Intervista ad Alpay Görgülü, docente di lingua e cultura italiana a Istanbul
Silvia Dammacco | 20 July 2016

Tu sei figlio di papà turco e mamma italiana.

Sì. Nel 2001 son venuto in Turchia per pochi mesi prima che l’Italia passasse alla zona Euro e ho deciso di rimanere perché avevo trovato un lavoro, come insegnante di lingua e di cultura italiana, e perché mi ero innamorato.

In Turchia cosa sta accadendo?

alpayAndiamo al 2012, quando in Turchia iniziano i moti di Gezi Park. Vuoi perché abito a Kadikoy, centro nevralgico della zona asiatica, vuoi perché lavoro a Taksim, zona dell’inizio delle proteste, andando e tornando da lavoro mi sono ritrovato spesso nel bel mezzo di cariche di polizia, manganellate, proiettili di gomma, idranti, blindati, lacrimogeni. Mi sono sentito obbligato a seguire piú da vicino la situazione. Beh, credetemi, Gezi Park è stato solo l’inizio della risposta. Poi son venuti fuori una miriade di scandali, corruzione prontamente coperta da Erdogan.

E cos’altro?

Dai moti di Gezi Park conosciuto il vero volto di questo governo. Con un partito che si definisce islamista e moderato ma che di islamico ha ben poco. Usa la religione per fare populismo.

Ma i turchi lo votano e votano Erdogan.

Erdoğan rappresenta la società turca del “io comando e voi obbedite”. Non è diverso dalle famiglie patriarcali che qui vanno per la maggiore. Se a questo aggiungiamo una riforma del sistema didattico che ha tolto forza al pensiero laico, i sostegni alle scuole di ispirazione coranica… Capisci che il popolo è diviso in tre: da un lato quelli che idolatrano il presidente come idolatrano Maometto, quelli che con un minimo di istruzione gli sono contro e infine quelli che si disinteressano.

Che aria si respirava prima del golpe dell’altra notte?

Molta tensione dovuta agli ultimi attentati terroristici, sia quelli avvenuti per mano del Pkk, sia quelli rivendicati dall’Isis. Il pensiero di un eventuale colpo di stato era una cosa ormai messa nel cassetto visto che una delle prime manovre del governo del partito AKP di Erdogan è stata proprio quella di rinnovare tutti i vertici militari fedeli alla Costituzione, sostituendoli con uomini del partito. Va detto che la Costituzione turca prevede l’İntervento dei militari come garanti della democrazia quando un governo trascina il Paese verso il baratro.

Non ci sono ancora notizie certe sull’identità dei golpisti.

Si tratta di una farsa prevista da @FuatAvniEng, un profilo Twitter che seguiamo tutti e che sembra prevedere sempre gli eventi più salienti. In molti pensano sia stato un evento ordito dal governo… Un golpe in un Paese di più di settanta milioni di abitanti non si realizza con soli seicento militari, senza alcun graduato di rango e poche decine di mezzi. Le tivù, in caso di golpe, non trasmettono in diretta e internet viene oscurato del tutto e non semplicemente rallentato. Inoltre, sapendo che ci sono elicotteri in volo pronti a colpire, il Presidente, che si trovava in volo, non si mette a mandare messaggi su facetime in tempo reale rischiando così di rivelare la propria posizione.

E poi?

Il popolo chiamato per strada dallo stesso presidente, marciando disarmato non farebbe mai e poi mai paura a un esercito con armi da guerra e carri armati. Ad ogni modo, Erdoğan ne esce rafforzato perché godrà di un appoggio dalla popolazione senza precedenti e arriverà a quello che è il suo obiettivo già da tempo: cambiare la Costituzione e trasformare il Paese in un regime presidenzialista assoluto.

Spiegati meglio.

Erdoğan è una persona molto ambiziosa e intelligente, dal punto di vista strategico-politico, perché sa come raggiungere i suoi obiettivi. Pensa che ultimamente è riuscito a far dimettere il primo ministro Davutoglu perché godeva di un certa fama popolare.

In defintiva la Turchia non ne esce bene.

La Turchia sta vivendo una regressone verso l’islamismo piú becero, e conosco l’islam molto bene avendocelo in casa. Tutto si svolge con un atteggiamento che mi verrebbe da definire spiccatamente populista, con lo sguardo costantemente rivolto alla religione. Chi non accetta o si permette di criticare viene additato come nemico della patria e terrorista.

Foto: © M.Franke (CC BY 2.0)

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