Tirana – “RadioTirana” bisognerebbe scriverlo sempre tutto attaccato. Perché la radio non avrebbe il suo fascino se non ci fosse, perché Tirana non sarebbe così famosa senza di lei. Se tra gli anni ’60 e ’70 eri un ragazzino te la porti dentro come un segreto esoterico, una frase da sussurrare tra adepti: “Senti, ma tu ascoltavi RadioTirana?”. Se invece in quegli anni non eri neanche un’idea nella mente dei tuoi genitori, troverai la risposta al perché uno dei più importanti e raffinati cantautori italiani, Franco Battiato, la cita in “Voglio vederti danzare”.
Per entrare nel mito, il segreto è trovare la porta giusta.
Nel 1938, i pionieri albanesi della radiofonia quella porta l’hanno aperta subito: i grandi network trasmettevano già da 15 anni, ma loro iniziano tutto daccapo, senza prendere esempio da nessuno.
Orgogliosi gli albanesi, orgogliosi e fieri. E un po’ cocciuti. Nel novembre del 1938 accendono i microfoni in una stanza data in prestito dal Comune di Tirana. Un pianoforte, un giradischi, un trasmettitore e un’antenna. La Radio albanese balla nell’etere con le grandi emittenti radiofoniche dell’epoca come cenerentola: povera ma con il cuore da principessa. E mentre il mondo la guarda con un sorrisino scettico e supponenza la radio albanese parla, fregandosene. Strappa applausi e infastidisce con il suo segnale persino la Bbc. Parla nonostante i capricci della storia. Arrivano gli invasori italiani e la radio parla, parla quando arrivano i tedeschi e poi il dittatore comunista, passano gli anni bui e parla ancora.
Certo, per gli speaker di Radio Tirana prima del 1991 non era semplice raccontare le notizie: davanti il microfono, alle spalle il mitra dell’oppressore.
La conduttrice del programma in lingua Italiana Laura Kule quegli anni li ha in parte vissuti: “Era difficile lavorare, però, i giornalisti e i conduttori più anziani in quegli anni erano bravi a far capire le cose senza dirle apertamente”, dice, “molte volte sapevano far trapelare la vera notizia tra la propaganda del Governo”. Insomma, un po’ il contrario di quello che accade oggi in alcuni programmi e giornali italiani.
Laura a Radio Tirana internazionale in lingua italiana ci lavora dal 1987. Era una ragazzina fresca di studi, con il desiderio di diventare la migliore speaker del suo Paese, oggi è una donna.
E racconta ancora l’Albania in onde medie e onde corte agli Italiani: “Le cose sono cambiate, prima del 1991 dovevamo rispettare le disposizioni del regime, oggi nelle trasmissioni in lingua straniera parliamo di temi che potrebbero attirare i nostri ascoltatori”. “Io mi rivolgo agli italiani e prima di andare in onda mi chiedo: cosa può interessare, come posso essere utile, come posso dare un buon servizio?”. Laura è una star nel suo settore. Soprattutto tra i radioamatori italiani: “Mi scrivono mail su quando mi hanno ascoltato e qual era il livello della trasmissione, se era buono o no”.
Insomma, roba da nerd coi capelli brizzolati: mentre il mondo corre troppo veloce e dimentica la bellezza di uno studio radiofonico, dove conta quello che hai da dire e non quanto strano sei.
Di senso pionieristico chi lavora a Radio Tirana ne ha ancora tanto. Dalle palazzine della Radio Televizioni Shqiptar (RTSH) vengono trasmessi tre canali televisivi (TVSH 1, TVSH 2 e TVSH SAT) e tre radiofonici (Radio Tirana 1, Radio Tirana 2, Radio Tirana 3 International) e ovviamente ci sono i canali web. Ci sono anche le nuove generazioni: Roni, Fjona e Veko e tanti altri giornalisti, conduttori e tecnici che realizzano i programmi nazionali. I palinsesti sono simili a quelli della Rai e delle altre radio del mondo: musica, notizie e intrattenimento diffusi in Fm e sul web.
Agli studi si accede attraverso una grande scalinata, le attrezzature non sono all’ultimo grido e in alcune sale di registrazione l’aria condizionata funziona a volte sì, altre no. Tra i pc ci sono ancora i mixer analogici e i magnetofoni a bobina degli anni ’50. “Tutto funzionante, tecnologia dell’Est”, ci dice fiero un tecnico mentre dà una carezza a un vecchio registratore a bobina che per età di produzione potrebbe essere suo padre.
Negli studi il forte orgoglio nazionale si respira tra i muri del palazzo che per architettura conserva tutte le eco del periodo comunista.
Di programmi internazionali, Radio Tirana ne ha conservati sette in lingue straniere, dei 21 originari.
Oggi non spirano venti favorevoli. E quello che non hanno osato i dittatori, oggi rischia di riuscire alla frenesia del web. Nella capitale albanese gira voce che alcuni dirigenti vorrebbero eliminare le trasmissioni in onde medie e corte e portare tutto su internet. Il rischio è che la nazione balcanica emergente, con una situazione politica stabile, un Pil in crescita e con tanta voglia di uscire da un auto-isolamento che è durato quasi 50 anni, dimentichi un suo monumento nazionale: le trasmissioni radiofoniche.Senza le antenne resterà solo internet: per molti, e non solo qui a Tirana ma nel mondo intero, è una storia già scritta e quel giorno è dietro la curva. Ma oggi no, non è quel giorno: Radio Tirana è viva. Ed è lì, difronte all’ambasciata italiana, in Rruga Ismail Qemali, così come l’Albania è dirimpetto alla Puglia.
Esco dagli studi che è pomeriggio inoltrato. A quest’ora Tirana sembra dipinta ad acquarello. Ho il taccuino pieno di appunti. Ma anche un pensiero un po’ apocalittico: se il web e la rete dei satelliti cadessero nelle mani sbagliate, capitolerebbe anche l’umanità. La resistenza dovrebbe ricorrere alle radiotrasmissioni per diffondere le notizie.
In fondo, basta poco: un microfono, un trasmettitore e una buona antenna e il messaggio arriva lontano. I futuri dittatori orwelliani ingoino la bile e se ne facciano una ragione: è difficile spegnere la radio.
*Questo reportage dall’Albania nel marzo del 2017 ha vinto il premio giornalistico Michele Campione nella sezione “Cultura internet”