Monumenti e targhe per ricordare le vittime dell’omofobia
Dino Cassone | 18 July 2016

Cominciamo da questo numero un viaggio in tutto il globo terrestre alla scoperta dei tanti monumenti e targhe dedicate alle vittime dell’omofobia. Lo facciamo partendo dalla nostra Italia e dal primo monumento installato in assoluto. A Bologna, il 25 aprile del 1990, in occasione del quarantacinquesimo anniversario della Liberazione fu inaugurato, nel Giardino di Villa Cassarini, il primo simbolo pubblico per commemorare la violenta persecuzione nazifascista nei confronti dei gay, delle lesbiche e dei trans. Il monumento, voluto fortemente dall’Arcigay, che all’epoca era presieduto da Franco Grillini, è costituito da una lapide a forma di triangolo rovesciato di marmo rosa, incastonato tra sampietrini che formano anch’essi un triangolo più grande. Chiaro rimando a quello che gli omosessuali rinchiusi nei campi di concentramento erano costretti a portare cucito sulle casacche. Oltre diecimila omosessuali rinchiusi, dal 1933, nei vari campi di sterminio del Terzo Reich; mentre in Italia, tutti quelli che erano accusati di “atti contro la prosecuzione della razza” furono “semplicemente” confinati con la limitazione della libertà personale.

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Dal capoluogo felsineo ci trasferiamo un po’ più a nord, nella Risiera di San Sabba che si trova in un quartiere periferico di Trieste. Un complesso di edifici utilizzati costruiti nel 1913 per la pilatura del riso e dolorosamente trasformato in un campo di sterminio, un Polizeihaftlager (campo di detenzione di polizia), col nome di Stalag 339 nel settembre del ’43. Si stima che dalle tre alle cinque mila persone siano state cremate qui, mentre oltre venticinquemila prigionieri vi sono solo transitati verso un destino non certamente migliore. Nel 1965 la Risiera è stata dichiarata “Monumento Nazionale”. Qui nel 2005 è stata scoperta una targa in ricordo delle vittime omosessuali sulla quale si può leggere: «Contro tutte le discriminazioni. Il Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica di Trieste ricorda le vittime omosessuali del nazifascismo». Una scritta in caratteri di bronzo incisa su marmo nero che ha nel suo cuore un triangolo rovesciato di colore rosa, naturalmente, per ricordare, o meglio per non dimenticare gli omosessuali che in quel luogo sono morti, a causa di una discriminazione che continua tuttora in diverse parti del globo terrestre. E le cui famiglie troppe volte si sono vergognate di ricordare per non rendere quanto accaduto “di dominio pubblico”.

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Dal Nord-Est scendiamo in pieno centro, nella capitale Roma. Qui, sempre nel 2005, a due anni dal suo barbaro assassinio, è stata inaugurata una targa toponomastica nel Parco delle Valli a Montesacro, alla memoria di Paolo Seganti. Seganti era un omosessuale che credeva in Dio, ma, al tempo stesso, viveva serenamente la sua omosessualità. Fu ammazzato, nella notte tra l’11 e il 12 luglio proprio nel parco delle Valli, con una ventina di coltellate. Riuscì anche a chiedere aiuto, inutilmente. A quanto pare dalla volante della polizia recatasi sul luogo, non scese nessuno, lasciandolo morire. Un delitto a sfondo chiaramente omofobico (molti dei fendenti colpirono i glutei e i genitali della sfortunata vittima) di cui non fu mai individuato il colpevole. Una morte che sconvolse la comunità gay di Roma che spinse anche alla sensibilizzazione di non lasciare nell’ombra questo genere di omicidi. A Seganti fu dedicato anche il primo numero verde Nazionale contro l’omofobia.

 

Non dobbiamo fare molta strada, perché a L’Aquila, nel gennaio del 2007, un’altra targa toponomastica è stata inaugurata nei pressi del Castello Spagnolo. Questa, alla memoria di Karl Heinrich Ulrichs, che qui vi morì il 14 luglio 1895. Ulrichs, scrittore, poeta, latinista e giurista tedesco, fu il primo studioso a dare un’interpretazione scientifica positiva dell’omosessualità (una sorta di precursore del movimento glbt, insomma), omosessuale egli stesso, e per questo, fu vittima di molte persecuzioni, tanto da rifugiarsi proprio a L’Aquila. Fu uno dei primi gay a fare “outing”, dichiarando apertamente alla sua famiglia la sua sessualità, definendosi un “Urning”, un uranista e cominciando a scrivere sull’argomento con lo pseudonimo di Numa Numantis. Altri termini da lui coniati per descrivere i differenti orientamenti sessuali furono “Urninds” (lesbica), “Uranodionings” (bisessuale) e “Zwitter” (ermafrodita). Il ricordo di questa importante figura fu naturalmente ignorato per oltre un secolo, per poi tornare prepotentemente alla cronaca negli anni ’80. Nel capoluogo abruzzese inoltre, è stato creato un centro di studi sociali per l’omosessualità.
Ultima tappa, un po’ più a sud. Napoli. Qui nel maggio del 2011, in via Torino 16, sede della Cgil di Napoli, è stata posta una targa per ricordare tutte le discriminazioni, le persecuzioni e lo sterminio degli omosessuali. Una piastra che raffigura un arcobaleno che domina un triangolo rosa. Lunga e tortuosa la gestazione per arrivare a ottenere “questo traguardo”: tre anni ci sono voluti, tra migliaia di firme raccolte, delibere prima approvate poi sospese, che dimostrarono inspiegabilmente un disinteresse dell’Amministrazione ai temi della Giornata della Memoria. Ma i napoletani sono un popolo caparbio e ha saputo sostenere l’Arcigay promotore di questo fondamentale riconoscimento.

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