Troia” di Antonio V. Gelormini – Gelsorosso Ed, 2012

 

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