Vita, giochi e miracoli di Rio 2016
Ivan Grozny | 22 August 2016

Il signore dei Giochi di Rio, l’americano Phelps, è senz’altro l’uomo dei Giochi fino a questo momento. Già perché per il resto, tenendo Rio de Janeiro come punto di osservazione, le imprese più significative le hanno scritte le donne.

La selecao feminino e quella maschile ha finalmente ritrovato fiducia anche perché qui la pressione si faceva alta. Rimane quindi Phelps a catalizzare l’attenzione. In attesa di Bolt ci si gode il ragazzo che ha abbattuto ogni record e che riempie di pubblico le piscine. Prezzi non certo popolari, per potere assistere alle sue gare, sui 500 reais. I tagliandi sono andati venduti in un batter d’occhio. Meno affluenza per altri sport ma bisogna dire che questa è una costante di tutte le edizioni dei Giochi. Se si prova a cercare un biglietto per una delle finali in programma nei prossimi giorni, invece, le cose si fanno molto più difficili.

I ritmi per chi lavora sono altissimi e si comincia la mattina molto presto. Alle sei ci sono le file fuori dalle entrate del personale che è abilitato, perché in servizio, ad accedere alle aree di competenza. Nonostante questo, ogni giorno e ogni volta che escono o entrano vengono prima fatti passare sotto un metal detector e poi perquisiti. Gli orari, com’è ovvio che sia in questi casi, sono fissi per l’entrata ma non per l’uscita. Nonostante questo il personale è assolutamente sempre disponibile e gentile.

Bisogna dire che a parte le zone in cui è evidente che ci sono i Giochi, nelle aree non interessate, la vita, scorre come sempre. In questi giorni tiene banco, anche se appare sempre più evidente, almeno visto da qui, la questione legata all’impeachment di Dilma Roussef anche se, sempre tenendo Rio come punto di osservazione, le cose non appaiono così chiare e semplici come potrebbe sembrare guardando da fuori. E’ vero che in tanti si sono mobilitati contro Temer e l’impeachment, ma tanti sono scesi in piazza invece per sostenerli, i giudici, in quella che comunemente conoscono come l’inchiesta Lava Jato. Un po’ com’è successo in Italia con tangentopoli ci sono tante forze che si scontrano e in mezzo ci sono tutti quegli imprenditori e quelle aziende, alcuni colossi internazionali, che sotto la pressione del carcere o comunque al paventarsi di tale probabilità hanno aperto il vaso di pandora. E sembra, non si finita, affatto. Tante volte in questi anni si è, senza ragione, data per conclusa l’indagine. Potrebbero esserci ulteriori colpi di scena. Le intercettazioni telefoniche che mettono in imbarazzo ci sono e coinvolgono quasi tutte le forze politiche. Le escluse lo sono perché sono magari sigle nate più recentemente, costole di grandi partiti che si staccano e formano nuovi gruppi politici.

Le soprese potrebbero essere dietro l’angolo. Anche in Brasile come in Italia il pool che si occupa della questione non è esattamente tutto unito e compatto come sarebbe in una serie tv. Al contrario ci sono molte divergenze di vedute tra gli uomini coinvolti, lo si percepisce, anche solo dalle dichiarazioni che rilasciano. Se Dilma venisse messa rapidamente fuori dai giochi, che non sono quelli olimpici in questo caso, si dovrebbe andare rapidi alle elezioni e Lula sa che sarebbe rieletto agevolmente. Forse le cose non sono esattamente come sembrano.

Lo stesso si potrebbe dire per i Giochi olimpici. Perché se da una parte gli allestimenti sono molto in linea con lo stile Expo, tanto per capirci, poi c’è la strada, o la spiaggia, che decide. La gente, in pratica. Pensiamo al boulevard olimpico, tra Uruguaya e Praca XV. Due grandissimi palchi con megaschermi nelle due piazze, in mezzo questa passeggiata che costeggia i binari del nuovo servizio di trasporto, il VLT, un tram elettrico che non funziona ancora come dovrebbe e che viaggia scortato dalla polizia. Sulla destra un padiglione che racconta molto sommariamente il Brasile. In pratica uno spazio espositivo per le grandi marche brasiliane. Code infinite per entrarci. Poi c’è quello della bevanda con il logo rosso. Anche qui gran coda ma non si capisce perché. Poi ci sono i venditori di cibo autorizzati. Il boulevard è tutto qui, sul lato destro.

brasile

Ma è guardando a sinistra, andando in direzione Praca XV, la sorpresa. Una fila di band, una a poca distanza dall’altra, suona ogni genere di musica possibile. Dietro di loro i binari del VLT e poi ancora spazio pedonabile. Qui la gente è ammassata per farsi la foto con sullo sfondo i mural di Kobra. I suoi lavori sono stati evidentemente commissionati ma rimangono sempre affascinanti. Certo, fa pensare però che proprio in questo periodo ne siano stati coperti tantissimi. Un controsenso. Non ci sono solo i suoi lavori, ce ne sono anche altri ma sono talmente spettacolari che non si può non apprezzarli.

In spiaggia lo stesso. Ci sono limitazioni e aree ristrette eppure i brasiliani riescono ugualmente a guadagnarsi i propri spazi. Molti dei venditori che non possono esercitare la loro professione in questo momento, sulla spiaggia, o si è riciclata bagarino oppure è proprio nel boulevard, nel cuore della città che cerca di fare affari. Un po’ come i venditori di bevande che sommessamente, quasi in incognito, cominciano a spuntare. E come i senza dimora che sono stati allontanati da Copacabana la settimana prima della cerimonia di apertura. Ora se ne vedono di nuovo, ma perché sono nuovi. Ci saranno sempre poveri che cercano un rifugio, almeno per un po’.

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